Recensione a cura di Dario Brunetti
Dopo la pubblicazione dei due saggi usciti nel 2019 Innamorarsi di uno psicopatico e Le relazioni amorose patologiche in psicanalisi e nel cinema, l’autore Silvestro Lo Cascio fa il suo esordio nella narrativa, con il romanzo edito Scatole Parlanti dal titolo L’estate dura poco.
Una storia forte, dura e particolarmente violenta che ha come protagonista assoluto Costinel, un ragazzo rumeno.
Quel che dovrebbe essere una serata tranquilla per una coppia, si trasformerà invece in un incubo per Elena, compagna di Costinel.
Il ragazzo rumeno solo per aver visto illuminarsi nella notte il telefonino della giovane donna inizierà una scenata di gelosia, con accuse di tradimento che finiranno sfociare in violenza verbale e fisica, la loro povera bambina con lo sguardo traumatizzato non potrà che assistere da vittima del tutto innocente.
Quando la ragazza minaccierà di chiamare la polizia, Costinel si darà alla fuga e troverà ospitalità provvisoria nel casolare del suo amico Marco, ma le porte del carcere si spalancheranno molto presto per il giovane rumeno al quale il destino sembrerà proprio avergli riservato un alloggio sicuro affinchè non commetta più reati.
Il carcere li servirà per rievocare un passato fatto di vizi, lussi sfrenati e del rapporto instabile con i genitori, ma un segreto arriverà all’improvviso come un fulmine a ciel sereno e andrà a sconvolgere per sempre gli equilibri di un’anima già inquieta.
L’estate dura poco è un romanzo che riesce ad abbracciare due tematiche fondamentali: La violenza sulle donne e in particolare di quelle donne che vengono trattate come oggetto per soddisfare appetiti e perversioni sessuali, quindi lo sfruttamento del corpo per raggiungere un appagamento vero e proprio da parte del protagonista.
Inoltre la seconda tematica messa in evidenza è il lavoro nero, dove Costinel è costretto a svolgerlo in condizioni precarie che servono solo a racimolare qualcosa per godersi la tanto attesa estate.
Infatti a tal proposito ripercorreremo l’estate del Mondiale del 2006 che ha portato l’Italia in trionfo, per tutti i giocatori sarà una rivincita dopo che li ha visti soccombere per tutto l’anno nell’inchiesta dello scandalo di Calciopoli e delle famose partite truccate mettendo in serio pericolo lo sport più amato dagli italiani, il calcio che sembrava aver perso in credibilità.
In questo testo vi è la rappresentazione di uno spaccato limpido e trasparente di una società alla deriva, l’autore si avvale di una scrittura incisiva e tagliente per rimarcare nei dettagli una realtà dura e difficile da sopportare dove molto spesso l’essere umano si nasconde.
Una storia sporca fino al midollo, ma incredibilmente veritiera e di grande attualità, Lo Cascio è riuscito soprattutto a tratteggiare in maniera chirurgica tutti i personaggi, facendo trasparire il peggio dalla maggior parte di loro, magari calcando troppo la mano in determinate situazioni, ma forse era l’obbiettivo prefissato e ai lettori non resta che accettare questa scelta stilistica dell’autore che forse era obbligata per rimarcare certi aspetti che danno ancor più forza e vigore alla figura del protagonista, mettendo ancor più in risalto il suo personaggio negativo.