“Antonia ricorda ancora come si era fermata a salutarla prima di salire sul furgoncino con cui stavano portando via Jon. Una donna elegante, dal volto amabile.
Un volto amabile che nessuno oltre a lei ha visto”
Antonia Scott e Jon Gutiérrez, l’uomo grosso e la donna piccola, parte tre. La trilogia si chiude, il dado è tratto, eccoci all’atto e scontro finale! Iniziamo con una premessa onesta e concisa: toglietevi dalla capoccia di poter leggere Re Bianco senza essere passati per i precedenti volumi della serie; questo non è uno stand alone, un romanzo che vive senza abbracciare e richiamare di continuo le sue premesse, qui o siete passati per le peripezie in toto della strana coppia di poc’anzi, o leggere quest’opera sarà piacevole come un calcio nei denti e comprensibile quanto l’ostrogoto rovesciato. Bene, credo di aver reso l’idea, ora passiamo ad analizzare questa terza incursione nel mondo di intrighi, spionaggio e peripezie del duo stravagante, quasi comico, rappresentato dalla fragile e nervosa protagonista e dal suo corpulento comprimario. Posso dire senza timore di essere smentita che a questo bislacco duo ci si affeziona piano piano, sono due protagonisti volutamente in bilico tra serio e faceto, e qua e là ci vengono elargiti passaggi caratterizzati da una ironia fine, in grado di strappare più di un sorriso. La strana coppia, sicuramente si presta a trasposizioni cinematografiche o televisive, forse in modo voluto già dal principio, con un po’ di forzatura in tal senso, ma senza sminuire la qualità di questi due comprimari e anti-eroi per antonomasia. Il problema che affligge tutta la trilogia di Gòmez-Jurado è che vorrebbe essere rapida e accalappiante quanto un film d’azione al cardiopalma ed invece risulta lenta, incatramata, farraginosa, con pregevoli passaggi, una prosa ricca, a tratti geniale e tagliente, ma c’è una lentezza di fondo (che raggiunge il suo culmine nel precedente Lupa Nera) che scoraggia notevolmente la lettura delle gesta di Antonia Scott e soci. Ci sono personaggi e frammenti letterari memorabili, ma il tutto vorrebbe andare alla velocità della luce, mentre invece scorre impantanato e appesantito. In Re Bianco tornano a galla molti dei misteri e nodi rimasti irrisolti nel primo libro della trilogia, in effetti sospesi e rimandati all’atto tre a seguito del pezzo intermedio che poco di essi si era curato, con una parentesi di mafie russe che risulta nell’insieme l’anello debole del trittico. In questo atto finale la tensione e adrenalina tornano a livelli di buon coinvolgimento, senza lasciare per strada difetti, così come i pregi, dello stille narrativo dello scrittore spagnolo. Accantonata la parentesi di transizione “russa” con Lupa Nera, si ritorna nel vivo dei nodi rimasti irrisolti, con i convincenti antagonisti su cui spicca la carismatica e mortale Sandra Fajardo, nemesi e ossessione della gracile eroina Antonia Scott, che finalmente diviene più umana e meno automa, e di conseguenza all’atto terzo le si vuole assai più bene! Re Bianco è, a conti fatti, il romanzo più riuscito e travolgente del terzetto, pur non tradendo la sua naturale “dipendenza affettiva” dai volumi che lo hanno preceduto: là dove Regina Rossa si dilungava in una verbosa fase preliminare di presentazione dei protagonisti, e Lupa Nera sospendeva il succo delle peripezie, qui troviamo pieno coinvolgimento, ritmo, antagonisti ed eroi che si imprimeranno nel gran finale.