RECENSIONE a cura di Edoardo Todaro.
Nuovo e decisamente interessante appuntamento con Paolo Roversi ed il suo giornalista hacker Enrico Radeschi. Qualcuno avendo seguito ciò che scrive Roversi è stato tratto in inganno dall’apparente abbandono di Radeschi. Apparente perché con “ L’eleganza del killer “ è di nuovo tra noi ed in grande forma. Radeschi, con il sempre presente giallone, cioè la VESPA, è coinvolto, grazie alle sue conoscenze del mondo tecnologicamente avanzato,in una indagine che ha nell’individuazione di un serial killer il perno di questo noir. Un killer di professione adeguato agli attuali tempi: dai conti cifrati alle Cayman è passato alle APP ed alle cripto valute, un killer che sfoggia buon gusto nel vestire e che frequenta ambienti esclusivi; che si muove sicuro studiando, accuratamente, il luogo dove deve agire, cioè colpire. Ovviamente non poteva, con Roversi, mancare Milano, una delle capitali europee dello spaccio, attraverso l’assassinio di Giacomo, Jack, Picasso, re delle notti milanesi, amante della bella vita a cui appartiene un locale di tendenza. Tendenza che vuol dire fiumi di alcool, bamba e l’obbligo di divertirsi, Milano divenuta la succursale del GRANDE FRATELLO con le innumerevoli telecamere. Una Milano che in 4 giorni si ritrova due morti ammazzati,con due vere e proprie esecuzioni, un colpo alla testa nella loro macchina. Oltre a Radeschi troviamo altri personaggi che caratterizzano “ L’eleganza del killer “: a partire dal suo amico fidato, il DANESE, con l’inseparabile Iguana ed il suo vissuto malavitoso che privilegia i pugni alle parole; al vicequestore Loris Sebastiani con il sigaro, strumento d’aiuto alla riflessione; alla mafia russa, l’organizacija, con il boss Vassily ed il “ vodka bar “ che serve da copertura per traffici non consentiti come ad esempio lo spaccio o lo sfruttamento della prostituzione e che tratta la droga come un qualsiasi prodotto commerciale; ai fiumi di vodka che la puoi bere per festeggiare, ma anche se sei nervoso oppure per concentrarsi, o quando il morale è giù….. e quindi sempre, ogni motivo è valido. Radeschi oltre alle, non secondarie conoscenze nel campo della tecnologia, da importanza ad un qualcosa che potrebbe sembrare in disuso: le parole, il loro uso, in quanto aiutano a pensare, a riflettere. Le parole per Radeschi, il sigaro per Sebastiani. Gli interrogativi che Radeschi si pone di fronte agli avvenimenti che si sviluppano uno dietro l’altro e che trovano spazio nelle pagine del suo “ MILANO NERA “, portale esistente nella realtà e curato proprio da Roversi. Dicevamo della droga, ebbene sì, Milano, come del resto tante altre città, subisce la guerra per il controllo dello spaccio e qui ci imbattiamo nella trasformazione della cocaina in un liquido inidentificabile, trasformazione che la mafia russa ha imparato dai narcos sudamericani. Milano che subisce la presenza della mafia russa, ma anche di quella turca e slovena, ed in questo caso, addirittura del controspionaggio russo, FSB. Ed ecco che arriva, come previsto, il terzo omicidio nella figura del vicepresidente di una banca commerciale e che fa aumentare dubbi e domande in Radeschi. Un noir che va al di là della trama, un noir che ci porta a conoscere, forse capire, il mondo dei bitcoin, delle cripto valute, delle piattaforme con cui acquistarle, venderle e depositarle; piattaforme che sono vere e proprie cambia valute virtuali, quanto descritto rivolto al vicequestore Sebastiani, in realtà è una vera e propria lezione per tutti noi, o quanto meno per coloro che sono ostici verso certe novità. Ma su tutto questo c’è un elemento che si eleva sul resto, un elemento, per così dire umano: l’elogio della lentezza, il suo esercizio al dispetto della frenesia imposta dai ritmi della città e della tecnologia che avanza.