Trama
Nei cinque romanzi (“Catrame”, “Nel nome di Ishmael”, “Gotha”, “Grande Madre Rossa”, “Le teste”) che vedono come protagonista l’ispettore Guido Lopez, Giuseppe Genna racconta di una Milano a cavallo tra Novecento e Duemila, che non è più la Milano da bere ma neppure ancora la metropoli luccicante post Expo. A metà tra noir, thriller apocalittico e spy-story, Genna ci parla di trame segrete sepolte in misteriosi schedari, depistaggi, complotti, terroristi ed ex terroristi, nuove potenze e loschi traffici umani.
Recensione a cura di Achille Maccapani
In principio fu l’uscita in edicola, nei Gialli Mondadori, di un romanzo breve e intenso, “Catrame”, dove l’esordiente scrittore milanese Giuseppe Genna apparì nel mercato editoriale italiano con il suo personaggio feticcio, l’ispettore della Polizia di Stato Guido Lopez, in servizio presso la Questura di Milano.
Correva l’anno 1999, ed era l’epoca in cui l’autore collaborava alla predisposizione dei portali web della casa editrice Mondadori, dopo un intenso periodo di lavoro svolto quale assistente parlamentare alla Camera dei Deputati. Proprio quest’ultima fase di vita romana, trascorsa anche nello studio dei documenti degli atti della commissione parlamentare P2 presieduta da Tina Anselmi, rappresentò per Genna lo schiudersi di un mondo parallelo e sconvolgente, quello di una realtà diversa e nascosta, rispetto a quella ufficiale, raccontata dagli organi di informazione. Assieme alle letture fervide e intense della narrativa americana contemporanea, oltre a numerosi influssi letterari ben visibili nella sua scrittura, il filone del ciclo Lopez ha rappresentato nel corso degli anni per lo scrittore milanese l’occasione per dare sfogo alle angosce, alle nevrosi, agli sguardi di una città, quella da lui vissuta da sempre (Milano), fin da bambino, nel quartiere di Calvairate, e a raccontare un clima urbano in trasformazione continua.
Il secondo atto della pentalogia lopeziana nacque poi da un confronto tra l’allora direttore editoriale Gian Arturo Ferrari e l’esordiente Genna, e in particolare dallo spunto del delitto insoluto per eccellenza nella storia dei misteri italiani del secondo dopoguerra: la morte del manager petrolifero Enrico Mattei. E proprio da questa intuizione, collegata a un progetto di attentato contro Henry Kissinger, derivò “Nel nome di Ishmael”: pubblicato nel settembre 2001, il romanzo non conobbe subito un successo strepitoso in Italia, ma esplose rapidamente all’estero; numerosissime furono le traduzioni, gli audiolibri nelle varie lingue, in pochi anni Genna si affermò a livello internazionale come uno dei maggiori scrittori di thriller in Italia. E il risultato si sente, ancora adesso, attraverso la lettura di questo libro mirabile (forse, a mio modestissimo parere, uno dei migliori romanzi thriller italiani di sempre): una narrazione adrenalinica, intensa, violenta, capace di coinvolgere il lettore, e di non lasciargli nemmeno un attimo di respiro.
Da quel momento in poi, le successive tappe del ciclo seguirono la scia tracciata con esiti folgoranti, e ci riferiamo a “Non toccare la pelle del drago” (2003) – che nel presente volume viene ribattezzato col titolo “Gothica” – e “Grande Madre Rossa” (2004), rispettivamente dedicati all’avanzata dei sistemi di potere criminale cinese in Italia e al nuovo terrorismo. In questa fase, Genna avrebbe potuto andare avanti. E invece, per proprie ragioni motivate, ha scelto di cambiare strada: lo si capisce attraverso la successiva produzione narrativa, e in particolare con il fluviale “Dies Irae” (uscito originariamente per Rizzoli 24/7 nel 2006, e ripubblicato negli Oscar Mondadori nel 2014), dove l’autore milanese ha messo nero su bianco l’esigenza di superare quella caratterizzazione di genere, unita alla parallela esigenza di uscire da quei confini per lui ritenuti fin troppo ristretti. E solo dopo parecchi anni, per la precisione con “Le teste” (2009), quinto e per ora ultimo episodio del ciclo Lopez, Genna è tornato sul luogo del delitto, con una scrittura profondamente diversa dalle origini, e lasciando l’amaro in bocca.
Nel corso degli anni i romanzi del ciclo Lopez (quasi tutti: solo “Le teste” non risulta essere stato ristampato negli Oscar Mondadori) sono stati infatti costantemente richiesti e ristampati a più riprese da un pubblico sempre più crescente di appassionati che, a mano a mano, hanno scoperto Genna, comprendendo come questi libri abbiano saputo mettere davvero in risalto, con una scrittura mirabile e coinvolgente, il vero lato oscuro di Milano e, più in generale, dell’intera nazione.
Ora, a ben dieci anni di distanza dalla pubblicazione de “Le teste”, finalmente esce in un unico volume il ciclo seriale dei cinque romanzi di Giuseppe Genna, dedicati all’ispettore Lopez. Pur mancando una specifica indicazione nel libro, si nota come i libri della serie siano stati riletti accuratamente dall’autore che, tra l’altro, ha scelto di eliminare le note di ringraziamento poste al termine di ciascuno degli stessi, e non ha neppure ritenuto (a differenza di quanto fanno, solitamente, altri autori in questo tipo di produzioni editoriali) di aprire il volume con una nuova introduzione: una scelta, questa, sicuramente voluta per lasciare campo libero ai lettori, da subito, con la prima tappa di “Catrame”.
Si deve quindi riconoscere che la pubblicazione di questo gigantesco e fluviale libro rappresenti un evento editoriale di indubbio valore di questo anno 2019 ormai vicino alla sua conclusione, per ciò che concerne la narrativa noir e, nello specifico, thrilleristica italiana. Il ciclo Lopez ha infatti rappresentato nei primi anni del 2000 un fondamentale punto di riferimento per gli appassionati del genere, ed è stato uno stimolo di studio, un modello, un’occasione per riconoscere in Genna una delle voci più valide della narrativa giallistica italiana.
Nel corso degli anni, va riconosciuto, come già sopra detto, che la sua attuale produzione si sia spostata verso altre direzioni, sempre più sperimentali e distanti rispetto a quelle originarie. Eppure ritengo personalmente, da semplice e appassionato lettore, di essere più affascinato da “questo” Genna, alle prese con i misteri d’Italia, con il lato oscuro del potere, con l’immagine nascosta di un meccanismo di poteri occulti che da sempre segnano, nel bene e nel male, il percorso della Storia. Ed è proprio “questo” Genna che, sinceramente, un giorno vorrei ritornare a leggere, nella certezza che potrebbe riprendere ad emozionarmi, a tenermi in tensione, e aprirmi nuovi scenari sconosciuti con le sue storie nere, con la sua visione di una Milano mai dormiente, sempre pulsante, e in preda ad ogni rischio di crollo, pronta a rialzarsi in ogni occasione.
“Romanzo nero” rappresenta – quanto al pari, ad esempio, del volume unitario dedicato alla trilogia di Jean-Claude Izzo dedicata al poliziotto italomarsigliese Fabio Montale –, pur nei suoi pregi e difetti (per questi ultimi, mi riferisco alle sue discontinuità forse dovute alla fluente scrittura letteraria, che tendono a togliere all’autore il giusto grado di sintesi ove necessario), uno dei capisaldi del noir italiano, che appare finalmente nella sua piena e totalizzante unitarietà.
Bentornato, dunque, ispettore Lopez: ti abbiamo aspettato per tanti, troppi anni. E chissà che, un giorno, il Miserabile Gius si decida a riprendere a raccontare i tuoi percorsi da dove ci avevi lasciato con il finale de “Le teste”. A tutti i lettori di “Gialloecucina” non posso dunque che raccomandare di acquistare “Romanzo nero”, magari anche in occasione delle festività natalizie. Perché questo è un libro davvero imperdibile e che non può assolutamente mancare nella libreria personale di ciascun lettore appassionato di noir italiano.
Dettagli prodotto
- Copertina flessibile: 1452 pagine
- Editore: Mondadori (19 novembre 2019)
- Collana: Oscar bestsellers
- Lingua: Italiano
- ISBN-10: 8804715332
- ISBN-13: 978-8804715337