Senza far rumore
Mia è cresciuta con suo padre Elia, taciturno ma volitivo pescatore siciliano, da quando la madre l’ha abbandonata ancora in fasce. Accompagnata adesso dall’uomo e dal suo migliore amico Fabio la giovane donna decide di intraprendere un viaggio formativo e intimo sulle increspature del rifiuto materno con l’intento di scoprire, attraverso lo sciabordio dell’amore e del perdono, che rumore può fare la felicità quando viene trovata. Un romanzo soave e delicato come un Sakura in fiore.
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Si può nascere già adulti,saltando la fase della spensieratezza e dell’allegria che caratterizza la maggior parte dei bambini?Beh, la risposta è in questo delicato romanzo e nel cuore della sua protagonista, Mia. Già da piccola ha dovuto far fronte a innumerevoli responsabilità e ha dovuto attraversare sofferenze e abbandoni quali quello della madre quando ella era ancora in fasce.

Cresciuta con il papà Elia, che ha fatto di tutto per proteggerla e amarla a suo modo,come fa un padre con la propria figlia. Un amore diverso da quello che può manifestare una madre, ma pur sempre puro e autentico.

Mia lo comprenderà nel momento in cui nonno Sante,esalando il suo ultimo respiro, le indicherà di leggere un biglietto posto nella tasca della sua giacca a quadroni. Lì ci sarà scritta la verità sul conto di Arashi, mamma della ragazza. Da quel momento, dopo un viaggio a Palermo da sola, capirà quanti demoni e tormenti ha dovuto affrontare Elia per proteggere e crescere al meglio la sua bambina, cercando di risparmiarle ulteriore dolore a quello che già era annesso.

Attraverso tutte queste “Arashi” (“tempesta” in giapponese) , la giovane scoprirà il valore dell’amore verso il suo migliore amico Fabio, ragazzo che da sempre ha sostenuto la sua amica in tutte le sue vicissitudini, e il valore del perdono verso suo padre che, fino ad allora, ha custodito il segreto di sua mamma per amore di sua figlia.

Un romanzo ambientato in una Sicilia anni 90/2000, inizialmente a Cefalù e, successivamente a Palermo, dove la vita di mare e di pescherecci la fanno da padrona. Infatti Mia, affidava tutte le sue preoccupazioni e paure proprio al mare. Quando si sentiva triste, si faceva un tuffo sott’acqua per far sì che il mare inghiottisse per sempre tutte le sue incertezze e malumori per poi riemergere senza più brutti pensieri.

Un simbolo ricorrente in questa storia che mi ha colpita particolarmente è il fiore di Tarassaco,chiamato più comunemente “Dente di Leone” quando è in fiore e “Soffione” quando è in forma di infiorescenza. Ciò viene attribuito all’amore e alla felicità che:« quando il fiore rilascia nel vento i suoi acheni, portano con sé traccia dell’amore che hanno ricevuto. Quando si posano per terra,ogni achenio, fa nascere un nuovo Tarassaco ».

È questo il rumore che fa la felicità. Impercettibile, ma sempre in evoluzione e carico di amore.

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