Trittico di morte è il nuovo giallo dell’autore spezzino Corrado Pelagotti uscito per Leone editore.
Ritrovo con grande piacere ed entusiasmo un autore che fa dell’abilità narrativa il suo vero marchio di fabbrica riuscendo ad alternare al meglio il thriller, il noir e il giallo. Generi similari solo in apparenza, ma che in realtà non lo sono affatto. E allora sarebbe interessante chiedersi a quale genere si avvicina il suo nuovo romanzo?
Trittico di morte è un testo a metà tra un giallo e un thriller ambientato in tre città diverse: Milano, La Spezia e Roma.
Arturo Berti è un commissario cagionevole di salute, schiavo della sua malattia che sembra non dargli tregua ed è ormai vicino alla pensione, si trova a dover affrontare un caso di apparente suicidio; si tratta del ritrovamento di un cadavere di un uomo nella sua vasca da bagno. Accanto all’uomo gli inquirenti trovano una rosa e un bigliettino d’addio. Il commissario Berti dovrà contare sul supporto dell’agente Caputo per ricostruire la dinamica dell’incidente ma ancor di più indagare sulla vita del defunto.
Dalla Milano del commissario Berti passiamo al secondo caso che investe l’ispettrice Ines Belladonna mandata a La Spezia, in attesa di rientrare nella sua Genova. Dovrà dipanare un altro mistero. Viene rinvenuto sugli scogli in prossimità della Riva di Portovenere, il corpo di un uomo. Ancora un altro caso di suicidio. Ines è affiancata dall’agente Attilio Sottili e riceve le costanti pressioni del commissario capo Michele Leoncavallo.
Infine Roma, anche nella città eterna un uomo si è suicidato con un colpo di pistola alla tempia. Incaricato delle indagini l’ispettore Manuel Falchi che si avvarrà della preziosa collaborazione dell’agente Gaia Pandolfi per risolvere un ennesimo caso prossimo ad essere archiviato.
C’è un filo conduttore che lega tre casi avvenuti in periodi diversi? Sarà una corsa contro il tempo dimostrare che non si tratti di tre casi di suicidio bensì di omicidi ben congegnati da una mano astuta e spietata?
Un serial killer che a distanza di anni decide implacabile di tornare a colpire.
La curiosità che avvolge il lettore leggendo questo giallo, sta nel modo in cui l’autore è riuscito a costruire un solido impianto narrativo che poggia su tre storie simili che dovranno trovare un unico e solo punto di convergenza che impatta in maniera devastante sia nelle vite dei protagonisti, consumati fino allo stremo delle forze, sia nei poveri destini di tre uomini che hanno trovato un’unica mano omicida.
Un desiderio di vendetta che trova la sua essenza con quel sapore che sa di morte, e dove l’animo umano sembra sprofondare in un abisso senza fine annientato da una forza interiore prevaricatrice che riesce a pianificare con estrema lucidità l’omicidio camuffandolo abilmente in suicidio.
Con Trittico di morte, Corrado Pelagotti ci fa riscoprire la meccanica del delitto cosi ben camuffata sotto forma di un suicidio solo in apparenza, ma se il killer è così sicuro di aver compiuto l’omicidio perfetto non lo sarà invece chi lo porterà alla fatidica resa dei conti.
Quando si tratta di essere vicini alla soluzione del caso, sentiamo salire la giusta adrenalina soprattutto quando il cerchio sembra stringersi sempre più intorno all’omicida, ragion per cui saranno pian piano più vivi i colori del thriller che ci faranno gustare questo romanzo scritto con eleganza e maestria.