C’era una volta un ragazzo dalla fantasia brillante che diede vita a 4 vecchietti protagonisti assieme al gestore di un bar di una serie di “gialli” che, anche se non elaborati, offrivano comunque un paio d’ore di sano divertimento al lettore. Poi Malvaldi ha provato con “Odore di chiuso” a “liberarsi” dalla sua creazione con pareri discordanti da parte delle critiche dei lettori sparse sul web. “Milioni di milioni” è una seconda prova, in cui l’autore si trasforma in giallista e scrive “alla sua maniera” di un’indagine in un paese che richiama uno schema classico dl giallo Christieniano, ovvero sia un paese sperduto e un’assassino che non può essersi allontanato dal luogo del delitto.
Il punto di domanda è : se si decide di cambiare, perchè si insiste sullo stesso stile ironico? Per contro, se devo leggere qualcosa che mi riporta a Massimo e i suoi vecchietti per lo stile, perchè affidarsi ad un Piergiorgio di turno?
Per capirci, il libro si legge anche gradevolmente, ma non aggiunge nulla alla carriera dell’autore, in quanto come giallo non è un gran che ed i personaggi non conquistano, anzi ho la quasi certezza che tra qualche mese, di loro non resterà alcuna traccia nell’umana memoria. Una vicenda alquanto lineare, che l’autore cerca inutilmente a mio modo di vedere di complicare e che si risolve nel più classico dei colpi di scena, impossibile da prevedere, in stile discorso finale di Poirot. I momenti comici, seppur molto gradevoli, non riescono a risollevare le sorti di questo romanzo.
Milioni di milioni ho letto qua e là nel web che è più o meno piaciuto. A me, meno.
Votazione : 3/5