Recensione a cura di Dario Brunetti
Omicidio alla Statale è un noir cupo e molto intenso, che ha come protagonista Guillermo, figura essenziale del romanzo, da tutti soprannominato El Tiburón, lo squalo, nato a Barcellona, nel Barrio Chino nel 1990. L’autore ci racconta la sua giovane ascesa alla carriera criminale, caratterizzata dal veloce apprendimento dell’uso delle armi grazie agli insegnamenti di Primo, persona fondamentale ed un vero maestro di vita.
Ma nel quartiere Ticinese di Milano, dove il protagonista è costretto a trasferirsi, si trova a dover affrontare più di un’avversità sul proprio cammino, una vera e propria corsa ad ostacoli.
Vergallo concentra la sua storia su Guillermo, un ragazzo nevrotico, con un passato pieno di ombre e di misteri, un personaggio in continua metamorfosi e costretto a cambiare più volte pelle, sempre più circondato dalla morsa dei servizi segreti che fanno il bello e cattivo tempo del romanzo, figure onnipresenti nelle vite dei personaggi di questa storia magistralmente raccontata.
L’autore, con un linguaggio che bada all’immediatezza e alla sostanza, ci serve un noir saporito tutto da gustare, per un romanzo da vivere e da scoprire.
Penso che il lettore si legherà particolarmente a El Tiburón per la sua velocità di pensiero, per le sue scelte abbastanza nette – non esita mai, è sempre molto deciso – per la sua capacità di amare, di affezionarsi e per la sua una notevole profondità d’animo.
Molte donne si troveranno sul suo percorso di vita, da qualcuna si dovrà difendere e dovrà fronteggiarla nell’unico modo che conosce e per altre passerà da essere il compagno di una notte a vero e proprio amante.
Di particolare rilievo le citazioni dell’intellettuale dissidente e saggista Cioran, dal quale uno dei personaggi trae fonte di ispirazione.
Dopo Milano frammenti, Vergallo si conferma pienamente nel genere noir, affinando le doti di scrittore con l’uscita di questo incredibile e sorprendente romanzo da non lasciarsi sfuggire.
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