Recensione a cura di Rosario Russo
Pulixi finalmente è tornato. Dopo lo straordinario successo de L’isola delle anime, culminato con la vittoria del premio Scerbanenco 2019, l’autore sardo ci regala una nuova imperdibile indagine dell’ormai consolidatissima coppia Rais-Croce, alle quali affianca un altro dei personaggi più amati dai suoi lettori, l’imponente vicequestore Vito Strega. I tre sbirri si troveranno davanti a un caso davvero delicato, pronto a detonare come una bomba ad orologeria, e per risolverlo dovranno spostarsi tra le bellezze mozzafiato della Sardegna e la moderna e sfavillante Milano.
In una nazione profondamente sfiduciata dal proprio sistema giudiziario, si aggira un nuovo criminale, soprannominato il Dentista.
Il celebre filosofo medievale Mosè Maimonide sosteneva che è preferibile e più opportuno che mille colpevoli siano liberati che un solo innocente venga messo a morte.
Con il Dentista in circolazione, quei mille colpevoli in libertà avranno le ore contate.
Come reagiremmo se improvvisamente irrompesse nella scena pubblica una sorta di giustiziere mascherato, pronto a punire tutti quei criminali sfuggiti alle maglie del distorto sistema giudiziario italiano?
Cosa accadrebbe se a un tratto fossimo noi a decidere le sorti di questi criminali tramite una votazione da effettuare sui social?
La giustizia si può ottenere solamente attraverso il rispetto della legge?
È proprio da queste premesse che emerge la figura di questo nuovo villain, che deve l’epiteto alla sua abitudine di estrarre i denti alla preda una volta catturata. Ovviamente senza anestesia.
Ci troviamo però davanti a un serial killer tutt’altro che irrazionale. Le sue azioni sono alimentate da un dolore sordo, implacabile, che si acuisce ad ogni processo sbagliato, ad ogni giudice corrotto, ad ogni reo in libertà. E i denti che estrae ai criminali diventano regali consolatori da spedire a coloro che hanno subito i torti nelle aule di tribunale. Come un Joker all’italiana, il Dentista infiamma le masse e ne cerca il consenso: prima di giustiziare la “vittima”, infatti, organizza un terribile sondaggio, chiedendo al pubblico, attraverso un elaborato sistema informatico che ne garantisce l’anonimato, di decidere: condanna a morte o grazia?
Per riuscire a confezionare un noir di tale livello, Pulixi ha senza dubbio attinto a piene mani dalla difficile realtà italiana; quante volte su Facebook assistiamo a commenti di centinaia di utenti inferociti che invocano la pena di morte per pedofili, stupratori e assassini vari? Del resto viviamo in un Paese in cui, nel corso degli anni, gli errori giudiziari hanno comportato esborsi milionari da parte dello Stato per gli indennizzi riparatori. E migliaia di vittime della malagiustizia non sono mai state risarcite perché non hanno fatto apposita richiesta. E forse perché quasi mai l’indennizzo può riparare i danni che un errore può portare ad una vita e a quella dei propri cari. Stordite, incapaci di reagire, queste vittime vengono continuamente risucchiate in un tunnel oscuro.
Ecco che un personaggio come il Dentista, non può che essere osannato dall’opinione pubblica, la quale vede finalmente l’elemento riparatore agli innumerevoli torti giudiziari. Un personaggio con il quale il lettore instaura una forte empatia, e in questo Pulixi si conferma un vero maestro.
Con uno linguaggio limpido e asciutto, Piergiorgio ci regala un romanzo di pura evasione, ma che allo stesso tempo ci dimostra ancora una volta quanto sia vacuo etichettare un romanzo sulla base di un “genere”. Non esistono i generi, ma la buona e cattiva letteratura. È davvero frustrante constatare che diversi titoli gialli non sono considerati letteratura perfino quando sono grandi capolavori. Piuttosto che sul tipo di narrazione, bisognerebbe soffermarsi sulla qualità della storia, sulla scrittura e soprattutto sulle emozioni che lo scrittore riesce a suscitare.
Un colpo al cuore è l’ennesima conferma che il noir è diventato la finestra privilegiata dalla quale osservare la realtà che ci circonda. E Pulixi ce la fa osservare magistralmente.