Neroinchiostro
È l’estate del 1899, e l’Italia è più unita sulle mappe che nel cuore dei suoi abitanti. Il giovane vicebrigadiere Ghibaudo viene trasferito nell’entroterra sardo con un gruppo di carabinieri provenienti da tutto il Regno per fondare un avamposto nella lotta al brigantaggio. Il mondo che lo attende è profondamente diverso dalla Torino in cui è cresciuto: i crimini sono tanti, ma poche le denunce, a dimostrazione che lì i torti vengono raddrizzati non dalla legge ma dai coltelli. È dunque una sorpresa quando la popolana Lianora si rivolge ai carabinieri per un caso di furto. Nelle stalle della donna, però, il vicebrigadiere scopre qualcosa che cambia totalmente il volto dell’indagine: il cadavere di un collega dell’Arma. I sospetti ricadono su Anania, bracciante di Lianora, ma alcuni indizi spingono Ghibaudo a sospettare che la verità sia più complicata – e scura – di così. E mentre il carabiniere cerca di fare i conti con i sentimenti inconfessabili che si accorge di provare, un assassino prende di mira i poeti al volo, rimatori di strada che girano di paese in paese denunciando i torti subiti dalla loro gente.
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Luglio 1899, siamo in Sardegna, a Serra (nome di fantasia)  in una piccola caserma dei carabinieri. L’Italia è fatta da poco, per gli italiani c’è ancora molto da fare. Nella caserma troviamo uomini che arrivano da varie parti d’Italia, si mescolano dialetti e vissuti diversi. Il vicebrigadiere Ghibaudo pieno di dubbi personali e professionali, il brigadiere Moretti che si interessa di scienza forense, il maresciallo Audisio, comandante della stazione, capace di insegnare il mestiere di investigare, ligio alle regole. L’atmosfera all’interno della caserma è pesante, un rapimento finito male, un carabiniere che lotta fra la vita e la morte. Vento, caldo, la naturale ostilità dei sardi.

I carabinieri vengono chiamati per un furto a casa del rapito, Ghibaudo trova un cadavere, partono da qui le indagini. C’è subito un presunto colpevole, facile da accusare ma Ghibaudo non è convinto e prova a dimostrare l’infondatezza dell’accusa, coadiuvato per la parte scientifica dal brigadiere Moretti. La vicenda si complica, ci saranno altri morti, i dubbi aumenteranno. Si legge bene questo libro, la scrittura è scorrevole e la vicenda ci racconta uno spaccato di vita e di sentimenti. In  modo molto naturale, delicato, ci narra del disagio di sentirsi diversi. É interessante l’inserimento nella trama delle figure dei poeti al volo. Ho apprezzato molto, per la loro caratterizzazione, i  personaggi di Amelia Spano e di Lianora Mosu, nata Sanna, due donne che sanno ciò che vogliono. La tensione investigativa si sviluppa lungo tutto il libro e conduce alla soluzione del caso, grazie al carattere caparbio del vicebrigadiere Ghibaudo.

Consigliato a chi ama i gialli classici, le indagini fatte con tanta investigazione e deduzione.

 

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