Una nuova indagine per il commissario Gamache. Veniamo ancora una volta catapultati nel mondo canadese, in questo minuscolo paesino tra le montagne: Three Pines.
L’ambientazione è una protagonista importante nei thriller della Penny. L’autrice riesce a creare atmosfere uniche, è in grado di mostrare al lettore questo agglomerato di case dove tutti si conoscono, dove tutti accettano pregi e difetti degli altri e sono disposti alla tolleranza per vivere in armonia in un villaggio che pare quasi una comune.
E la magia del luogo, in questa investigazione, si ripercuote sulla trama, dove alcuni dettagli sembra che combacino per pura fortuna. Questo però non significa che non abbiano una motivazione. Louise è attenta ai particolari, riesce a incastrare le tessere di un puzzle complicatissimo attribuendo a ognuna un significato preciso.
Gamache, per risolvere il mistero, si affida molto di più alle sensazioni. Ma può un tutore dell’ordine basarsi sulle percezioni? Può portare a termine un compito fidandosi delle sue impressioni?
Come enunciato dal titolo, si torna al passato. Le percezioni di Armand sono ancora vivide, ancorate nella sua mente. Ciò che sentiva anni addietro è ancora presente. Quello che sembrava ormai sepolto, gli scheletri che non facevano più paura si ripresentano. E lo fanno in modo da spiazzare il lettore.
Una suspense ad alto livello inchioda alle pagine. Proseguendo nella lettura ci si ritrova a pensare “Sì, ho capito. Ecco chi è il colpevole” per poi essere smentiti immediatamente. E la ricerca continua, il sospetto prende un’altra direzione perché una nuova tessera si è aggiunta e ha scardinato le convinzioni precedenti.
In questo thriller l’autrice ha costruito un mosaico con infiniti incastri.
Ha inserito un fatto di cronaca vera: il massacro del Politecnico di Montréal, che avvenne il 6 dicembre 1989, quando uno studente sparò a un gruppo di donne uccidendone quattordici, dopo però avere fatto uscire le persone di sesso maschile dall’istituto. Fatto, questo, che ebbe molte ripercussioni. Oltre alla violenza sulle donne, diede vita anche a numerose proteste per l’uso indiscriminato di armi.
L’autrice ha inserito dettagli di arte. Tutto il giallo si basa sul quadro The Paston Treasure, un enigmatico dipinto opulento, ma denso di significati simbolici.
Viene menzionata la magia, si parla di streghe, si cita il libro che veniva utilizzato per evocare spiriti e demoni.
Si parla di credenze e riti propiziatori che ci fanno sorridere: basterà la frase-litania Coniglio, coniglio, coniglio (Lapin, lapin, lapin) a esorcizzare il passato? Paroline beneauguranti da ripetere come un mantra ogni inizio mese, appena svegli.
Come la tela già citata, Tracce dal passato ha un’abbondanza di temi che costituiscono gli indizi sapientemente utilizzati dall’autrice per creare un giallo con una suspense non comune. E quando la tensione raggiunge l’apice, ecco che il lettore viene accompagnato verso la quiete, verso una soluzione che smentisce o afferma tutte le sensazioni di Gamache.
Il nostro Armand si troverà faccia a faccia con la paura. Un terrore che può scaturire solo quando ci si trova di fronte alla pazzia, a un’ossessione di vendetta, alla sete di odio. Ed è proprio questa idea fissa che crea l’alto stato di tensione che si percepisce durante la lettura. Un individuo (o più) che è determinato a mettere in atto una ritorsione nei confronti del commissario. Questa ripicca viene narrata con un ritmo incalzante, per poi arrivare a una calma inaspettata, che affronta un altro tema importante: il perdono, l’abbandono del rancore.
In questa nuova indagine Andrà tutto bene?
Andrà tutto bene: una frase simbolo di Gamache.
Ça va bien aller.