Recensione a cura di Alice Mignani Vinci
“Continuò a correre senza fermarsi, anche se i piedi nudi si infradiciavano di brina. Era convinta di gridare eppure dalla gola non le usciva alcun suono. Andò a sbattere con il gomito contro una pietra; un dolore trascurabile se paragonato alla paura che provava”
No Safe Place: nessun luogo è sicuro. Un titolo da cui sono stata catturata, attratta, sedotta e condotta al desiderio di lettura, poiché ai tempi del Covid-19, ricerco in un libro l’inquieta assonanza col momento storico, e mai come ora, sull’epidermide avverto che, appunto, “nessun luogo è sicuro”. Nell’adrenalinico incipit, una fuga senza speranza di scampare alle mani dell’ennesimo psicopatico con intenti poco rassicuranti, prende il via questo thriller al cardiopalma della scrittrice irlandese Patricia Gibney. Non conoscevo questa autrice ed in effetti ignoravo assai il grande successo della serie dedicata alla detective Lottie Parker (cui diede il via L’ospite inatteso), che rappresenta esponente abbastanza stereotipata delle moderne eroine dei gialli/thriller odierni, con quella caratterizzazione da donna vissuta, ruvida ma sagace che in effetti comincia a risultare stantia e vista decine di volte, ma con personaggi decisamente più riusciti (su tutti, mi viene da ricordare Jane Rizzoli di Tess Gerritsen e la Erika Foster di Bryndza). Urla di terrore in un cimitero, una donna scomparsa e ritrovata sepolta anzitempo, gli ingredienti ci sono tutti, ma saranno sapientemente miscelati? C’è un’atmosfera tetra, nebulosa, che quest’opera riesce a instillare nelle vene del lettore fin dal principio, in effetti il tutto prende il via da una corsa disperata in un cimitero, poi ci viene introdotta una umanità degradata, di bassezze e marginalità sociale. Ciò che rende in effetti di pregevole fattura la storia inscenata dalla Gibney è un peculiare squallore che si dipana e insinua sottopelle dal torbido della sua narrazione e si riflette nella caratterizzazione dei vari attori posti in gioco, nonché nell’ambientazione di una grigia Ragmullin, nella glaciale Irlanda, che fa da palcoscenico alle gesta efferate del maniaco cui dovrà far fronte la scaltra detective Lottie. A conti fatti, Nessun luogo è sicuro si inserisce nella massa dei vari thriller attuali, senza spiccare, né mancando di soddisfare le aspettative del lettore appassionato del genere; purtroppo è un romanzo che non presenta particolare estro nella scrittura, o una originalità di rilievo degna di nota. Si lascia leggere bene, ma pochi giorni dopo averlo concluso, si confonde e immagazzina nella memoria con mille altri suoi affini, così come la stessa Lottie Parker, di cui fatico a trovare tratti distintivi che me la separino dalle altre dure, vissute, aspre e coraggiose eroine in divisa…