Smettetela di farci la festa – Di discriminazioni in genere
“Smettetela di farci la festa” racconta di donne per parlare di società e della cultura in cui ognun* di noi cresce, ingabbiat* in ruoli stereotipati funzionali a quel sistema di potere alla base delle relazioni umane che alimenta discriminazioni, disparità e violenza. Maschilismo, sessismo, molestie sono riflesso di uno stesso squilibrio che pone gli uomini in posizione di privilegio e le donne in condizione di perenne affanno nella lotta per la parità. Uno squilibrio che è manifesto nell’educazione che riceviamo, nelle discriminazioni sul lavoro e negli studi, nella differenza di retribuzione, nel linguaggio, nelle violenze di genere, nei femminicidi. “Smettetela di farci la festa” approfondisce quindi il tema della violenza e del linguaggio che usiamo nel raccontarla. Linguaggio che si fa complice perché veicola e rafforza una narrazione sbagliata della sopraffazione, che abbiamo tutt* interiorizzato. Un linguaggio assolutorio, che nell’assolvere il criminale minimizza il crimine, nel relegare alla follia individuale deresponsabilizza una comunità che non fa i conti con la propria identità e i propri valori, con il proprio sistema di significati.
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Recensione a cura di Manuela Baldi

Credo di aver già detto che amo i fumetti, le graphic novel come le chiamano adesso, le vignette. Quindi questa non può essere una classica recensione, non ho competenze per dirvi se i disegni sono fatti bene o male, a me piacciono, ma mi fa piacere condividere con chi legge le mie impressioni.

Inizio dicendo che Anarkikka è Stefania Spanò, autrice, vignettista, illustratrice, femminista. È una delle persone che seguo più assiduamente. Ho visto qualche sua mostra, la trovate sulle pagine social, collabora con alcuni giornali e alcune delle sue vignette sono molto conosciute e vengono riproposte (8 marzo p.es. “OGGI, L’OTTO. ANCHE DOMANI.”)

Il tema trattato è quello della (delle) condizione(i) femminile(i), le immagini raccolte nel volume sono tratte da altre raccolte: Non chiamatelo raptus; In che Stato siamo; maDonna; Mamma non mamma…(Anarkikka for FISAC CGIL); Io non tratto; Anarkikka e le altre; Il viaggio in Rojava di 13 donne; Exit; uscita dalla violenza (Anarkikka for COSPE e CAmst).

“Smettetela di farci la festa” mette in evidenza il linguaggio usato per raccontare la violenza, rafforzando una narrazione complice, minimizzando la violenza e assolvendo il criminale che la usa. Fateci caso, quando è difficile spiegare quanto è successo si usano i termini di pazzia, follia dovuti dal troppo amore.  Ecco il libro ci aiuta a dare ai fatti il giusto valore, invitandoci a farci delle domande scomode.

E siccome qui non posso usare le immagini vi propongo qualche slogan che accompagna i disegni:

Il sessismo non ha colore, basta un cervello senza spessore!

Il giudice dice che il mio capo è solo un gran burlone. Per questo mi prende sempre per il culo”.

“La più grave violenza sulle donne è considerarle un argomento di nicchia.”

E una delle più famose:

SMETTETELA DI FARCI LA FESTA

“Di violenza non vogliamo morire. Ma nemmeno vivere.”

Alcune delle vignette sono accompagnate da brevi didascalie ma sono le immagini e gli slogan che catturano l’attenzione.

Se vi capita leggetelo, compratelo, regalatelo, non si parla mai abbastanza della condizione femminile nel nostro Paese e nel Mondo. Passa anche da noi, da tutte e tutti cambiare le cose.

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