Lei era nessuno
Trama Ines è una bella donna di cinquantacinque anni, impiegata, vedova, con due figlie. La sua vita ruota intorno a loro, ma da vent’anni c’è uno spazio che dedica solo a sé, e all’uomo che con lei divide quel tempo sospeso. Avvocato, sposato e padre, non le ha mai promesso nulla, e d’altronde lei nulla chiede: solo quell’ora o due di parole, carezze, sesso appagante. È felice, Ines, ma un giorno il suo paradiso sprofonda. Giuseppe manca a un incontro, non risponde al telefono, e lei non ha altri contatti. Non ha mai pensato che dovesse sapere più di quanto lui stesso le raccontava: solo ora si rende conto di non averlo mai conosciuto a fondo: addirittura il nome che le ha dato è falso così come la professione. E se fosse morto? Se gli fosse accaduto qualcosa di terribile? Nessuno avrebbe potuto avvisarla. Nessuno sapeva di lei. Lei era nessuno, nella vita del suo uomo.
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Recensione a cura di Luciana Fredella

Sin dalle prime battute ci si può illudere di essere entrati in una storia rosa ma… c’è un ma.

Un “ma” lungo quanto tutto il romanzo, che trasformerà la leggerezza delle prime battute in colpi ben assestati  o meglio in vere e proprie stilettate: queste provocheranno reazioni molto forti nel lettore fino a togliergli il respiro. A contrastare tutto ciò, troviamo Andrea Martino e sua moglie Luisa, due personaggi già incontrati nel precedente romanzo dell’autrice, Notte in Bianco, che consentono di prendere fiato poiché rassicuranti e positivi; loro coccoleranno il lettore non solo a livello empatico ma anche a livello sensoriale per gli odori che è possibile percepire quando si entra nella cucina della signora Luisa Martino e che, a mio parere, contribuiscono a creare una certa complicità tra il lettore e i protagonisti.

Ancora una volta il tema del “così è se vi pare”, ovvero dell’ingannevole apparenza che impera nei rapporti tra gli individui, tema molto caro alla Vicidomini, governa  e muove l’intero romanzo provocando un’accelerata nella lettura, non solo per la curiosità di sapere come andrà a finire ma soprattutto per la fluidità con cui le vicende vengono narrate.

Tra le pagine è possibile riconoscere un tributo a un grande scrittore, Sandrone Dazieri, ma rimanderei al lettore il compito di individuarlo.

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