Trama
“È qualcosa che viene dal passato… Ma c’è un problema: nel passato recente non si trova niente, quello remoto è troppo remoto per scavare”. Milano, quasi centro, eppure periferia, «più di seimila appartamenti, famiglie, inquilini legali barricati in casa, abusivi, occupanti regolari, occupanti selvaggi», vecchi poveri, giovani poveri, italiani poveri, immigrati poveri, criminali poveri. Uno di quei posti incredibili, eppure reali, ormai senza rappresentanza politica, dove i piccoli stratagemmi di un welfare fai-da-te sono questione di sopravvivenza. Posti di cui l’informazione parla solo quando si tratta di sicurezza, o razzismo. A pochi chilometri da lì, in una via socialmente distante anni luce, un sessantenne imprenditore molto ricco e dalla vita irreprensibile viene freddato con due colpi di pistola. Una vecchia pistola. E sul corpo, un sasso. Ma «il morto non era uno che di solito muore così». E non sarà l’unica vittima. Per fronteggiare «il ritorno del terrorismo», il ministero manda un drappello di esperti burocrati. Ma la vera squadra d’indagine è clandestina, creata per lavorare sotto traccia e lontano dal clamore mediatico: sono Ghezzi e Carella due poliziotti diversissimi tra di loro, ma entrambi fedeli più alla verità che all’immagine o alle convenienze. E non sono i soli a indagare su un caso in cui, dall’affascinante vedova agli intrecci d’affari, dalla legge alla giustizia, nulla è ciò che sembra. Carlo Monterossi, l’autore di un affermato programma tivù spazzatura, inciampa per avventura nel «caso dei sassi» mentre si trova a dover recuperare, insieme all’amico detective Oscar Falcone, un preziosissimo anello rubato. Tre storie destinate a incontrarsi in un intreccio dall’ordito perfetto, che resta fino alla fine coperto dal mistero.
Recensione a cura di Pasquale Schiavone
Uno spaccato sociologico approfondito ed interessante, quello che Alessandro Robecchi mette in scena, che fanno di questo romanzo, molto più di un banale poliziesco, un ritratto di Milano molto interessante e spietato. La scrittura magistrale, i personaggi e i loro sentimenti, oltre alla cruda fotografia della nostra società, quella che non guardiamo perché ci giriamo dall’altra parte. La storia di Robecchi si sviluppa così, tra casermoni popolari e quartieri per super ricchi, mentre i versi di Bob Dylan punteggiano i passaggi cruciali…ed anche le pene personali. La costruzione della trama e gli incastri creati sono efficaci e funzionali alla scorrevolezza del testo; le battute tra i protagonisti, gli equivoci e i momenti di divertimento sono molti e ben sparsi nel testo, comunque ben bilanciati con i momenti di tensione e suspance che fanno accelerare il racconto. Alessandro Robecchi attraverso la formula del poliziesco ci racconta con ironia, intelligenza, acume, capacità critica un intero universo che fa della Milano odierna un coacervo di contraddizioni, di forti contrasti sociali, di oasi di grande benessere contrapposti ad intere fasce di popolazione ridotta allo stremo . In questa storia dove tutto si intreccia, le ingiustizie e le vendette, la tensione narrativa non smette mai di crescere, fino alla fine. La trama cresce con continuità, senza tempi morti o inutili divagazioni, e le descrizioni, benché secche e rapide, sanno dare squarci gustosi di realtà, anche fotografando momenti preziosi di clima umano: come ad esempio la relazione, tenera, fra il poliziotto Ghezzi e la moglie o il dialogo finale, brillante e sconcertante insieme, fra Monterossi e la moglie dell’ultimo assassinato.
Tre storie destinate a incontrarsi in un intreccio dall’ordito perfetto, che resta fino alla fine coperto dal mistero. Questo nuovo giallo di Alessandro Robecchi costruisce una realtà dei personaggi attraverso il fitto incrociarsi dei dialoghi, e fonda il suo umorismo amaro sulla sistemazione scenica oltre che sulla battuta. Mentre la storia – nera, drammatica – si addentra in tutti i contrasti di Milano, dal luccicante studio televisivo, all’appartamento superlusso, giù fino ai luoghi del disagio e dell’emarginazione quotidiana.
E si capisce che il suo scopo è proprio questo: far riflettere sulla nostra società attraverso il poliziesco. Robecchi non vuole indagare i massimi sistemi, in questo romanzo; vuole raccontarci una storia e con la scusa di questa storia gialla, ci presenta molti personaggi autentici: alcuni simpatici, altri antipatici, alcuni tristi o arrabbiati, altri pentiti; tutti, certamente, ben disegnati, molti che ti rimangono nel cuore .Le pagine scorrono, senza mai una caduta di tono, anche grazie a dialoghi veloci, frizzanti, spesso conditi da uno humor sottile.
“Milano, quasi centro, eppure periferia, «più di seimila appartamenti, famiglie, inquilini legali barricati in casa, abusivi, occupanti regolari, occupanti selvaggi», vecchi poveri, giovani poveri, italiani poveri, immigrati poveri, criminali poveri. Uno di quei posti incredibili, eppure reali, ormai senza rappresentanza politica, dove i piccoli stratagemmi di un welfare fai-da-te sono questione di sopravvivenza. Posti di cui l’informazione parla solo quando si tratta di sicurezza, o razzismo.
A pochi chilometri da lì, in una via socialmente distante anni luce, un sessantenne imprenditore molto ricco e dalla vita irreprensibile viene freddato con due colpi di pistola. Una vecchia pistola. E sul corpo, un sasso. Ma «il morto non era uno che di solito muore così». E non sarà l’unica vittima.
Per fronteggiare «il ritorno del terrorismo», il ministero manda un drappello di esperti burocrati. Ma la vera squadra d’indagine è clandestina, creata per lavorare sotto traccia e lontano dal clamore mediatico: sono Ghezzi e Carella due poliziotti diversissimi tra di loro, ma entrambi fedeli più alla verità che all’immagine o alle convenienze. E non sono i soli a indagare su un caso in cui, dall’affascinante vedova agli intrecci d’affari, dalla legge alla giustizia, nulla è ciò che sembra. Carlo Monterossi, l’autore di un affermato programma tivù spazzatura, inciampa per avventura nel «caso dei sassi» mentre si trova a dover recuperare, insieme all’amico detective Oscar Falcone, un preziosissimo anello rubato.
Tre storie destinate a incontrarsi in un intreccio dall’ordito perfetto, che resta fino alla fine coperto dal mistero. Questo nuovo giallo di Alessandro Robecchi costruisce la plastica realtà dei personaggi attraverso il fitto incrociarsi dei dialoghi, e fonda il suo umorismo amaro sulla sistemazione scenica oltre che sulla battuta. Mentre la storia – nera, drammatica – si addentra in tutti i contrasti di Milano, dal luccicante studio televisivo, all’appartamento superlusso, giù fino ai luoghi del disagio e dell’emarginazione quotidiana.
E si capisce che il suo scopo è proprio questo: far riflettere sulla nostra società attraverso il poliziesco. Sulla finta – forse impossibile – giustizia, sui colpevoli e gli innocenti, sul buco nero che può inghiottire libertà e dignità.”
Dettagli
- Copertina flessibile: 415 pagine
- Editore:Sellerio Editore Palermo (12 gennaio 2017)
- Lingua:Italiano
- ISBN-10:8838936072
- ISBN-13: 978-8838936074
- Genere: gialli e thriller