Recensione a cura di Rosario Russo
Lo zolfo ha una cattiva reputazione. Fin dai tempi biblici, esso è associato a sofferenza e morte. Pioveva zolfo su Sodoma e Gomorra e di zolfo era composto il lago Apocalittico destinato ai peccatori.
Il diavolo odora di zolfo. Ma anche la Sicilia odora di zolfo.
L’isola di luce, baciata tutto l’anno dal sole mediterraneo, a volte sveste i suoi panni per indossarne altri decisamente più oscuri e tenebrosi.
Il lato irreale e caliginoso di questa terra è stato più volte raccontato da illustri autori siciliani come Verga, Pirandello o Brancati. Lo stesso Bufalino sosteneva che “l’isola tutta è una mischia di lutto e di luce. Dove è più nero il lutto, ivi è più flagrante la luce, e fa sembrare incredibile, inaccettabile la morte.”
A questi grandi predecessori, si sono recentemente unite sedici pregiate penne tutte made in Sicily, che hanno contribuito a realizzare un’antologia davvero ambiziosa: L’isola delle tenebre.
Un progetto targato Algra editore e curato da due autori d’eccezione, Giuseppe Maresca e Luca Ramondi, i quali hanno più volte sottolineato il fascino oscuro della Sicilia. E i racconti presenti, arricchiti delle pregevoli illustrazioni di Giulio Pappalardo, rappresentano un viaggio dentro l’orrore più indicibile, un sentimento che fa vacillare anche le menti più solide.
Sedici punti prospettici uniti dal filo conduttore dell’antologia, ma che si differenziano tra loro per quanto riguarda lo stile e i contenuti.
Stefano Amato nel suo Statale 115 ci mette in guardia da alcune strade dell’entroterra siciliano, nelle quali ci si può imbattere nel proprio carnefice.
Corrado Artale ambienta Seconda Chance nel lungomare di Noto, popolandolo di orridi demoni.
Roberto Azzara, col suo Riflessi sulla nebbia, ci avvolge nella Paesana, foschia calatina che obnubila le menti.
Federico D’Amore con Il Suglio, ci fa conoscere una creatura mostruosa, u Sugghiu per l’appunto, capace di gettare nel più nero sconforto una comitiva di ragazzi in vacanza nelle spiagge dell’agrigentino.
Piergiorgio Di Cara ci accompagna in uno sperduto borgo sui Nebrodi. Il suo C’era una casa con un tavolo dentro è un racconto fantastico (in tutte le sue accezioni) che racconta di ruderi disabitati, riti misteriosi e portali cosmici. Scoprire nelle righe finali l’identità del narratore sarà un’esperienza a dir poco sorprendente.
Antonino Genovese ci conduce dalle sue parti, a Barcellona Pozzo di Gotto. La luna del diavolo è un racconto impregnato di sudore e morte; tra vecchie megere ammantate di nero e treni “impazziti”, il protagonista, un maresciallo dei carabinieri, verrà risucchiato in un abisso senza fine.
Eleonora Lombardo col suo Il caro estinto ci spalanca le porte di una nobile dimora palermitana, le cui stanze nascondono agghiaccianti verità, tradite da tintinnii notturni e passi furtivi.
Giovanni Marchese ci racconta il cuore esoterico di Catania. Il Negromante è una storia che parte da un ottocentesco pendolo appartenente a una nobile famiglia etnea, finito chissà come nella bottega di un antiquario. Il racconto assumerà gradualmente i contorni di un folle incubo senza fine.
Giuseppe Maresca confeziona una storia che odora di salsedine. Nostra Signora degli annegati è ambientato in un borgo marinaro, nel quale il protagonista, uno studente inglese, dovrà fare i conti con la voracità di Madre Hydra, terrificante creatura degli abissi.
Roberto Mistretta col Il castello di Ester ci conduce nell’entroterra siculo. Le rocce di un antico castello nascondono storie di tradimenti e morte che genereranno conseguenze imprevedibili nelle vite di due spensierate turiste.
Con L’Ipogeo di Luciano Modica attraverseremo l’oscurità di un percorso sotterraneo che parte dalla bellissima piazza Duomo di Ortigia fino ad arrivare al Foro Italico. Un viaggio nelle viscere segrete aretusee.
Giuseppina Norcia nel suo La Contessa torna a casa ci conduce fino alle pendici dell’Etna. Una antica dimora signorile nasconderà dei segreti inconfessabili. Segreti che sarebbe meglio non venissero rivelati. Mutu a cu sapi u jocu.
Angelo Orlando Meloni col suo Malacarne ci racconta una storia aretusea dai contorni splatter, ma che induce a tante riflessioni sulla realtà di un territorio avvelenato dal “progresso”.
Con Il guardiano di Luca Raimondi restiamo ancora a Siracusa. Due ragazzi orfani di padre dovranno affrontare le conseguenze dovute alla morte di Otto, un cane molto particolare. Verranno risucchiati all’interno di un misterioso e malefico monumento ai caduti.
Giusy Sciacca ci racconta le Fimmini di focu di Lentini. Tra riti di iniziazioni e formule magiche, non mancheranno gustosi riferimenti storici, come ad esempio quello inerente al gran tremuoto che sconquassò la Val di Noto nel 1693, radendo al suolo gran parte della Sicilia orientale ( Stanotti s’abballa senza sonu!).
Infine, Salvo Zappulla col suo L’Escluso ci racconta i tormenti di un tranquillo e metodico professore residente a Siracusa, improvvisamente bandito dalla società senza capirne il motivo.
Sedici storie che attingono a piene mani dalle tantissime leggende che popolano la Sicilia ma che allo stesso tempo risvegliano pulsioni e paure ancestrali, grazie alle loro atmosfere oniriche, maledette e affascinanti. Un volume che non può mancare nelle librerie degli amanti del genere.