Reo confesso
Quando Soneri, camminando per il parco della Cittadella della sua Parma, si avvicina a un uomo riverso su una panchina, per capire se è solo un barbone addormentato o se è qualcuno che sta male, certo non immagina che sta per cominciare una delle vicende più assurde e intricate di tutta la sua carriera. L’uomo, infatti, tal Roberto Ferrari, confessa a Soneri di aver appena compiuto un omicidio. Ha ucciso un promotore finanziario che lo aveva rovinato sperperando in affari illeciti e cocaina i risparmi di una vita, che Ferrari gli aveva affidato. Apparentemente, l’indagine più rapida della storia del commissario Soneri, anche perché Ferrari fornisce tutte le prove che servono a dimostrare la sua colpevolezza: c’è la vittima, c’è il movente, c’è il reo confesso. Ma Soneri non è uomo di carte, o di tecnologie, o di impronte digitali. È un uomo di intuito, e il suo intuito gli dice che c’è qualcosa che non torna, che in questa apparente semplicità c’è qualcosa di sospetto. Non immagina quanto ha ragione.
Un’indagine del commissario Soneri

Recensione a cura di Dario Brunetti

Dopo il grande riscontro sia da parte dei lettori che della critica con il romanzo L’ora buca, torna Valerio Varesi col suo personaggio, il commissario Soneri che lo vedrà impegnato in un’indagine del tutto insolita e particolarmente spiazzante .Reo confesso è il titolo del suo nuovo noir.

Come una tranquilla passeggiata al parco della Cittadella di Parma può essere sconvolta da una tremenda quanto inaspettata rivelazione, il commissario Soneri vede un uomo addormentato su una panchina, a prima vista pare si tratti di un barbone, inizia una pacata conversazione che porterà a una confessione, perché quell’uomo, nella persona di Roberto Ferrari ha ucciso un uomo.

Non resta al commissario Soneri di consegnarlo immediatamente alla giustizia, ma cosa ha spinto Roberto Ferrari a compiere quel brutale delitto? Il desiderio di vendetta e di liberazione per mettere fine ai tanti soprusi e umiliazioni subite da parte di un certo Malvisi, un promoter finanziario che ha messo la sua famiglia sul lastrico, infatti i risparmi di una vita che sono finiti in un lusso smodato ed eccessivo da parte di un uomo sempre pìù impegnato ad accumulare ricchezze a discapito di tanta povera gente, proprio come nel caso del Ferrari che si è sentito tradito e raggirato.

Una rivelazione del genere potrebbe mettere fine ai giochi, ma l’indagine che sembra giungere al capolinea,  invece è appena cominciata, perché il commissario Soneri nutre dei forti dubbi in merito al responsabile dell’evento delittuoso, nonostante le circostanze siano cosi chiare e lampanti per gli inquirenti.

Ma non per una persona così ostinata come lui, con la sua grande capacità di introspezione e di saper leggere negli occhi degli uomini, fondamentale il suo percorso di vita e grazie alla sua esperienza che mettono il commissario nella condizione di sapersi addentrare nei labirinti della mente umana e di saper tirare fuori il male oscuro che vi si nasconde.

E allora la soluzione del caso in questione non è così a portata di mano, contro il volere dei suoi superiori bisognerà assegnare il vero colpevole alla giustizia.

Un’inchiesta difficile e ai limiti dell’impossibile, dove non ci sono punti di riferimento su cui partire per incanalarla sul binario giusto, ma non per Soneri capace di cancellare l’evidenza dei fatti che anche l’ipotetico assassino sembra reclamare a gran voce.

A tal proposito voglio enunciare le parole dello scrittore Antonio Pizzuto( Signorina Rosina uno dei suoi testi di grande rilievo) nonché poliziotto che diventò vicepresidente dell’Interpol che diceva : “ la storia è sempre nella narrazione dei fatti mai nel racconto” ed è anche nella serie infinita di altre possibilità che per concretizzarsi, finiscono con l’estromettere l’esito di un’azione, non è assolutamente vero che l’esito perviene dall’intento ma è il contrario, è lo stesso intento fiorire dall’esito.

Pizzuto ne evidenziava questo concetto da antistoricista, identica cosa in questo romanzo fa il suo protagonista assoluto che nutre una totale sfiducia dei fatti analizzati che appaiono cosi trasparenti a discapito del reo confesso a cui non crede, dei suoi superiori ai quali dovrà cercare di placare gli animi inquieti e della sciagurata stampa che non vede l’ora di sbattere il mostro in prima pagina, per citare un famoso film del 1972 di Marco Bellocchio con un eccellente Gian Maria Volontè.

Pertanto affinchè non si metta una pietra tombale sulla storia di un uomo che si autoassegna la responsabilità del crimine si deve andare contro corrente proprio come il buon Soneri vuol fare cercando di cancellare l’evidenza dei fatti, andandoli a ricostruire in modo accurato e cercandoli nella loro concretezza grazie all’aiuto della sua squadra. Interessante e di particolare rilievo il ruolo della sua compagna Angela che in qualità di avvocato si troverà a difendere proprio il Ferrari.

Reo confesso è un noir di qualità assoluta e di rara bellezza che solo da un autore del calibro di Valerio Varesi potevo forse aspettarmelo, per la grande capacità di andare oltre il romanzo superandosi ovviamente cercando di offuscarne la logica o quel che si vuol presentare in modo chiaro e abbastanza evidente, con quella grande abilità di mischiare le carte anche a costo di sovvertirne gli schemi, in questo aspetto il commissario Soneri ne è maestro.

Un altro punto nel quale il testo si focalizza è la figura dell’uomo, la cattiveria , il disprezzo e la sete del denaro che come ho più volte citato ricordando le parole di papa Francesco rappresenta lo sterco del diavolo definendo la sete del tutto inutile che scava abissi attraverso l’egoismo, proprio come la mondanità del Malvisi con i suoi vizi e i suoi lussi che ingoia il bene della povera gente onesta come il Ferrari e altri personaggi del romanzo.

Immagino Soneri camminare per le vie di Parma sconsolato e incredulo, inghiottito dalla nebbia che si porta via le sofferenze dell’animo umano. Forse nei suoi silenzi si nasconde l’urlo più forte che sa di ribellione.

Leggendo Varesi mi sembra di incontrare il maestro George Simenon, del resto non mi spiegherei il suo grande successo in Francia, l’autore piemontese merita secondo me, un riscontro ancora maggiore più di quanto già possiede nel nostro paese, ma sarebbe un eufemismo inquadrarlo solo come un noirista perché è molto più, a mio avviso non si è solo contraddistinto per questo genere letterario ma anche per romanzi di grande spessore come Lo stato di ebbrezza, Le imperfezioni e il paese di Saimir  solo per citarne solamente alcuni.

L’Italia è in piena pandemia, un paese dove le regole vengono quasi imposte e dove tutti sembrano adeguarsi, forse non proprio tutti !

C’è un vecchio proverbio che dice : più le cose sembrano cambiare e più rimangono le stesse, ecco per il protagonista la quotidianità è rimasta tale, forse ha solo preso in maniera prepotente il sopravvento, e non è mica poco !

Ottima Lettura !

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