Giancarlo De Cataldo con “ Un cuore sleale “ prosegue con il ciclo che vede protagonista il sostituto procuratore della repubblica Manrico Spinori. Un sostituto procuratore che nonostante l’esser un tipo mite, è decisamente cinico ed aver una madre ludopatica, ex architetta di valore ed attivista per i diritti delle donne, probabilmente influisce in queste caratteristiche. Spinori si trova a dover capire cosa è successo ad Ademaro Proietti, oltre che imprenditore invischiato in rapporti strani è anche figura centrale degli assetti edili in una città come Roma che vive proprio di quelli,con le mani in pasta su appalti pubblici,sui lavori alla metropolitana e sulle autostrade insomma un palazzinaro, che vive grazie ad archiviazioni ed assoluzioni. Proprietario di uno yacht ( CHIWI ) sul quale si tiene una roba da ricchi: giocare a golf; con un padre colluso con le ss ed un nome in onore di un capitano nazista, una moglie funzionaria nel fondo monetario, un figlio amante del pianoforte. Il mare di Ostia lo restituisce cadavere? non tutto quadra però. Annegamento o omicidio? Disgrazia o qualcosa di diverso? Urto accidentale o altro? Spinori di fronte a questi dubbi non trova aiuto nemmeno nell’ascolto dell’opera che ama tanto e che è il suo rifugio da situazioni complicate. Spinori che si trova di fronte testimoni troppo precisi e questo ne accentua la sua diffidenza, abituato a coglier negli sguardi, nei muscoli della bocca, segnali incoraggianti per le sue indagini, in particolare questa che è costruita tutta sui segreti di famiglia,una famiglia di omertosi, ligi alla regola del silenzio, su congetture senza un minimo di prova; Spinori cosciente sia nel riconoscere il lato umano del criminale e sia che verità e giustizia si mescolano negli esseri umani a tal punto che non risulta facile distinguerli, abituato a rileggere gli indizi, collocarli al posto giusto, afferrare il filo che li unisce, visto che capire, chiarire e risolvere sono i tre aspetti di riferimento. Un romanzo con il quale De Cataldo, ancora una volta, ci mette di fronte al fatto che verità e giustizia non sempre vanno a braccetto,e sono, in definitiva dei parenti serpenti.
Trama Una notte di primavera un’auto cammina a fari spenti sulla riva dell’Arno. Scendono in tre. Aprono il bagagliaio, tirano fuori il corpo di una