Requiem per un’ombra
Sal Puglise ha sessantatré anni. Alle spalle tanti fallimenti e il futuro non si prospetta certo migliore: pensione da fame, due o tre amici fidati, un pappagallo fissato con le telenovelas e una solitudine che gli si allarga davanti agli occhi. Sulla scrivania pochi casi, squallide fotocopie uno dell’altro. D’altronde il mestiere dell’investigatore privato non è più quello di una volta. Infedeltà coniugali, dipendenti assenteisti, qualche persona scomparsa. E poi la gente, che è sempre meno disposta ad accettare la verità, e ancora meno a pagarla. Ci vorrebbe un caso per chiudere in bellezza, un’occasione per fare un po’ di soldi e sparire. Ed eccola l’occasione. Una rapina finita male, una brutta storia che ha riempito le prime pagine dei giornali. Puglise si tuffa subito nel lavoro, le cose si mettono bene, c’è tempo anche per cercare il fratello di Dalia, una cliente bella da mozzare il fiato e misteriosa il giusto. La sua Torino, però, non è più la Shangri-La del jazz, dove potevi incontrare Chet Baker al bancone dello Swing Club e farti offrire da bere, è una città diversa, spigolosa, ammorbidita solo a tratti da una malinconica nota blues. Forse in un altro mondo, forse nel migliore dei mondi possibili, tutto filerebbe liscio, ma non è certo li che abita Sal.
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L’investigatore privato? Un bel lavoro tranquillo, certo qualche difficoltà ci può stare, ma tirando le somme, non è niente male. Leggere “Requiem per un’ombra “ qualche perplessità rispetto a quanto scritto poca sopra non può non subentrare. E come abbiamo imparato, leggendo,non può mancare la città che cambia seguendo l’evoluzione dei tempi,Torino con la periferia che da ex campagna diviene ex fabbrica; Mirafiori che non è solo e soltanto FIAT, il ristorante marocchino, lo spaccio sotto le tettoie del mercato, il market dei “ bangli ” ed il salone massaggi thailandese. Ma,qualche rigo sopra mi riferivo sull’essere investigatore privato, infatti in queste 268 pagine abbiamo a che fare con Sal Puglise, 63 anni, vicino, fortuna sua, alla pensione, considerato, a ragione, il decano degli investigatori privati in circolazione a Torino, che fa affidamento a contatti, che non sono altro che informatori, soprattutto gente a cui chiedere piaceri, senza segretaria e, cosa da non sottovalutare, con il lavoro che viene a cercarti e non l’inverso, alla ricerca di quel colpo grosso, di quella cosiddetta botta di culo che ti può far dare una svolta alla quotidianità ripetitiva, a quel qualcosa che aspetti e che ti fa cambiare decisamente, volente o meno, di sicuro volente .Un investigatore che si fa desiderare, professionalmente. Puglise ha fatto scuola di esperienze, e non si allontana da alcuni insegnamenti utili:esaminare la scena del crimine per capire cos’è successo, verificare l’attendibilità delle informazioni raccolte; ma di sicuro si attiene al suo livello soggettivo: evitare i ricordi e guardare avanti,e perché un bravo investigatore deve essere anche un po’ psicologo tenendo in considerazione l’importanza della componente umana delle relazioni, un Puglise che parla con se stesso, che segue il principio del non porsi domande,m visto che hai bisogno di risposte . E se incocci il tabaccaio rapinato da un tossico, ti devi misurare anche con la psicosi collettiva che è divenuta fenomeno di massa e che chiede sicurezza attraverso le soluzioni più facili: ronde ad esempio. Una Torino, una parte di essa, che grazie al jazz, si tranquillizza. Sal che si attiene a regole imprescindibili: 1) imparare a fare domande, senza domandare; 2) chiacchierare invece di interrogare; 3) tenere un basso. Un investigatore privato che entra in relazione, per ovvi motivi, con colui che svolge un ruolo di tutore dell’ordine, un razzista, fascista e perché no, classista; dalle loro difficoltà relazionali emergono i muri che separano l’essere poliziotti ed investigatori privati; non può non avere alcune fissazioni che lo contraddistinguono: in questo caso abbiamo a che fare con ? Rico: il pappagallo, ed un noir contrassegnato dalla musica, se prima era citato il jazz, impossibile non citare la musica argentina, Gardel ed il tango. E quindi? I dubbi rispetto alle ultime cose scritte: il collegamento tra la musica argentina ed il noir “ Requiem per un’ombra “ può essere svelato solo nel leggere Pistacchio&Toffanello, e se l’investigatore privato è da ritenersi abusato, nelle pagine descritte a varie mani, avanti, con l’investigatore, certo da maneggiare con cura senza abusarne.

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