Genere:
Questioni di sangue
Il rione Sanità è un’isola. Un lungo ponte lo divide dal resto di Napoli. Qui, i vivi e i defunti convivono da secoli e non vi è posto, più di questo, in cui morte e vita siano così strettamente intrecciate. Ed è qui che, dopo quarant’anni, due fratelli si rincontrano. Raffaele, dato in adozione giovanissimo alla morte della madre, ci torna come parroco della basilica di Santa Maria alla Sanità. Peppino, invece, è il boss del quartiere. Due uomini che non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro. Eppure, il richiamo del sangue, ineludibile, li unisce. Un legame che è fonte di pericolo e tormento per entrambi. Quando la morte colpisce e un cadavere viene ritrovato in un appartamento del rione, le indagini, suffragate da un testimone poco affidabile, seguono un unico bina – rio. Quell’omicidio fa tirare un sospiro di sollievo a tante persone, ma Raffaele non si lascia abbindolare. Decide di rivolgere il suo sguardo, esperto della vita, proprio tra la sua gente, anche se questo significa guardare qualcuno di molto, forse troppo, vicino a lui. Ma Raffaele non si è mai fermato davanti a nulla e non inizierà adesso. Sa bene che le sue indagini possono compromettere un equilibrio basato su regole non scritte e allo stesso tempo inderogabili, ma deve andare avanti. Per – ché la Sanità è un’isola e per navigare il mare che la circonda ci vogliono coraggio, passione e un concetto diverso di verità. Nel suo romanzo, Anna Vera Viva ci guida in uno dei rioni più affascinanti del nostro paese. E, attraverso la potenza del sangue, ci fa conoscere l’animo umano e le sue contraddizioni. Dopo aver letto questo libro, l’eterno scontro tra bene e male avrà un sapore nuovo.
Un’indagine nel cuore segreto di Napoli

Recensione a cura di Dario Brunetti

Questioni di sangue è il nuovo romanzo di Anna Vera Viva edito Garzanti.

Ambientato in periferia di Napoli, il rione Sanità diventa protagonista di storie di vita pulsante e di un delitto.

Situato a breve distanza dal centro storico, si trova ai piedi della città di Capodimonte, piccolo comune noto soprattutto per la sua porcellana che risale ai tempi della dinastia borbonica.

Il Rione Sanità è uno dei quartieri più antichi di Napoli, risale al 1500 e la sua origine nasconde qualcosa di segreto e al tempo stesso di magico: la leggenda narra che in questo rione avvennero dei miracoli invocando i morti che appartenevano ai cimiteri dei quartieri limitrofi e inoltre era definito un luogo salubre, pieno di boschi e sorgenti d’acqua. Vi è nato il principe Antonio De Curtis in arte Totò, la sua notorietà lo porterà a diventare il comico più famoso del mondo, il successo lo porterà alla ribalta, ma Totò divento un uomo capace di accumulare così davvero tante ricchezze? La vera ricchezza stava nel suo animo interiore, il rione Sanità era uno dei quartieri più poveri di Napoli, la miseria e la povertà la comprende meglio sempre chi la vive, infatti quando tutti dormivano Totò accompagnato dal suo autista, nascondeva delle banconote sotto le porte dei bassi della zona. Ecco la vera nobiltà del principe Antonio De Curtis.

Per introdurre questo romanzo era necessario fare una premessa sulla suggestiva e affascinante ambientazione di uno dei rioni più antichi della città partenopea e anche su chi l’ha realmente vissuta, in realtà non sarà la sola protagonista , poi come sempre ci sono i personaggi con il loro fortissimo legame di sangue, due fratelli che sono protagonisti nel bene e nel male, il primo è Don Raffaele che torna a Napoli nelle vesti di parroco nella basilica di Santa Maria alla Sanità e il secondo Peppino, uno dei più potenti boss del quartiere, si ritrovano dopo quarant’anni dopo la morte prematura della loro madre.

Raffaele è stato dato in adozione, una volta diventato adulto sceglie l’abito talare e approdato nel rione Sanità di Napoli vuole rincontrare suo fratello che ha optato invece per la strada opposta che rappresenta il male, tra di loro, vi è un legame che scorre prepotentemente e nasce soprattutto in Raffaele la voglia di ritrovarsi e riabbracciarsi seppur nell’incredulità di Peppino che riconosce Raffaele solo in un secondo momento, il suo piccolo fratello che doveva doverosamente proteggere e che le avversità della vita li ha portati a dividersi.

Ma nello stesso rione si consuma una storia di sangue, viene rinvenuto il cadavere di Renato, un agente dell’Antidroga che svolgeva delle attività illecite, come l’usura; intorno a lui ruotano una serie di personaggi che si sentono quasi oppressi e soffocati dalla presenza di questo losco poliziotto prossimo a diventare sposo di Anna, una ragazza invaghita che non riesce a intravedere il male nella figura dell’uomo e che forse solo suo padre Roberto riesce a percepire guardando con maggiore diffidenza e distacco e preferendogli alla lunga il giovane Massimiliano.

I sospetti cadono su Totore, un uomo che doveva restituire dei soldi a Renato, ma l’ispettore Carmine Vitiello dovrà affidarsi alle indagini segrete di don Raffaele dotato di grande perspicacia e acume investigativo, ma non solo, saprà leggere l’anima meglio di nessun’altro addentrandosi negli abissi del cuore nero degli esseri umani riuscendo a intravedere quella luce fioca che lo porterà alla risoluzione del caso.

Questioni di sangue è un noir di struggente bellezza che spicca nella sua magnificenza attraverso una narrazione limpida e cristallina e grazie a una prosa dolce e delicata dell’autrice, racconti del passato e del presente che si mescolano, degli spaccati di vita che sono una fedele ricostruzione di una realtà profonda che sfocia anche nel dramma e nell’inevitabile tragedia che si consuma lasciando ferite che forse non si rimargineranno mai più.

Solo l’amore lenisce le ferite dell’animo umano, padre Raffaele a volte si pone molti interrogativi e sulla capacità di essere all’altezza del suo ruolo, mettendo in discussione la figura dell’uomo, quanto siamo disposti al perdono e a capire i nostri simili?

Ho apprezzato molto il personaggio di Assuntina, la sua fedele perpetua piena di attenzioni e di amorevoli cure nei confronti del prossimo con la capacità di indagare e di saper porre le domande giuste con la sua discrezione per risalire ai fatti dell’omicidio.

La capacità dell’autrice sta nel trasmettere ai lettori questa preziosa opera letteraria, di catalizzarne l’attenzione, di carpirne eventi e le situazioni, di saper dare quel giusto impatto emotivo alla narrazione e poi ci sono loro i personaggi, protagonisti indiscussi di una città che si muove in chiaro scuro, piena di luci ed ombre e infine c’è il sangue, che a volte scorre a fiumi per le strade ma è anche l’elemento imprescindibile che lega un legame da non scalfire e che ha quella necessità impellente di ritrovarsi per essere protetto e custodito, un rapporto che si era perso e che finalmente con grande sofferenza si è ritrovato.

Prova magistrale di Anna Vera Viva che attraverso il dono della narrazione ha saputo raccontare una storia nera con stile ed equilibrio in una piccola isola dove regnano anime inquiete alle quali bisogna portare un po’ di sollievo e pace, almeno fin dove si può, quando c’è un delitto che si consuma inesorabile e allora una sola giustizia forse non basta soprattutto se c’è un prete capace di constatare le cause del peccato e affidarle alla legge del buon Dio.

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