Lo strano viaggio di un oggetto smarrito
Il mare è agitato e le bandiere rosse sventolano sulla spiaggia. Il piccolo Michele ha corso a perdifiato per tornare presto da scuola, ma quando apre la porta della sua casa, nella piccola stazione di Miniera di Mare, trova sua madre di fronte a una valigia aperta. Fra le mani tiene il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po’ ammaccata. Con gli occhi pieni di tristezza la donna chiede a suo figlio di poter tenere quel diario. Lo ripone nella valigia, promettendo di restituirlo. Poi, sale sul treno in partenza dalla banchina. Sono passati vent’anni da allora. Michele vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria. Addosso, la divisa di capostazione di suo padre. Negli occhi, una tristezza assoluta, profonda e lontana. Perché sua madre non è mai più tornata. Michele vuole stare solo, con l’unica compagnia degli oggetti smarriti che ritrova ogni giorno nell’unico treno che passa da Miniera di Mare. Perché gli oggetti non se ne vanno, mantengono le promesse, non ti abbandonano. Finché un giorno, sullo stesso treno che aveva portato via sua madre, Michele ritrova il suo diario, incastrato tra due sedili. Non sa come sia possibile, ma sente che è sua madre che l’ha lasciato lì. Per lui. Ora c’è solo una persona che può aiutarlo: Elena, una ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità. E, forse, anche una cura per il suo cuore smarrito.
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Una storia, mille storie, come i tanti passeggeri di un treno la cui esistenza scorre e si interrompe esattamente come le carrozze sulle quali viaggiano, con il loro bagaglio di gioie e dolori, con la vita che gli scivola accanto, loro possono osservarla dal finestrino o scendere ed appropriarsene.

Salvatore Basile ci regala un romanzo che si rivela come una Matrioska, c’è sempre un altro luogo, un’altra persona, un altro sentire, un’altra rivelazione.Un viaggio, un percorso dentro e fuori il proprio io, un mettersi in gioco, un relazionarsi col prossimo, una riflessione, una resa, una lotta, un accartocciarsi su se stessi ma anche una corsa verso altro da sé.

Forse il titolo e la copertina potrebbero ingannare a far pensare a qualcosa di leggero, ironico, divertente. È invece una storia profonda, colma di ferite ma anche di speranza.

La paura della perdita e la perdita della fiducia, i sentimenti in stallo e il dolore silenzioso, il colore degli incontri fortuiti e fortunati e gli incidenti, l’azione e l’immobilismo.

Michele, Elena, ma anche Luce, il piccolo Gianni, Roberto, Laura, Erastos, Antonio, ognuno con la sua storia, la propria vita presa a morsi o abbandonata in un angolo.

Il passato artefice del nostro presente; il nostro cuore, la nostra anima, la nostra forza come cesellatori del nostro presente. Oggetti smarriti in fila come soldati a fermare il tempo e lo spazio, persone smarrite che devono recuperare la via di casa, casa non come luogo dove abitare ma casa come vita da vivere, come ricerca della felicità, come sogno da realizzare. Oggetti che però a differenza delle persone non ti abbandonano, non ti feriscono quasi mai. Almeno non fino a quando un diario o una busta lontana fanno riemergere dal profondo tutto ciò che si voleva cancellare o non si conosceva. Quando ci si perde non è detto che si venga cercati e allora non si appartiene più a nessuno, si vaga come fantasmi, si vive dimenticati in un angolo senza più colore. Fino a quando qualcuno ti prende in mano, per mano e vuole ridonarti un nuovo arcobaleno di sensazioni.

Le persone appaiono, riappaiono, gli oggetti parlano e ritornano e divengono nuovo motore propulsore ad un cammino irto, incerto, pericoloso ma emozionante e affascinante; di quel fascino che può imprigionare e farti avanzare contro tutto e tutti, solo perché è giusto così. Perché si cresce anche quando meno te lo aspetti e cominci, piano piano, a ridisegnare i confini sicuri che ti eri dato per passare dal silenzio e dallo stallo al coraggio e al movimento in avanti, per poter procedere.

Scritto divinamente in modo semplice, scorrevole ma al tempo stesso ricco di emozioni e sfumature che inducono a riflessioni e a una lettura anche interiore. Il pellegrinaggio doloroso di tutti i personaggi di questa storia porta al riconoscimento e alla riscoperta di sé, della verità, della fiducia negli altri e nella possibilità di vedere in modo differente le proprie ferite.

Consigliato!

 

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