Nestor Burma e il Mostro – Léo Malet
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Nestor Burma e il Mostro – Léo Malet

Trama

È agosto e all’Agenzia Fiat Lux non si muove foglia. Nestor Burma si ritrova senza molto da fare: subisce l’agguerrita concorrenza di un ambizioso giornalista che, grazie alle sue inchieste, cerca di offuscare la sua fama e di rubargli il titolo di detective più geniale di Parigi. Così, quando un giovane gangster quindicenne, capo di una banda di adolescenti che in periferia ha monopolizzato la distribuzione dei quotidiani, si presenta alla Fiat Lux con la notizia della morte sospetta di due suoi sottoposti, Burma non si lascia sfuggire l’occasione. Dei due ragazzini, uno sembra essere morto di morte naturale, mentre l’altro – si scoprirà – è stato avvelenato con dei cioccolatini ripieni d’arsenico. Li aveva portati a casa il padre, Frédéric Tanneur, tassista ubriacone dal torbido passato, su cui cadono subito i sospetti. Ma con l’entrata in scena del medico incaricato di una delle autopsie e dell’affascinante mademoiselle Larcher, Burma dovrà fare attenzione a non confondere vendette tra malavitosi e delitti sentimentali, sconfiggendo la concorrenza per riconquistarsi il titolo di detective capace di «mettere KO il mistero».

Recensione a cura di Roberto Gassi

Nestor Burma è un detective alla deriva la cui fama è scalfita dalla poca attività dell’agenzia FIAT LUX (dove la segretaria Hélène scrive a macchina imperterrita battendo i tasti come un batterista e con la finestra aperta per dare l’impressione, a chi passa di sotto, che tutto proceda per il meglio e i casi abbondino) e dall’attacco indiretto del giornalista René Galzat (che diventerà il suo agguerrito concorrente), che lo opacizza ancora di più appropriandosi del suo motto: “colui che ha messo KO il mistero”, pubblicando la sfida direttamente su «Le Crépuscule» in cui decanta la risoluzione della sua ultima indagine giornalistica.

L’immobilità di Burma, dettata dall’inoperosità dell’agenzia e dal caldo di agosto che attanaglia una Parigi degli anni quaranta, il fumo della sua pipa e il suo ben noto e connotato cinismo, sarcasmo e atipica ironia, saranno destati dall’arrivo di Jacques Bressol, un ragazzo secco e lentigginoso, il “gangster” come da soprannome, capo di una banda di strilloni con i quali ha monopolizzato la vendita dei giornali in quasi tutta Parigi. Bressol gli comunica che due dei suoi ragazzi sono morti nel giro di poco tempo e sospetta che qualche rivale voglia fare fuori i membri della sua banda per indebolirlo e fargli le scarpe.
Uno dei ragazzi è stato avvelenato e questo basta ad innescare Dinamite-Burma (altro titolo a cui il detective è molto affezionato) e a fargli intravedere negli omicidi l’ombra di un assassino sorpassando la debole teoria di guerra di territorio tra bande per la vendita dei giornali.

Rientrato in azione non ce n’è più per nessuno: polizia, gangster (degno di nota Paoli il Corso, detto Il Grande Cacicco), sospettati e giornalisti compresi.

I primi sospetti della polizia cadono sul padre del ragazzo morto avvelenato (col veleno dei poveri: l’arsenico), Frédéric “Fredo” Tanneur, ma questo non fermerà l’arguzia e l’ingegno di Burma che guarderà oltre ogni fatto evidente seguendo la pista che lo porterà al colpevole: il Mostro.

Léo Malet, l’anarchico conservatore, come amava definirsi, padre del noir francese, non delude anche stavolta, e oltre al mistero che rasenta il thriller in alcuni passi, ci sorprende mostrandoci che non sempre è l’interesse (il più delle volte economico) a muovere la mano degli assassini nel mondo, ma sentimenti insospettabili che possono tramutarci in autentici mostri, come l’amore, quello distorto, possessivo e malsano, che se infetta corpi la cui anima è già contaminata dalla follia, le conseguenze possono essere letali per tutti, nessuno escluso.

Un movente ben custodito e celato sino alla fine di questo viaggio di 184 pagine, dove ogni capitolo ha un titolo che ci annuncia a cosa andiamo incontro spronandoci a continuare e senza svelare di più. Capitolo 1: “Un concorrente all’orizzonte”. L’inizio del cammino.

Politicamente scorretto, Nestor Burma (dinamite-Burma) non cede mai il passo e se lo fa è solo per astuzia, il mostro ha le ore contate.

Vi lascio tre inviti:

Uno: nella lettura mi sono accompagnato casualmente con “Linus and Lucy” del Vince Guaraldi Trio le cui note modernizzano e risaltano, senza scalfirla o farcela dimenticare, l’ambientazione anni quaranta del romanzo. Invito all’ascolto.

Due: se fate un viaggio nel tempo, di preciso a Parigi nel 1945, occhio a dove comprate i cioccolatini, potreste incappare nel pacchetto della morte.

Tre: sempre se intraprendete il viaggio nel tempo al punto due, e leggete su «La “Grande Revue Sportive” di un articolo molto interessante su una gara e vi viene voglia (come Nestor Burma) di scommettere sulla favorita, l’auto 10, di proprietà di Jamin, guidata da Perrot, desistete.

Dettagli

  • Genere: Giallo
  • Copertina flessibile:184 pagine
  • Editore:Fazi (15 novembre 2018)
  • Collana:Darkside
  • Lingua:Italiano
  • ISBN-10:8893254468
  • ISBN-13:978-8893254465

 

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