Con questo nuovo romanzo torna al grande pubblico una tra le scrittrici americane più apprezzate e amate dai lettori, Alafair Burke, indicata da molti come l’erede della grande Mary Higgins Clark, con la quale aveva condiviso la stesura di alcuni thriller.
Leggendo questo libro si viene catapultati direttamente in una puntata delle serie americane poliziesche. Si parte dai detective che vengono chiamati sulla scena del crimine, a cui segue l’impianto dell’indagine con il coinvolgimento dei vari personaggi ascoltati dalle forze di polizia, la creazione del caso, lo scrupoloso lavoro di raccolta delle prove che porta alla risoluzione del caso.
Il romanzo si legge agevolmente, la lettura è piacevole, scorrevole, visiva. I personaggi sono ben caratterizzati, gli argomenti trattati sono importanti. La Burke tratta di disagio giovanile, del rapporto sempre complesso tra genitori e figli, di maltrattamenti femminili, di minacce attraverso i blog, il pericolo di cyber stalker, dei preconcetti verso i transgender, destinatari di sospetti e accuse. Altro argomento molto interessante affrontato in questo libro è la sperimentazione dei farmaci. L’autrice tocca un argomento delicato quale i test farmacologici. Viene illustrato il procedimento di come vengono ammessi i candidati e di come siano le stesse aziende farmaceutiche a controllare la sperimentazione dei propri prodotti.
Sicuramente il personaggio che mi ha colpito di più è stata la detective Ellie Hatcher, figlia di un poliziotto che si è suicidato per motivi non chiari. Questa tragedia non può che segnare negativamente e profondamente la vita di Ellie, che non riesce a capire e accettare il gesto del padre. Il lettore viene coinvolto sia nelle sue vicende lavorative che personali, rendendo così la protagonista un personaggio reale.
Ellie e il collega Rogan vengono chiamati per un delitto avvenuto in una zona elitaria, in una splendida casa nell’Upper East Side, dove rivengono il corpo senza vita della sedicenne Julia, nella vasca da bagno, con le vene tagliate e una lettera d’addio. Il caso sembra subito chiaro, tutto porta al suicidio, ma dietro importanti pressioni della famiglia, assolutamente certi che si tratti di omicidio, parte l’indagine.
L’investigazione ci svela pagina dopo pagina una realtà molto complessa. Julie non era una felice, spensierata, ricca sedicenne, la ragazza nasconde molti segreti. Sceglie amici molti diversi da lei, sia per stato sociale e discutibili sono le sue scelte affettive.
Altro personaggio molto interessante è l’amica di Julia, Ramona. La situazione familiare di quest’ultima è molto complessa, non conosce la madre biologica, ma ama Adrienne Langston come se lo fosse e verso di lei ha un forte senso di protezione, per cui richiede con insistenza l’aiuto di Ellie e Rogan. Adrienne è autrice di un blog anonimo, dove sfoga il suo vissuto di violenze e maltrattamenti, allo scopo di chiudere la ferita con il suo doloroso passato. Insieme ai messaggi di solidarietà compaiono però minacce. Ad opera di chi? Paradossalmente le minacce rendono il blog virale, le visite raggiungono il picco, regalando alla sua autrice risvolti positivi in termini di visibilità. L’indagine sulla morte di Julia si amplia, si intreccia con le minacce ricevute da Adrienne, coinvolgendo anche il mondo virtuale.
Tassello dopo tassello, l’autrice costruisce una trama ben articolata, credibile, per cui consiglio assolutamente la lettura di questo libro a quanti amano le serie poliziesche e mi auguro di ritrovare la detective Ellie Hatcher, il collega Rogan, il fratello Jess e il fidanzato Max, coinvolti in altre storie.
Concludo questa mia recensione con la frase di questo romanzo che mi ha colpita di più:” Non tutto è bianco e nero, ma questo non significa che l’alternativa sia solo una sfumatura di grigio. Le cose possono essere bianche e nere, giuste e sbagliate contemporaneamente”.