Prima di entrare nel vivo di questa recensione, vorrei citare un episodio, per evidenziare come la casualità di certi eventi sembrano opera di un magico burattinaio che muove i fili in cui l’umanità è marionetta. Questa premessa per definire il significato del termine “ucronia” che si riferisce alla sostituzione di avvenimenti immaginari a quelli reali che si riferiscono ad un determinato fatto storico (es: se Napoleone avesse vinto a Waterloo). Un romanzo ucronico è basato su eventi storici immaginari in cui avviene un sovvertimento di quelli realmente verificatisi. Per concludere il discorso iniziale farò un altro esempio. Il 28 giugno 1914, è la dara dell’attentato di Sarajevo in cui vennero uccisi l’arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia ad opera di un nazionalista serbo bosniaco Gavrilo Princip un colpo di pistola che innesco la scintilla che portò al primo conflitto mondiale e ha cambiato le sorti del mondo. Questo attentato fu il risultato di una combinazione di eventi casuali. Erano in 7 gli attentatori quella mattina. Il primo per paura non lanciò una bomba a mano, il secondo colpì un’altra auto del corteo, ferendo altri ufficiali. L’arciduca diede ordine di cambiare percorso per tornare a visitare i feriti nel primo attentato, ma l’autista sbagliò via e si fermò per riprendere la strada indicata. Princip si trovò vicino alla carrozza ferma che si preparava a voltare e si trovò in posizione ravvicinata per poter sparare. Se tutti queste casualità non si fossero verificate, la storia avrebbe avuto un altro corso.
Potremmo riscrivere la storia in maniera ucronica, ipotizzando una diversa realtà.
La postfazione ad opera di Fabio Giovannini che chiude il romanzo è un vero e proprio saggio che offre un quadro completo al lettore sull’ucronia (storia alternativa e diversa da quella reale).
“l’ultimo ebreo” che definire semplicemente opera che ha i classici ingredienti del noir e del thriller è una diminutio, perchè è un romanzo che offre spunti di natura psicoanalitica nella descrizione della personalità dei protagonisti fino a configurarcene visivamente le caratteristiche, è un saggio ucronico (nel senso sopra descritto) e un’opera storica per la dovizia di particolari logistici su Berlino prima, ma particolarmente sulla Roma Mussoliniana su cui l’autore si è documentato offrendocene immagini cartografiche e architettoniche minuziose. I fatti descritti si inseriscono a tassello come tessere in un mosaico in cui il lettore si trova a vivere come spettatore più che a leggere semplicemente e che assorbe coinvolgendolo in una serie di emozioni da cui è difficile non sentirne la sensazione sulla pelle. Leggere questo romanzo è un consiglio che mi sento di dare per condividere le emozioni che ho provato, immergendomi e seguendo le descrizioni su cui Scanner da sfoggio di tutta la sua arte narrativa come in altre sue opere.
Nell’Ultimo Ebreo. Scanner, utilizzando anche la padronanza dell’imaginario ucronico ci conduce in due dimensioni parallele, in cui lo sviluppo storico con in un flasch fantastico, di probabilistica alternativa ha portato la Germania di Hitler ha trionfare nella seconda guerra mondiale, portando a termine uno dei suoi principali è farneticanti obiettivi: il trionfo carismatico della la razza ariana, “la super razza” e il completo sterminio degli ebrei. Da questo muove la prima parte dell’opera che ha per protagonisti quello che viene considerato l’ultimo discendente di Abramo, Isacco e Giacobbe sopravvissuto allo sterminio.
“L’ultimo ebreo”. Renzo Renna un italiano che vive a Berlino con la sua donna e il suo antagonista il maggiore Kurt Konig il capo dei cacciatori (di ebrei). Uno spietato paranoico feticista che conserva le ciocche dei capelli delle sue vittime che tortura e uccide provandone un sadico piacere. In un’urna conserva il suo feticcio più prezioso che non svelerò per non svelarlo ai lettori. Tra i due prendera’ il via la caccia tra Berlino e Roma e troverà qui la sua conclusione, nei sotterranei del palazzo dei Congressi, allora soprannominato palazzo Edda Ciano in onore della figlia del duce.
La seconda parte “Sotto Cassa”, troveremo spunti più propriamente di un noir fantasmatico in cui si mescoleranno dimensioni oniriche ed ectoplasmatiche.
Vivrà qui la seconda dimensione immaginata da Scanner, che avrà uno scenario attuale e prenderà occasione dall’occupazione di una casa abbandonata da parte dei giovani di un centro sociale. Una casa speciale “La conchiglia” perché edificata su materiale tufaceo in cui si rinvengono conchiglie segno di un passato preistorico in cui il territorio era sommerso dal mare. In quella casa al tempo dell’occupazione nazifascista venivano condotti gli oppositori del regime. Torture e morte si respirano ancora nell’aria stantia di quel luogo tenebroso. Le loro urla sembrano echeggiare tra le rovine di quell’edificio. La “Conchiglia” conserva nei suoi meandri oscure e misteriose presenze contro cui si scontreranno i nostri giorni. Le emozioni e la paura permea di questa seconda parte in cui sarà palpabile l’angoscia che aleggia come oscuro portatrice di morte.
Un romanzo che non mi stancherò di consigliare e non lascerà spazio a riflessioni, ma si vivrà tangibilmente pagina per pagina.