Omicidio alla Statale
La professoressa Eleonora Mais viene uccisa nel suo ufficio all’Università Statale di Milano. Da subito si conosce il colpevole, ma non il movente. A questo quesito il lettore troverà risposta leggendo il resoconto, in prima persona, di El Tiburon (Lo Squalo), protagonista di questo noir metropolitano ambientato prevalentemente nel capoluogo lombardo. El Tiburón, nato e cresciuto a Barcellona, trascorre l’infanzia circondato dall’affetto delle sue due madri adottive e del suo amico Primo, un misterioso italiano giunto in Spagna negli ultimi anni del franchismo, che gli insegna la lingua e la cultura italiane, ma soprattutto gli insegna a rubare, a nascondersi, a usare le armi e le arti marziali. Il giorno del diciottesimo compleanno il ragazzo scopre alcune delle verità sul suo passato, che fino a quel momento gli erano state taciute. Scopre inoltre che Primo lo ha iscritto all’Università, e più esattamente a un corso di laurea in Storia alla Statale di Milano, in Italia. Da quel momento la vita del ragazzo è stravolta. A Milano prende contatto con alcuni vecchi amici di Primo e trova un lavoro (illegale) nel cuore del Ticinese – l’antico quartiere del suo mentore – dove col tempo inizia a ricomporre e a risolvere gli antichi misteri legati ai suoi genitori. Tuttavia, il nuovo lavoro e la frequentazione dell’università lo porteranno ad affrontare situazioni pericolose. I personaggi e i quartieri milanesi sono descritti dall’autore con sapiente abilità, e le atmosfere meneghine sono anch’esse protagoniste del romanzo di Vergallo.
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Recensione a cura di Dario Brunetti

Omicidio alla Statale è un noir cupo e molto intenso, che ha come protagonista Guillermo, figura essenziale del romanzo, da tutti soprannominato El Tiburón, lo squalo, nato a Barcellona, nel Barrio Chino nel 1990. L’autore ci racconta la sua giovane ascesa alla carriera criminale, caratterizzata dal veloce apprendimento dell’uso delle armi grazie agli insegnamenti di Primo, persona fondamentale ed un vero maestro di vita.

Ma nel quartiere Ticinese di Milano, dove il protagonista è costretto a trasferirsi, si trova a dover affrontare più di un’avversità sul proprio cammino, una vera e propria corsa ad ostacoli.

Vergallo concentra la sua storia su Guillermo, un ragazzo nevrotico, con un passato pieno di ombre e di misteri, un personaggio in continua metamorfosi e costretto a cambiare più volte pelle, sempre più circondato dalla morsa dei servizi segreti che fanno il bello e cattivo tempo del romanzo, figure onnipresenti nelle vite dei personaggi di questa storia magistralmente raccontata.

L’autore, con un linguaggio che bada all’immediatezza e alla sostanza, ci serve un noir saporito tutto da gustare, per un romanzo da vivere e da scoprire.

Penso che il lettore si legherà particolarmente a El Tiburón per la sua velocità di pensiero, per le sue scelte abbastanza nette –  non esita mai, è sempre molto deciso – per la sua capacità di amare, di affezionarsi e per la sua una notevole profondità d’animo.

Molte donne si troveranno sul suo percorso di vita, da qualcuna si dovrà difendere e dovrà fronteggiarla nell’unico modo che conosce e per altre passerà da essere il compagno di una notte a vero e proprio amante.

Di particolare rilievo le citazioni dell’intellettuale dissidente e saggista Cioran, dal quale uno dei personaggi trae fonte di ispirazione.

Dopo Milano frammenti, Vergallo si conferma pienamente nel genere noir, affinando le doti di scrittore con l’uscita di questo incredibile e sorprendente romanzo da non lasciarsi sfuggire.

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