Genere:
Ultima tappa ratline
«Le cicatrici mostrano sulla pelle il segno della vita passata, sono tappe che ci ricordano chi eravamo e come siamo arrivati fino a qua. Le ferite aperte, invece, sono il passato che non passa, un limbo dal quale non usciamo mai.» Qual è il filo che lega il corpo senza vita di una donna croata rinvenuto al Luna Park di Genova e la vicenda di un gerarca ustascia che alla fine della Seconda guerra mondiale ha trovato rifugio tra le mura della Superba? A cercare una risposta sarà Benedetta Fabbri nella seconda indagine in cui si infila, senza alcuna autorizzazione da parte della titolare del caso, la neopromossa ispettrice della Mobile Annalisa «Trick» Tricarico. Squadra dell’unica postina detective d’Italia, una banda sgangherata di collaboratori composta da suo padre Primo, dal dottor Farinella e dal collega Fabio. Sullo sfondo di una Genova che esce dall’incubo della pandemia e cerca di mettersi alle spalle la tragedia del Ponte Morandi, una storia che rivela come la città dalle mille chiese incastonate tra un vicolo e l’altro mostri i suoi varchi dimensionali solo a chi accetta di fare i conti con sé stesso.
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Recensione a cura di Dario Brunetti

Gradito ritorno della coppia di autori genovesi formata da Alessio Piras e Daniele Grillo che ho avuto la fortuna di apprezzare in tutti i loro romanzi e posso affermare con profonda convinzione che sono dotati entrambi di grande talento narrativo, scrivere a quattro mani vuol dire mettersi alla prova e a lungo andare può diventare parecchio difficoltoso anche perché bisogna narrare storie credibili.

Dopo il più che convincente esordio con Il suono della colpa uscito per Mursia editore, sempre con la stessa casa editrice, per la collana Giungla Gialla, siglano il nuovo noir dal titolo Ultima tappa ratline.

Ritroviamo le protagoniste Benedetta Fabbri, la postina con il vizio dell’indagine e la neopromossa ispettrice Annalisa Tricarico comunemente soprannominata “Trick” alle prese con un delitto avvenuto al Luna Park di Genova.

Si tratta di una donna croata della quale solo in seguito verranno scoperte le generalità, ma sappiamo che a ogni caso di omicidio troviamo quel fil rouge che lo lega a un altro evento: la storia di Sergej Blazevic, un gerarca ustascia che verso la fine della seconda guerra mondiale si è rifugiato nelle mura della Superba.

La città di Genova indicata “La signora del mare” venne denominata Superba dal sommo poeta Francesco Petrarca.

A ricostruire le due vicende a dare man forte alla scapestrata coppia di investigatrici ci saranno il papà di Benedetta, Primo, sempre pronto a servire su un piatto d’argento cenni storici utili allo sviluppo delle indagini, il prezioso supporto del dottor Farinella e infine il collega di fiducia Fabio.

Ultima tappa Ratline è un noir che rievoca un periodo importante della storia del nostro paese. Il termine Ratline dal punto di vista letterale significa “via dei topi” riferendosi al piolo di corda che consente la salita fino alla cima dell’albero dei velieri quando stanno per affondare con la speranza di trovare il loro insperato riparo. Esattamente come la via di fuga utilizzata dai soldati nazisti e il porto della città di Genova segnò storicamente la loro ultima tappa prima di essere diretti in Argentina del Presidente Peron.

Gli autori elaborano una trama che come nel precedente romanzo, tende a spostare indietro le lancette dell’orologio con un passato che riaffiora e che a distanza di tempo torna a colpire inesorabilmente. Il mistero della storia è tutto concentrato sull’uccisione di questa donna e sulla sua presenza nel capoluogo genovese.

Da questi due fondamentali elementi si sviluppa un noir che strizza l’occhio alla spy story con un risultato alquanto sorprendente in cui tutti i tasselli dell’indagine troveranno i giusti incastri.

Voglio concludere affermando che gli autori con brillantezza e con un tono alquanto pacato sono riusciti a maneggiare con cura una storia sporca, a quei tempi la Ratline sancirà il patto con il diavolo dal momento in cui molti soldati nazisti si rifugiarono in “via dei monasteri”.

Dal porto di Genova si passò a un porto molto più sicuro, ma non vado oltre perché forse è qualcosa di talmente scioccante e al tempo stesso spiazzante che lo lascio immaginare a voi lettori.

Buona lettura!

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