Tu che ne sai ?
“Tu che ne sai? Che ne sai di come sto io e di cosa penso? Tu che ne sai della mia vita, delle mie battaglie, delle mie ragioni, delle mie paure, dei miei silenzi e delle mie emozioni?” Quante volte abbiamo sentito nascere nel cuore queste domande, senza trovare il coraggio di esprimerle a voce alta? Capita, capita a tutti, almeno una volta nella vita. Selly ha avuto una vita vuota e difficile che nemmeno l’arrivo di un figlio ha saputo colmare, anzi da quel momento il senso di colpa e la paura di far del male anche a lui l’ha resa ancora più vulnerabile. Anoressia, malattia, lutti, depressione hanno costituito la colonna vertebrale della sua fragile esistenza. Selly però ha avuto il coraggio di morire e rinascere. Più volte ha accolto il disagio, trasformandolo in occasione per dar vita ad una versione di sé sempre migliore, autentica, nella quale sentirsi finalmente a suo agio. Selly ha capito che avere una storia difficile alle spalle non significa necessariamente fare un patto con la depressione e la tristezza. Selly ha capito che la sofferenza si cura con l’amore.
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“Le persone impreviste sono attimi che ti stravolgono piani interi”

Ho letto da qualche parte questa frase e ho pensato subito all’imprevedibilità delle emozioni che ogni incontro può regalare, poi sulla mia strada è comparsa Sara e ho capito che questo pensiero le sarebbe calzato alla perfezione. Ci siamo chiamate, ci siamo trovate e lei ha voluto regalarmi la sua storia.

La sua storia è quella di Selly, una giovane donna che si barcamena tra lavoro, un figlio, una disgrazia, un amore, un dolore insomma un’anima vagante che non trova la via per la serenità.

E’ un fiume in piena, un continuo fluire di pensieri e parole, pillole di vita che si intrecciano per accompagnarci in quel luogo complicato e caotico che è la sua mente.

Di esperienze ne ha collezionate sin da ragazzina, dalle violenze all’anoressia, la depressione e il mal di vivere e ce le racconta tutte, nude e crude ma con un lato ironico, quasi comico a volte, giocando con le parole. Generalmente nei racconti in cui la protagonista subisce una violenza o vive un grave disagio alimentare o psicologico, il lettore prova sempre tristezza o paura, o sgomento ma,inaspettatamente, non qui. Io ci ho letto sempre e solo speranza, un messaggio d’amore, una sfida per rinascere.

Sara Patron ripercorre la sua vita, dall’infanzia all’adolescenza, passando attraverso le fasi della malattia e della maternità, arrivando all’accettazione del problema

 

“Credo anche che dentro ognuno di noi esista sia il problema sia la soluzione. La fatica più grande da fare è quella di togliere, granello dopo granello, la polvere che abbiamo lasciato depositare sopra i nostri problemi, giorno dopo giorno, nella nostra vita”

 

Vi prego di non pensare che sia una semplice autobiografia, nulla è più lontano dal senso di questo meraviglioso  e illuminante romanzo. La scrittura fresca e scorrevole, i giochi di parole, l’ironia unita al sarcasmo la rendono una lettura immediata che attiva i sensi e accende il cuore. Spesso mi è capitato di soffermarmi su alcuni passaggi e chiedermi se li avesse scritti proprio per me. Riderete e piangerete, vi arrabbierete forse: Sara lo ha scritto per esorcizzare le sue ferite e per celebrare la sua rivincita, lo ha scritto per voi perché possiate vedere “orizzonti laddove altri disegnano confini”.

Parlando Sara mi ha detto che il suo libro è un dono di speranza, per chi si è perso, aggiungo io, per chi ha bisogno di scrollarsi il male dalle spalle, per chi è fermo su una salita e ha bisogno di una piccola spinta per arrivare in cima, per chi vuole regalarsi un’emozione che arriva fino al punto più nascosto del cuore.

Tu che ne sai? Mi ha costretta a guardarmi dentro e mi ha cambiata, mi ha dato forza e coraggio e vorrei che tutti lo leggessero.

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