Recensione a cura di Marika Campeti
Tre è un romanzo che mi ha fatto compagnia nel mese di febbraio e che ho fatto fatica a lasciare andare.
Bisogna dire innanzitutto che a differenza di “Cambiare l’acqua ai fori” , i personaggi non entrano subito in sintonia con chi legge come per il precedente romanzo. Nina, Adrien ed Etienne mi sono apparsi come tre sconosciuti di cui non comprendevo il legame. Perché la loro amicizia perdura negli anni, nonostante gli ostacoli e la distanza fisica? Perché l’autrice ce li presenta prima bambini e poi adulti, separati ma legati da un cordone invisibile?
Poi, durante la lettura succede che ti accorgi di non poter fare a meno di loro. Della profondità di Nina, del suo essere sempre fuori contesto, della sua sincerità, del modo in cui subisce sul corpo e nell’anima gli effetti di un amore malato. Della bellezza dura di Etienne, del suo modo diretto di parlare, delle sue paure, della sua finta indifferenza. E della fragilità di Adrien, il personaggio che ho faticato a far mio, ma che poi è rimasto attaccato al cuore, come un fratello, come un’anima da proteggere e amare.
E Virginie? La sua voce che vive tra le pagine, la sua identità che si rivela verso la fine. Per far capire a chi legge, che sì, in fondo tre, è il numero perfetto.
Belle le ambientazioni di provincia che rendono tutto più concreto, il lago, il rifugio degli animali, la reggia dove il marito di Nina la rinchiude. Belli i dialoghi, diretti, veri, senza fronzoli.
Necessarie le parole forti che ci sono (senza mezzi termini), che rendono più reali i dialoghi tra i ragazzi, ma anche tra gli adulti.
Forse TRE può risultare uno di quei romanzi che vanno letti un po’ prima di essere amati, quindi non demordete se all’inizio vi sentite smarriti e confusi. Lasciatevi prendere per mano dai TRE e andate fino in fondo.