UN NIDO DI VESPE
Valerio Guerra è un ragazzo invecchiato precocemente. Laureato in Archeologia, si è ritrovato a rincorrere una serie di stage non pagati in giro per l’Italia e ad essere silurato alla Scuola di Specializzazione. All’alba dei trent’anni la vita gli ha portato via un padre e tutti i sogni di gioventù. Si ritrova disoccupato, senza un soldo, a sopravvivere in un paesino disteso sulle rive del Lago Maggiore. Per sbarcare il lunario fa i più svariati lavori, che di solito si risolvono in contratti di pochi mesi, e con un paio di amici fidati svuota le cantine delle ville della sponda lombarda, rivendendo quello che è ancora in buono stato nei mercatini della zona. A tempo perso lavora anche come detective in nero, senza licenza: casi di corna, per lo più, o liti tra vicini di casa. Valerio non vive, sopravvive, e la sua unica gioia è osservare il suo gatto, Robespierre, che governa il loro piccolo appartamento come se fosse una magione vittoriana. Finché un giorno René, commissario di polizia e vecchia conoscenza del padre di Valerio, gli mette sotto il naso la foto di un anello longobardo e il caso di omicidio ad esso collegato. Da quel momento il ragazzo si ritroverà invischiato in una rete di omertà, silenzi e violenza che pulsa sotto la superficie della provincia sonnolenta come una rete di organi cancrenosi: un nido di vespe in cui convivono politica, imprenditori e polizia, nel quale Valerio Guerra proverà suo malgrado a mettere le mani.
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Recensione a cura di Giampaolo Pierno

Dopo il romanzo “Il corpo del gatto” in cui dà prova della particolare propensione e qualità nel cimentarsi con le intricate trame dei romanzi polizieschi, Davide D. Longo torna con un nuovo romanzo noir, dando vita alla figura di Valerio Guerra. Personaggio variegato e genialoide, che restato solo dopo la morte del padre, a parte l’amato gatto Robespierre vive nella speranza di mettere a frutto la laurea in archeologia, con i soliti tentativi infruttuosi, in cui incappano purtroppo molti dei nostri laureati. Per far quadrare il bilancio tira a campare con vari lavori in apparenza contrastanti tra loro. Svuota cantine con due amici, cercando tra le cianfrusaglie, qualcosa da rivendere ai mercatini di antiquariato e, all’occasione, indossa i panni del detective, indagando su storie di corna, in cui mette a frutto la sua attitudine a rovistare nelle cianfrusaglie dell’animo umano. Un giorno la sua vita subisce una svolta e il nostro investigatore è chiamato ad un occuparsi di un delitto e di una storia, pienamente rispondente al titolo del romanzo “Un nido di Vespe”. Non si tratta solo degli insetti  gialli e neri che gli infestano la casa e da cui cerca di liberarsi, ma di vespe ben più velenose e che fanno molto male se le infastidisci. Queste vespe simboleggiano coloro che gestiscono il potere, la ricchezza e la corruzione di quest’angolo di mondo che fa da scenario alla nostra vicenda. Davide viene trascinato dentro qualcosa che sconvolgerà la sua esistenza. Un delitto in cui dovrà supportare un vecchio commissario amico di suo padre con il ritrovamento sulla riva del lago Maggiore del corpo nudo di una ragazza bella e ricca, Ileana Rocchi, appartenente ad una delle famiglie più in vista  della zona. Che si tratti di un delitto non vi è dubbio, il corpo non presenta tracce di violenza, ma la gola tagliata esclude che la giovane sia annegata. I vestiti e l’arma del delitto non si trovano, ma la foto di un oggetto ritrovato a pelo d’acqua vicino al cadavere, consentono a Valerio, grazie ai suoi studi in materia di archeologia, di riconoscere in quell’oggetto una fedele riproduzione  di un anello longobardo. Cosa collega quell’oggetto inusuale ed il delitto di quella povera ragazza. Il dado è tratto e Valerio si butta a capofitto in quella indagine che lo porterà più volte a scontrarsi con “il nido di vespe”. Questo crimine scuote come un lampo a ciel sereno la tranquillità di quel luogo di gente privilegiata e intoccabile e il nostro novello investigatore si troverà di fronte ad un muro fatto di omertà, di silenzi e falsità. Contro una violenza che troverà facile sponda nel razzismo che alberga in molti animi di quella società che, sotto il benessere e la tranquillità, cela il marciume più bieco. Si troverà a scontrarsi con la stessa polizia e il vecchio commissario che lo ha chiamato e che svolge le sue indagini a senso unico, evitando di sfiorare personaggi che non possono essere coinvolti. In questo romanzo che intreccia le varie storie, Davide Longo, con una tecnica narrativa unica, per la gamma emotiva che non conosce pause, smuove le nostre emozioni e la nostra rabbia. Il lago Maggiore splendido paesaggio e cornice del delitto pretende acque placide e tranquille. Fa più comodo indirizzare l’accusa verso un essere fragile e scomodo che metterà in pace ogni coscienza, in un misto che sa di corruzione e di razzismo. Quale assassino “migliore” del povero emigrante di colore, in attesa di permesso di soggiorno che vive in un Centro di Accoglienza. E’la vittima sacrificale che dovrà pagare per quel delitto, senza cercare altre verità. Negro, stupratore e assassino. Sembra il cliché di tante tragedie. La sua colpevolezza monderà le coscienze lorde. La convinzione dell’innocenza che smuove Valerio è come la battaglia di Don Chisciotte contro i mulini a vento. C’è una frase nel romanzo  che vorrei riportare, per l’attualità del tema e della mentalità con cui spesso ci troviamo a convivere nella nostra Società: “ se un negro violenta una donna, allora tutti i negri violentano le donne. Un bianco che violenta una donna è un violentatore. Un negro che violenta una donna è un negro”. Contro questo preconcetto che ormai è un assioma, Valerio tenterà di lottare con ogni mezzo, per  giungere alla verità. Le vespe, dal loro nido lo osservano pronte alla puntura velenosa. Un romanzo che coinvolge e fa soffrire per il senso di impotenza che ci provoca. Si potrà disinfestare e distruggere quel nido, per sovvertire una colpevolezza precostituita, contro una società che si alimenta di menzogne ? Lo scopriremo, leggendo questo romanzo che ci appassionerà. Una scrittura fluida e un thriller coinvolgente che è anche un romanzo di passioni e sentimenti. Davide Longo ha dato forma ad un nuovo investigatore che ci auguriamo di vedere ancora protagonista di altre appassionanti storie.

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