“Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista.” (San Francesco D’Assisi)
Mani che impastano, farina e lievito, vaniglia e zucchero, il profumo del forno che pizzica il naso dei golosi in attesa di un morso libidinoso al dolce perfetto. Mani che curano, ricompongono, ridisegnano sorrisi sui volti di chi si appresta al suo viaggio conclusivo. Sono le mani di Fortunata, tanatoesteta di professione e pasticcera per vocazione, un’artista che lavora con la testa, le mani e il cuore, che si tratti di sfornare biscotti o di ricomporre la salma di turno.
“Fortunata” erede di una ben avviata azienda familiare, le Onoranze funebri Tiozzo Pizzegamorti E&F la nostra giovane artista si divide tra dovere e passione: è lei il futuro della ditta, unica figlia del signor M, padre iperprotettivo e soffocante che le ha già srotolato una carriera prestigiosa nella ditta di famiglia. Fortunata è la tanatoesteta più preparata della zona, forse anche una delle pochissime in verità. Il suo compito è quello di prendersi cura dei defunti cercando di renderli dignitosi per l’ultimo incontro con i cari
“Mentre sfioro la pelle fredda dei defunti, persone che spesso non ho conosciuto in vita, cerco di trovare delle indicazioni per dare ai loro corpi l’aspetto più dignitoso, per restituire l’ultima immagine felice di ciò che sono stati, per non snaturare l’essenza durante l’estremo commiato”
La passione quella vera è però la pasticceria, è in cucina che Fortunata trova sé stessa, cura le ferite del cuore che troppe delusioni hanno scalfito negli anni, ma il suo destino è segnato, lei appartiene all’azienda e come se non bastasse a impedirle di rincorrere il sogno di diventare pasticcera ci si mettono anche i pregiudizi: la figlia del becchino che tocca i morti e poi con le stesse mani prepara dolci? Ed ecco che in tutta segretezza si intrufola nel laboratorio dell’amico Mario e tra le lacrime e un pizzico di vanillina fa pace con il mondo per qualche ora.
Ma torniamo alla trama del romanzo perché non è tutto cipria e zucchero a velo e la storia si tinge di giallo quando Fortunata viene chiamata a esprimersi sul caso di un presunto suicidio: l’erede di una facoltosa famiglia di gioiellieri si è tolto la vita buttandosi (chissà) da un palazzo. Il suo occhio clinico potrebbe aiutare nelle indagini, d’altronde è una professionista e Dante Braghin, amico di famiglia nonché colonnello della guardia di finanza che segue il caso, sa che può contare sulla discrezione della ragazza. Da questo punto in poi iniziano le mirabolanti avventure di una già confusa artista che si ritrova, senza volerlo, nei panni dell’investigatrice con tutti gli inconvenienti che potete ben immaginare.
Un giallo divertente ma al contempo intenso e delicato: il tema della morte è centrale ma mai oppressivo perché la morte è parte della vita e come tale l’autrice lo tratta. Fortunata è un bellissimo personaggio proprio perché riesce a vestire più ruoli mantenendo sempre la sua personalità. La troviamo felice e sorridente con le mani in pasta, dolce e rispettosa di fronte a un defunto e soprattutto scaltra e coraggiosa alla ricerca della verità. L’amore anche entra ed esce dalla sua vita, un vecchio ricordo la perseguita e chissà che un nuovo interesse non spunti all’orizzonte… ma anche nei rapporti sociali la giovane tanatoesteta incontra sempre grandi difficoltà, è il prezzo da pagare quando vivi in una piccola realtà e sei “la figlia del becchino”. È bella Fortunata eppure raramente se ne accorge, i suoi capelli biondi, il corpo tonico e sensuale: basterebbe abbandonare quel bozzolo per vederla volare come una meravigliosa farfalla. Lo fa a volte, quando può indossare una maschera
“Due volte all’anno mi concedo di mescolarmi alla folla, alla mia gente, senza preoccuparmi di essere una figlia della morte. Per due volte all’anno – il Martedì grasso e durante la Marciliana – sono solo Fortunata, una ragazza di venticinque anni che vuole dare spazio alla leggerezza e godere dell’istante, senza pensare alla morte, allo stigma che la precede e la isola dal mondo. Ballo, piroetto e saltello senza freni…”
Ho adorato questo romanzo, la scrittura, l’ironia la sensibilità con la quale Stefania Crepaldi ci ha raccontato una storia nuova e ricca di soprese.