La storia si apre con una citazione dell’Inferno di Dante, Canto V, girone dei lussuriosi “La bufera infernal, che mai non resta, mena gli spirti con la sua rapina: voltando e percotendo li molesta”. Il vento viene fuori dalle pagine, è un incipit forte che preannunzia la narrazione, abbatte le difese, travolge il lettore e lo trascina nella storia. Da questo momento in poi si diventa protagonisti del racconto, non si può scappare.
E’ la storia di Joel DeBlasio. Sta festeggiando il suo trentesimo compleanno, all’interno del suo locale, il Game Over. Non sembra mancare nulla: ricchezza, donne, i suoi collaboratori. E’ la vita di un ragazzo di successo, a capo di una grande azienda, la Sunny Computer, a cui sta per offrire un altro importante traguardo con un significativo accordo internazionale.
Alla vigilia della firma, il suo Amministratore Delegato viene trovato morto. Si pensa subito all’avvelenamento. L’azienda subisce un duro colpo, i suoi titoli iniziano a perdere valore, ma soprattutto Joel si trova coinvolto in una serie di accuse che fatica a gestire e a cui deve dare risposte. Come nella maggior parte delle situazioni umane, la debolezza lo rende attaccabile e nel turbinio di inseguimenti, intercettazioni e tentativi di boicottaggio personale, Joel sente dentro di sé tutta l’insicurezza di chi non ha commesso le giuste scelte, non ha assecondato l’istinto. Sente salire il senso di smarrimento e solitudine, dettato da legami sociali che perdono di sostanza, che gli innescano il sospetto, gli sfibrano la fiducia verso le persone di riferimento. Il suo intimo e mai dismesso bisogno di amore e di legami sinceri lo hanno indotto a fidarsi di alcune persone. Affiorano i riferimenti al passato, alla sua infanzia, ai suoi traumi irrisolti, alla corazza che ha dovuto costruirsi per resistere ai suoi demoni interiori, per tenerli a bada.
I vizi rappresentano una fuga dalla realtà, da se stesso, da un’identità che gli appartiene, che non lo fa sentire a casa. Non è questa la vita che desidera, né quello di cui ha bisogno, eppure sembra non aver capacità di scelta, non aver alternativa. Ci casca e ci ricasca, sapendo anticipatamente che non ne guadagnerà soddisfazione alcuna. Il successo non lo ripaga, in alcun modo.
Le cose semplici, la religione, i richiami alla famiglia: tanti tentativi di riflessione su ciò che crea nell’uomo un riferimento sicuro, che gli dà armonia.
Tutto questo si intreccia con la necessità immediata di difendersi dalle accuse: il suo mondo crolla, ma lui vuole dimostrare la sua innocenza. Anche in questa circostanza cercherà l’aiuto degli altri, misurerà le persone attorno a lui. Deve per forza farlo: non ci si salva da soli, non in una società nella quale è necessario stabilire legami. Ce la farà? La narrazione scorre veloce, incalzante, la suspense è altissima. L’emotività e l’umanità del protagonista non ci permettono di abbandonarlo, neanche per un secondo. Siamo con lui nelle sue tempeste interiori, dentro e fuori casa, nella sua vita lavorativa e personale. La narrazione ci permette di affiancarlo in ogni secondo, di leggere ogni sua sfumatura. Joel non ci lascia scampo. In lui c’è posto per ogni nostro limite, malessere, scompenso, paura. In lui c’è il nostro istinto, la nostra fragilità, la nostra vulnerabilità di fronte alla vita e alle conseguenze delle nostre scelte. In lui c’è anche la nostra speranza, quel fuoco a volte impercettibile che continua a tenerci in vita, nei momenti bui, quella scintilla che ci fa combattere le battaglie anche a mani nude e ci permette di ritrovarci, anche quando e dove non lo crederemmo possibile.