Lo specchio del barbiere
Un presunto rapinatore viene assassinato a colpi di pistola in una tabaccheria del centro di Brescia; il cadavere di un neonato viene ritrovato in un cassonetto della periferia; su un’isola del lago d’Iseo, la proprietaria di una pensioncina riceve minacce e persecuzioni da un misterioso aggressore e rischia di impazzire. Ironia della sorte: l’ex giudice Petri, ormai in pensione, aveva conosciuto il tabaccaio pochi giorni prima, quando era andato nel suo negozio a scegliervi una pipa; e ha l’avventura di trovarsi in quella pensioncina sul lago, mentre si verificano quegli strani e inquietanti episodi ai danni della padrona. Così, quando il commissario, e suo buon amico, Miceli lo chiama per farsi dare una mano nell’indagine del bambino abbandonato, Petri inevitabilmente si trova a dover procedere su tutti e tre i fronti. Tre filoni d’indagine che si aprono in rapida successione e che, quasi per caso, finiranno per incrociarsi. Di nuovo insieme, Petri e Miceli uniranno esperienza professionale e legame d’amicizia per portare alla luce scomode verità.
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In tutte le serie che si rispettino, ci sono degli episodi che spiccano sugli altri. Alcuni sembrano quasi avere una funzione di collegamento tra un episodio ed un altro. Questo è più o meno la sensazione che ho avuto leggendo il terzo capitolo che vede come protagonisti l’ex-magistrato Petri e il commissario Miceli con tutto il suo distretto. Intendiamoci subito : a me il libro è piaciuto, anche perchè il tratto ironico della penna di Simoni, tocca il vertice in alcuni passaggi veramente divertenti. Nel libro non c’è il classico delitto su cui indagare, con un commissariato che non ha altro da fare, bensì ci sono varie storie, tutte con un comune denominatore, in cui principalmente Petri è coinvolto in prima persona. Amabile questo ex-magistrato con le sue debolezze da fumatore incallito, i suoi colpi di genio, il suo sfacciato amore per la sua compagna di una vita (e viceversa). Una persona all’apparenza comune, ma straordinaria. I precedenti episodi mi avevano coinvolto di più. Resta comunque un ottimo testo, di facile e scorrevole lettura. Spero che Simoni abbia in porto qualcosa, in quanto dopo “La morte al cancello” (il IV episodio) già edito, non c’è altro, e già ho la sindrome “questo non lo leggo se prima non esce il prossimo”…

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