Nati due volte
Amaro e drammatico, grottesco e comico, ironico e appassionato, sempre lucidissimo, Nati due volte racconta il rapporto di un padre con il figlio disabile. Guidandolo attraverso gli scogli della vita, il padre apprende dal giovane l’arte di vivere non per essere “normali”, ma per essere solo se stessi. Attorno ai due protagonisti si muove una folla di personaggi che incarnano le diverse reazioni di fronte all’handicap: l’impreparazione e il cinismo, l’imbarazzo e la stupidità, ma anche l’amore sconfinato e la solidarietà altruistica. Perché i bambini disabili «nascono due volte: la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è affidata all’amore e all’intelligenza degli altri”.
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Giuseppe Pontiggia ha costellato di opere immortali e riconoscimenti la sua attività di scrittore, tra cui “La grande sera”- premio Strega 1989, “Vite di uomini non illustri” – premio Super Flaiano 1994 e innumerevoli altri scritti tradotti in numerosi paesi. in

Nella sua pregevole opera “Nati due volte” affronta con rara sensibilità il tema della disabilità.

Realizza un testo scritto in maniera magistrale che riesce ad appassionare il lettore dalla prima all’ultima pagina. Non è un romanzo volto al pessimismo, ma un tema così drammatico è affrontato anche con ironia e leggerezza.

La nascita di un figlio vittima innocente di un forcipe che ne devasta l’esistenza, è raccontato in prima persona dal padre che combatte una strenua battaglia affinché la diversità venga accettata come normalità. ” il suo insegnamento al figlio, dalla nascita all’adolescenza, si trasforma progressivamente nell’apprendimento di un’arte del vivere che il figlio scopre per sopravvivere alla minorazione “. I bimbi disabili, di qui il titolo del romanzo, nascono due volte. La prima che li rende vittime innocenti ad affrontare un mondo impreparato ad accettarne la diversità, per questo la seconda nascita passa dalla sensibilità e intelligenza e all’amore degli altri. Ma questo presuppone un cambiamento radicale del mondo esterno nei confronti dell’handicap.

Da qui l’attualità di un romanzo che non risente del peso del tempo. Una storia che affronta con coraggio e lucidità un tema che ancora oggi ci trova troppo spesso impreparati. Leggetelo e ne assorbirete lo spirito che lo anima.

Vorrei concludere con la dedica preludio con cui Pontiggia apre il suo romanzo. ” Ai disabili che lottano non per diventare normali ma se’ stessi”.

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