Dopo la splendida e calzante prefazione di Enrico Nascimbeni qualsiasi parola che voglia raccontare il lavoro di Andrea Magno apparirà riduttiva.
Facile, ma al contempo complesso, parlare di un uomo che ha riversato con estrema sensibilità, a tratti femminile, sentimenti, emozioni e pensieri profondi in un intimo calamaio per poi vergarli su carta con ampio respiro, realizzando schizzi di cuore colorati con mano sapiente.
La raccolta di poesie di Andrea Magno si sviluppa nella ricerca costante della fugace felicità, nel cogliere l’attimo di gioia, nel vivere l’istante presente per goderne sino in fondo.
Le sue parole sono un inno all’amore, all’incontro, al contatto, al riconoscersi. Rimandano spesso a una presenza assente così come ad una assenza presente, a un legame a tratti inscindibile, a volte inevitabilmente dissolto.
L’esistenza fermata nell’attimo di un incontro o di un congedo, in una partita, senza vinti né vincitori, tra profondi sentimenti, un tempo sfiorato, un sempre che non perdura.
Parole ferite esattamente come il proprio essere nel distacco e nella solitudine che segue inesorabile l’incontro, l’unione, la sintesi di due anime.
Ma anche parole intense, di gioia, che penetrano il cuore, donano luce, libertà, emozioni, vita.
Forte è l’appartenenza al territorio con il suo mare, le sue scogliere, i suoi fiori, i suoi profumi, il suo vento, protagonisti insieme all’isola che rappresenta il legame, l’incontro, il viversi ma anche l’attesa, lo scontro, la resilienza.
Pietre tornano sovente a raccontarci di punti fermi, ma anche di indifferenza, dolore, perdita, di tempo che fugge, di assenze, di ricordi, di nostalgia e immensi silenzi.
“Non cercherò più / quei baci che non vuoi darmi, / e le tue carezze che erano mie, / non misurerò più il tempo, / sei andata senza ritorno / lì dove io non ci sono, / ne mai ci sarò, …” (da“Di tutto quello…”). Versi che per un attimo riportano a Pedro Salinas in “La voz a ti debida” , dove è sempre l’amore sofferto a regalarci righe intense che ci investono.
Andrea Magno rende la realtà mai banale bensì una fragile e vibrante emozione in un attimo – che si vorrebbe – eterno.
Poesie che, nella loro delicatezza, esprimono una forte sensualità quando sono gli occhi, le mani, gli odori, il desiderio, la passione a riempire il proscenio, a intrecciarsi tra le righe che incidono la pelle.
Ma c’è ancor di più: coscienza, dubbio, rimorsi, rimpianti, rabbia e alcune incursioni nella piaga della violenza, nella dipendenza, in un mondo altro, che è lo stesso nostro. Denuncia feroce che ferisce e fa riflettere.
Una raccolta che fa volare e fa affondare come la stessa vita.