Trama
«L’altra sera s’hann arrubbato ‘o televisore». Comincia così questa storia, con una sparizione, proprio mentre Pippo Baudo riempiva lo schermo. Le stanze, di colpo, «si sono messe tutte a sudare», e all’improvviso è scoppiato il silenzio. A raccontarlo a un commissario, nella sua lingua sgrammaticata, un misto sporco tra pugliese e campano, è Giuda o Giudarie?, un vecchio che abita nel mezzo di un paese qualunque del meridione, Merulana. Oltre che con quel televisore, Giuda condivide la sua solitudine con Ammonio, un gatto dalla vescica ballerina, e con il fantasma del padre, che è ancora arrabbiato con lui e non perde occasione per terrorizzarlo. Era stato proprio questo padre, sempre manesco e sregolato, a cambiargli l’anagrafe, compromettendone l’esistenza e imprimendogli a sangue questa nuova e infamante identità da delatore. Ora, a cinquant’anni di distanza, il furto del Mivar restituisce Giuda alla stessa strada della sua infanzia e ai suoi traffici eterni, agli insulti e alle compassioni, alla sua umanità violenta, derelitta e disperata. Da qui inizierà la sua discesa nel regno delle anime notturne e soltanto alla fine di questo lungo viaggio, cantato con amara ironia nell’epica popolare del dialetto, il protagonista potrà finalmente recuperare, a un prezzo altissimo, un po’ della sua dignità usurpata e il nome di battesimo.
Recensione a cura di Manuela Baldi
Pregio e difetto di questo libro? Il dialetto che da una parte limita e dall’altra esalta. Lo dico da appassionata, la cosa che più mi spiace quando leggo un dialetto che non conosco sono la pronuncia e l’intonazione sbagliata che do alle frasi. Ma tant’è, il libro è stato pubblicato così e anche se sono nata e cresciuta ad altra latitudine e mi siano più familiari pronunce più dure, il libro l’ho letto tutto. Grazie per le spiegazioni a fine libro, leggendo è stato tutto un avanti e indietro, anche se alcune parole non le ho trovate e quindi ho tradotto e compreso solo il senso della frase (almeno spero). Veniamo alla storia narrata: all’inizio del libro c’è l’elenco dei protagonisti, umani e non, che è uno spasso: ‘o televisore: ca se l’hann arrubbato e anche Mammoni: ‘o Presidente, chillu ca possiede pure l’aria ca respiri, e via così. La voce narrante è quella di Giuda, “ca so’ io, o ammenu cusì me chiamane ‘ntra ‘stu paise.” C’è dell’ironia triste in questo libro, ma una volta letta tutta la storia si capirà che per quanto fantastica, questa storia è molto reale e replicabile in molte parti dal nostro Paese e certamente non solo al Sud. Con modi e dialetti diversi è una storia che vediamo accadere di continuo. Continuando con la storia narrata, leggiamo di un uomo al quale hanno rubato il televisore ma non è la cosa peggiore che gli abbiano tolto, negli anni lo hanno privato del suo nome, non lo ricorda più nemmeno lui. La gente lo chiama Giuda, Giudariè quando non vuole infierire. Vive di poco e niente quest’uomo, il televisore per lui significa la sopravvivenza. Il furto del suo vecchio Mivar, infilerà Giuda in una storia incredibile raccontata con grande maestria da Graziano Gala. C’è il potente di turno che usa tutti i mezzi per affermare il suo potere, c’è il suo staff (confesso che mi sono venuti in mente i Promessi Sposi: don Rodrigo = Mammoni e i Bravi = ‘o staff d’o Presidente), ci sono le poche persone perbene che non hanno potere e non riescono a cambiare le cose. Ci sono le, tante persone, che accettano senza chiedere, per le quali tutto è normale. C’è l’annientamento dell’unica persona, Turi Bunna, “n’amico mio, disgraziato comm’a mme”, che avrebbe le capacità per cambiare le cose, con l’unico difetto di essere omosessuale “perché ‘ste cose s’hann a fare di nascosto senz’infangare il buon nome de ‘stu pais’emmerda.” C’è tanto amore, in questo libro, su tutti l’amore di Giuda per ‘Ngiulina, “ ’a muiere mia, ca mi manca sempre tropp’ assai”, come recita l’elenco all’inizio del libro, ma anche per altre persone, per gli animali. Proprio pensando alla storia d’amore di Giuda e ‘Ngiulina mi è venuto in mente Orfeo, che va negli Inferi a riprendersi la sua Euridice. Anche Giuda, farà una sorta di viaggio, molto doloroso, ma non voglio rivelare troppo, leggendo capirete. Ci sono i pensieri di Giuda che a volte sono confusi ma altrettanto chiari sulle cose che contano davvero. C’è perfino Pippo Baudo “ca è l’unicu ca ha fatte cose buone ‘ntra ‘sta nazione”. È un libro corto ma denso di significati e se non vi farete scoraggiare dal dialetto, c’è molto materiale su cui riflettere.
Dettagli
- Genere: narrativa
- Copertina flessibile: 176 pagine
- Editore: Minium Fax (15 aprile 2021)
- Lingua: Italiano
- ISBN-10: 883389181X
- ISBN-13: 978- 8833891811