In tutte le serie che si rispettino, ci sono degli episodi che spiccano sugli altri. Alcuni sembrano quasi avere una funzione di collegamento tra un episodio ed un altro. Questo è più o meno la sensazione che ho avuto leggendo il terzo capitolo che vede come protagonisti l’ex-magistrato Petri e il commissario Miceli con tutto il suo distretto. Intendiamoci subito : a me il libro è piaciuto, anche perchè il tratto ironico della penna di Simoni, tocca il vertice in alcuni passaggi veramente divertenti. Nel libro non c’è il classico delitto su cui indagare, con un commissariato che non ha altro da fare, bensì ci sono varie storie, tutte con un comune denominatore, in cui principalmente Petri è coinvolto in prima persona. Amabile questo ex-magistrato con le sue debolezze da fumatore incallito, i suoi colpi di genio, il suo sfacciato amore per la sua compagna di una vita (e viceversa). Una persona all’apparenza comune, ma straordinaria. I precedenti episodi mi avevano coinvolto di più. Resta comunque un ottimo testo, di facile e scorrevole lettura. Spero che Simoni abbia in porto qualcosa, in quanto dopo “La morte al cancello” (il IV episodio) già edito, non c’è altro, e già ho la sindrome “questo non lo leggo se prima non esce il prossimo”…
Trama Il commissario di polizia Placido Tellurico è un uomo tormentato dai fantasmi del passato, da cui tenta di sfuggire facendosi trasferire nel tranquillo commissariato