THE CHAIN
L’unico modo per riavere tuo figlio è rapire il figlio di un altro» “Mi chiamo Rachel Klein e fino a pochi minuti fa ero una madre qualunque, una donna qualunque. Ma adesso sono una vittima. Una criminale. Una rapitrice. È bastato un attimo: una telefonata, un numero occultato, poche parole. Abbiamo rapito tua figlia Kylie. Segui le istruzioni. E non spezzare la Catena, oppure tua figlia morirà. La voce di questa donna che non conosco mi dice che Kylie è sulla sua macchina, legata e imbavagliata, e per riaverla non sarà sufficiente pagare un riscatto. Non è così che funziona la Catena. Devo anche trovare un altro bambino da rapire. Come ha fatto lei, la donna con cui sto parlando: una madre disperata, come me. Ha rapito Kylie per salvare suo figlio. E se io non obbedisco agli ordini, suo figlio morirà. Ho solo ventiquattro ore di tempo per fare l’impensabile. Per fare a qualcun altro ciò che è stato fatto a me: togliermi il bene più prezioso, farmi precipitare in un abisso di angoscia, un labirinto di terrore da cui uscirò soltanto compiendo qualcosa di efferato. Io non sono così, non ho mai fatto niente di male nella mia vita. Ma non ho scelta. Se voglio salvare Kylie, devo perdere me stessa”.
L’unico modo per riavere tuo figlio è rapire il figlio di un altro

“Sbaglia molto meno colui che con uno sguardo eccessivamente pessimista considera questo mondo una sorta di inferno”.         Arthur Schopenhauer

Ancora poco conosciuto in Italia, gettiamo un veloce sguardo sullo scrittore Adrian McKinty, nato nel 1968, di origine irlandese, studia filosofia ad Oxford,  grazie a una borsa di studio si trasferisce negli Stati Uniti, per insegnare inglese alle superiori. Dal 2003 si dedica alla scrittura, In Italia viene tradotto con la Rizzoli nel 2010 “Ballata irlandese”(titolo originale Dead I well may be) definito un “romanzo elegante e spietato mix di suspence e irresistibile humor nero”.

La trama di The Chain rapisce il lettore subito dalle prime pagine, incollandolo al divano, la scrittura rapida, tagliente come la lama di una spada. Assistiamo impotenti al rapimento di Kylie, la figlia della protagonista.

“Deve essere un errore” mormora la ragazzina “Mia mamma non ha soldi…” Comincia così a sgretolarsi un mondo fatto di quotidianità, di problemi familiari, economici. Passano in secondo piano. La madre di Kylie combatte come tante donne con il cancro, ma allo stesso tempo cerca di garantire un futuro a lei e a sua figlia, iniziando un nuovo lavoro proprio oggi, il giorno del rapimento. Il marito si è rifatto una vita con un’altra, vive in un’altra città.  Una donna come tante, in cui ci si riconosce immediatamente, una di noi.

Perché rapire una ragazzina proveniente da una famiglia “normale”? La CATENA L’HA SCELTA. Dopo le prime telefonate Rachel si trova imprigionata in un gioco perverso, dal quale capisce che non potrà liberarsi  facilmente. Trovare dei soldi per pagare il riscatto? Si, forse questo riesce a farlo… Ma poi….rapire anche lei una ragazzina/un ragazzino per avere salva la vita della sua adorata Kylie? E appena lo farà il figlio di chi ha rapito ora Kylie sarà libero. Assolutamente orribile e perverso.

La novità di questo libro è   rappresentata dal fatto che i rapitori non sono professionisti, militari, personale addestrato, ma sono persone comuni, che hanno un lavoro, una famiglia, programmano le vacanze, fanno la spesa. La Catena invece li trasforma, scardina il loro presente, se vuoi indietro tua figlia devi trasformarti. Individuare e studiare le possibili prede, scegliere il modo e il tempo, trovare una prigione dove rinchiudere il ragazzino/ragazzina, contattare i genitori, chiedere il riscatto e porre le condizioni che porteranno alla liberazione del figlio. Senza avvisare polizia, FBI, nessuno altrimenti lo sbaglio di un genitore ricade all’indietro sulle famiglie già coinvolte nella Catena. Poche regole, ma chiare, non sono ammessi errori, sbagli, la pena è certa, la morte.

Rachel dovrà diventare una persona crudele, per salvare e avere indietro sua figlia Kylie. Si chiederà in ogni momento che cosa stia facendo, che cosa stia diventando. Attraverso le pagine che scorrono veloci, anche il lettore tocca con mano questa trasformazione, e la cosa che più colpisce, la verità più agghiacciante che esce dalla lettura di questo thriller, è che ognuno di noi può trasformarsi in un mostro senza coscienza, giustificandosi poi con razionalità.

E’ possibile convivere con la repulsione verso i propri gesti? La paura della morte può mettere a tacere l’efferatezza di quello che si è vissuto? Il non poter parlare con nessuno di quello che si è passato, alla fine può distruggere la nostra mente razionale. Come Kylie che non riesce a dimenticare, non riesce a tornare sui binari della sua vita, e sua madre capisce allora che per tornare alla normalità dovrà mettere in pericolo ancora una volta la sua vita e della sua famiglia per cercare di colpire, infliggere un colpo mortale alla CATENA e a chi ne muove le fila, per salvare sua figlia dalle tenebre e uccidere il mostro.

“La vita è fragile, fugace e preziosa. E il solo fatto di vivere è già un miracolo”.

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