Divertente, ironico e irriverente. Queste sono le parole che definiscono Sole su Brera.
Divertente: Filippo ha un umorismo sottile che strappa sempre un sorriso. Richard mi sta porgendo un bicchiere di whisky. Auchentoshan, ventun anni. Vi ho mai detto che sono come Michele, quello che riconosceva i single malt a occhi chiusi? Era il mio Carosello preferito!
Ironico: addirittura i titoli dei capitoli sono ironici. Un nuovo caso. Sarà un caso? Oppure Buondì, anche se non è Motta.
Irriverente: Ho una scala di valori precisissima, dove al primo posto sta il salame e, via via scendendo, il papà, la mamma, gli amici, il vino, il primo amore, il labrador chocolate, la musica, i libri, i film, fino ad arrivare alle carote, al prezzemolo, alla lattuga, all’abbinata spaiata mutande reggiseno delle donne, fino alle calze bianche e ai boxer che occupano gli ultimi posti. Boxer nel senso di mutande, non di cane.
Ma Sole su Brera è soprattutto un giallo, e ne possiede tutte le caratteristiche. Una ragazza, Francesca, è scomparsa. Rapimento? Allontanamento volontario? I genitori, nonostante la figlia abbia raggiunto la maggiore età, sono preoccupati e si rivolgono a un detective: Filippo Marro.
Il nome è un chiaro riferimento, più volte citato tra le righe, al più noto personaggio creato dal genio di Raymond Chandler, Philip Marlowe. Come il famoso collega, Filippo non disdegna una buona bevuta e ama il gioco degli scacchi, ma non ha paura di mostrarci anche la sua parte più profonda. È un burlone, pare che prenda la vita con leggerezza, infatti utilizza come ufficio i vari bar e pub o ristoranti, a seconda dell’ora. Ogni momento della giornata viene scandito dall’ingresso in un locale.
Ma l’autore, Giorgio Maimone ha una capacità non comune: riesce a farci sorridere, ma anche a commuoverci con la struggente lettera dedicata a Caterina. Marro pare superficiale, leggero. Ma in realtà lo scopriamo con una sua morale, da sempre innamorato di una donna e turbato da questo amore ormai naufragato. Quindi il classico duro dal cuore tenero o, per non scadere nel cliché, un uomo che sa ridere di se stesso, ma che è sempre pronto ad aiutare gli altri.
Maimone ci trascina a Brera. È evidente che l’autore conosce a menadito i luoghi narrati e, con una scrittura dettagliata trascina chi legge dentro la vicenda in modo totalizzante. Lo scrittore riesce addirittura a fare percepire l’afa e il caldo presenti nel luglio appena trascorso (siamo nel 2023). E mentre il lettore sbuffa, non certo per la noia, ma per il caldo, le indagini proseguono con rappresentazioni vivide. Si distinguono Orsetta, Angelina, Richard, coprotagonisti tratteggiati con maestria che parlano con un linguaggio reale, moderno, tanto che le scene non si immaginano, si vedono. E il lettore si ritrova allo stesso tavolino del bar, beve il suo bicchiere di birra o di vino conversando con Maimone/Filippo e ride del bellissimo e palestrato Richard, rimane affascinato dalla conturbante Angelina, viene conquistato dalla sensibilità di Orsetta. L’autore è trascinante, le immagini sfrecciano veloci con un ritmo incalzante, fino ad arrivare a un epilogo particolare, inatteso. Un testo che non si legge, si divora tra una risata, una lacrima e tante indagini.