Recensione a cura di Marianna Di Felice
Un romanzo scritto su una base storica e scientifica realmente avvenuta che mostra una Parigi della prima metà dell’Ottocento. Caotica, ricca da una parte, molto povera dall’altra, con la rivoluzione ancora nelle menti, attraverso la quale si creavano due fazioni. Quella dove raccoglievano consensi i contrari al regime monarchico e quella dove c’erano coloro a favore del monarca dal quale traevano molti vantaggi come ritrovarsi in Parlamento come un Pari di Francia. Così ci si ritrovava davanti a Visconti, Duchi che godevano di molti privilegi, quasi intoccabili di fronte alla legge. In questa Parigi Valentin Verne ispettore del secondo ufficio della prima divisione della prefettura di polizia insegue il suo incubo, il Vicario! Un personaggio subdolo, vigliacco, sadico che prendeva di mira bambini non voluti, bambini persi, bambini che popolavano le strade di Parigi, bambini che se sparivano non avevano nessuna voce che urlasse per cercarli. Valentin stava proseguendo il lavoro di suo padre, che per sette lunghi anni aveva cercato di prendere il viscido Vicario. Ma era fin troppo viscido tanto da fuggire sempre, tanto da essere una spanna avanti agli altri. Valentin era alla Buon Costume, servizio di protezione della morale quella che dovrebbe mantenersi vivida in ogni essere umano perché dal momento che si perde si può cadere nell’ambiguità esplicita che si poteva osservare nelle strade parigine. Credo che l’800 abbia svelato la perdita di morale un po’ ovunque in Europa. In questo libro si parla di Parigi, ma una situazione simile si trova anche a Londra come a Vienna. Sicuramente non sono comportamenti nati in quel secolo, ma esplosi soprattutto in quel secolo! In questo particolare clima dove degli efebi vendevano il loro corpo ad amanti affamati, Valentin che era dietro le nefandezze di quel mondo fu spostato alla Sûreté per far luce su un caso delicato. Tra le altre cose sia la Buon Costume che la Sûreté non godevano di fama tra chi sapeva quanti corrotti ci fossero al loro interno. Il caso che fu affidato a Verne era lo strano suicidio del figlio di Dauvergne Deputato alla Camera. Da questo momento in poi si innesca una serie di fatti che sulla base di avvenimenti storici e scientifici fanno avanzare la storia. L’autore è bravissimo nel coinvolgere il lettore e lo intrappola ancor di più tra le pagine del suo libro quando tra i vari capitoli inserisce la storia di Damien, tratta dal suo diario nel quale spiega cosa ha dovuto passare per anni. Il romanzo dipana la trama mano a mano facendo incontrare a Valentin molti personaggi positivi e negativi, facendogli conoscere un gruppo segreto repubblicano decisamente pericoloso, anche se capirà ancor di più la pericolosità di un personaggio alla fine. Portandolo a contatto con una scienza nuova, l’ipnosi chiamata così da James Braid, scienziato scozzese, che rifiutava la teoria del fluido magnetico e che per primo inventò il termine ipnotismo. Ma Valentin si ritrovò davanti allo sfruttamento di una scienza per scopi tutt’altro che benefici! Praticamente si ritrovò in un disegno più grande di lui, dove era stata tracciata la sua fine. Scene rocambolesche si insinuano nella mente del lettore, insieme a perfide e sadiche scene occulte. Con esse la storia di Damien che crea il colpo di scena finale, che commuove e sensibilizza. Tra specchi malefici, segni di insoddisfazione e voglia di rivolta verso il Re, tra sensi di colpa e incubi, Valentin dovrà arrivare alla verità e alla cattura del suo nemico numero uno. Questo romanzo è denso di significato, di storia e di scienza, praticamente è un racconto dello svolgersi della vita dell’epoca che poteva essere permeata da oscuri piani ideati da persone infime solo per soddisfare i loro piaceri. Non credo che la storia sia cambiata di molto nell’era contemporanea!
Trama : Firenze, estate 1963. Nella stanza da letto di una villa settecentesca viene ritrovato il corpo senza vita di un’anziana signora. Sul comodino, un