Recensione a cura di Manuela Baldi
Credo di aver già detto che amo i fumetti, le graphic novel come le chiamano adesso, le vignette. Quindi questa non può essere una classica recensione, non ho competenze per dirvi se i disegni sono fatti bene o male, a me piacciono, ma mi fa piacere condividere con chi legge le mie impressioni.
Inizio dicendo che Anarkikka è Stefania Spanò, autrice, vignettista, illustratrice, femminista. È una delle persone che seguo più assiduamente. Ho visto qualche sua mostra, la trovate sulle pagine social, collabora con alcuni giornali e alcune delle sue vignette sono molto conosciute e vengono riproposte (8 marzo p.es. “OGGI, L’OTTO. ANCHE DOMANI.”)
Il tema trattato è quello della (delle) condizione(i) femminile(i), le immagini raccolte nel volume sono tratte da altre raccolte: Non chiamatelo raptus; In che Stato siamo; maDonna; Mamma non mamma…(Anarkikka for FISAC CGIL); Io non tratto; Anarkikka e le altre; Il viaggio in Rojava di 13 donne; Exit; uscita dalla violenza (Anarkikka for COSPE e CAmst).
“Smettetela di farci la festa” mette in evidenza il linguaggio usato per raccontare la violenza, rafforzando una narrazione complice, minimizzando la violenza e assolvendo il criminale che la usa. Fateci caso, quando è difficile spiegare quanto è successo si usano i termini di pazzia, follia dovuti dal troppo amore. Ecco il libro ci aiuta a dare ai fatti il giusto valore, invitandoci a farci delle domande scomode.
E siccome qui non posso usare le immagini vi propongo qualche slogan che accompagna i disegni:
“Il sessismo non ha colore, basta un cervello senza spessore!“
“Il giudice dice che il mio capo è solo un gran burlone. Per questo mi prende sempre per il culo”.
“La più grave violenza sulle donne è considerarle un argomento di nicchia.”
E una delle più famose:
“SMETTETELA DI FARCI LA FESTA“
“Di violenza non vogliamo morire. Ma nemmeno vivere.”
Alcune delle vignette sono accompagnate da brevi didascalie ma sono le immagini e gli slogan che catturano l’attenzione.
Se vi capita leggetelo, compratelo, regalatelo, non si parla mai abbastanza della condizione femminile nel nostro Paese e nel Mondo. Passa anche da noi, da tutte e tutti cambiare le cose.