Recensione a cura di Dario Brunetti
Dopo Notturno metropolitano torna Alessandro Bastasi con un nuovo e appassionante noir dal titolo “Milano rovente” che sancisce e riconferma l’ascesa di un nuovo personaggio il commissario Daniele Ferrazza.
E’ un estate di fuoco, rovente proprio come la definisce l’autore e Milano diventa davvero una cappa per quell’afa che sfianca e toglie il fiato, a rincarare la dose è il romanzo che tratta temi scottanti come il traffico di stupefacenti e di rifiuti.
Una storia con un ritmo serrato e travolgente impreziosito notevolmente da numerosi personaggi ben caratterizzati dall’autore, un’enigmatica donna russa Julia Livitnova, il maresciallo Callegari detto “Joe”, il boss della ‘ndrangheta Manlio Tripodi e poi ci sono i cosiddetti buoni l’ispettore Ceolin a dare gran supporto al commissario Ferrazza, il detective ex carabiniere Romano Montanari, la compagna di Daniele, Laura Barbieri, giornalista della TV alla ricerca di scoop.
La coppia Ferrazza-Ceolin sfruttando anche la preziosa collaborazione di Romano Montanari, sono chiamati a far luce sull’omicidio di Enea Bentivoglio, il titolare di una ditta di riciclo di rifiuti del quale è accusato l’agente della Polizia Giudiziaria Vittorio Gugliaro, infatti i proiettili sparati provengono dalla sua pistola.
Ricostruire la scena del crimine peraltro in una zona ad alto spaccio sarà un’impresa perché proprio Gugliaro giace a terra ferito, con l’entrata in gioco di molti protagonisti nella vicenda, si riuscirà a mettere un po’ d’ordine e sbrogliare quei fili di una matassa fin troppo intricata.
Leggere un autore come Bastasi, vuol dire andare sul sicuro,l’apprezzabile romanziere trevigiano ormai milanese doc è una certezza perché ancora una volta confeziona un noir italiano d’alta scuola, il suo stile di scrittura inconfondibile mi porta ad esserne davvero affezionato, perché lo ritengo una delle più pregevoli firme del noir italiano che merita più spazio e visibilità che non so se col passare degli anni gli è stato doverosamente riconosciuto, ma questo lo lascio decidere alla critica letteraria ma non mi riserbo di esprimere il mio parere.
Fatta questa necessaria premessa, l’autore è sempre riuscito a mettere in evidenza la parte nera e oscura di una città incantevole ma allo stesso tempo dannata come Milano,forse dalle molteplici facce, ma chi meglio di lui ha colto quegli elementi essenziali offrendo spunti di alta narrativa, parlandoci attraverso noir di denuncia sociale come Milano rovente, di una delle più grandi città del Nord Italia che negli ultimi anni è diventata la capitale della N’dragheta.
Il romanzo racconta di una società in declino e allo sbando e sempre preda di forze esterne come la radicalizzazione delle cosche calabresi nel territorio che sanno affermarsi soprattutto con lo spaccio di stupefacenti, inoltre c’è un omicidio da risolvere e l’ardua impresa di scagionare un agente di cui si è sfruttata l’occasione per la sua passata dipendenza dalla droga per rimetterlo nei guai.
Ennesima prova maiuscola dell’autore che con stile autentico e chirurgico confeziona un poliziesco di ottima fattura, capace di portarci a profonde riflessioni su una società forse sempre più alla deriva e di una situazione di degrado fin troppo destabilizzante che sembra ci stia sfuggendo di mano.
Buona lettura !!