Recensione a cura di Manuela Fontenova
“L’amicizia è un tormento in più”
(Søren Kierkegaard)
Tormento. Forse non è il termine giusto per definire il rapporto tra Elisa e Beatrice, ma mi sembra che sia il più esaustivo e che colga appieno le sfumature di un’amicizia che negli anni ha attraversato fasi alterne, dalla croce alla delizia in un batter di ciglia.
Elisa è una donna adulta ormai, la vita avrebbe dovuto insegnarle che il tempo passa e le “cose” si perdono, ma basta una piccola folata di vento a spalancare le porte dei ricordi. Come un fiume tornano tutti insieme i momenti condivisi con Beatrice, prima che diventasse “La Rossetti”, un personaggio pubblico, un’icona, la donna che tutte vorrebbero essere. Sì perché prima di essere la Rossetti, Bea era la sua migliore amica, sua sorella, sua confidente, suo tormento.
Beatrice capisce che l’unico modo per liberarsi dall’ossessione di un’amicizia è scriverne. Scriverà un libro, ha diari colmi di ricordi per sostenere la memoria laddove dovesse perdere un dettaglio, un dolore, una gioia.
E allora la racconta al lettore questa amicizia nata nei primi anni del nuovo millennio, dello strambo connubio tra una ragazzina di Biella e una di T, innominata città toscana della sua gioventù, delle bizzarre dinamiche che trasformarono l’anonima Elisa, con i vestiti rimediati e una famiglia strampalata, nella migliore amica di Beatrice, bella e con un futuro da star già programmato da una madre votata alle luci della ribalta.
Non potrebbero essere più diverse: Elisa vive a Biella con una madre incapace e immatura e un fratello più grande sbandato. Suo padre è un ingegnere informatico, lavora all’università e vive a T, è un uomo mite, colto e pacato che avrà l’arduo compito di “salvare” almeno uno di suoi figli dalla precarietà offerta loro da un genitore incapace. Elisa rimarrà con lui, così’ è deciso. E Beatrice? Beatrice è bella, è ricca, sua madre la segue in modo ossessivo, deve essere la prima, deve brillare come non è riuscita a farlo lei. Eppure si incontrano, si scoprono simili, si scoprono anime affini ed Elisa si abbandona e si confonde nella scia dell’amica.
Sono anni di crescita che Silvia Avallone ci racconta con estrema sincerità, con le difficoltà del liceo, la scelta dell’università, lo smembramento di quello che sembrava un corpo solo ma che nella realtà è sempre stato un un grande bluff… o forse no?
La vita di provincia, le passeggiate del sabato per il centro come fossero prove da superare cum laude per essere accettate dai coetanei, l’avvento di internet e il potere totalizzante dei nuovi mezzi di comunicazione.
Gli amori, i traguardi e le sconfitte raccontate con gli occhi di due adolescenti troppo grandi per la loro età. Vita che scorre nonostante tutto.
Un’amicizia, non l’amicizia. Perché? Perché l’autrice si rende conto di quanto sia vasta la gamma di sfumature derivanti dei legami e soprattutto di quanto la stessa amicizia tra due persone possa essere diversa negli anni. Leggendo il libro la disparità tra le due protagoniste sembra essere quasi lampante, Beatrice è prevaricatrice ed Elisa ne è ammalliata, soggiogata, quasi stregata dalla disinvoltura dell’amica. Ma poi pensandoci bene, possiamo dire con certezza da parte penda la bilancia?
Ho amato il precedente romanzo dell’autrice Da dove la vita è perfetta, nella mia recensione avevo ipotizzato che i suoi personaggi non fossero fatti per essere felici o che forse non conoscessero la strada per arrivare ad esserlo. Ritrovo qui la mia considerazione, e sento la smania, l’affanno che affligge gli attori della storia nel disperato tentativo di raggiungere quel punto di equilibrio, di soddisfazione, di rivalsa quasi.
Come sempre la grande sensibilità e la conoscenza dell’animo umano di Silvia Avallone danno vita a una storia che pizzica il cuore e fa riflettere, si va inevitabilmente con il pensiero a quell’amica che tanto ci ha fatto penare, emozionare e senza la quale non saremmo gli adulti di oggi. Forse un’amicizia così’ l’abbiamo avuta tutti, ognuna diversa, qualcuna è finita, altre ci accompagneranno per sempre. Una prosa che arriva al centro dei sentimenti, schietta e a volte spietata per un meraviglioso romanzo che ancora una volta mi porta ad annoverare l’autrice tra le delizie letterarie dei nostri tempi.