Per prepararmi alla lettura del nuovo romanzo di Antonio Manzini Le ossa parlano edito Sellerio e prendere confidenza con il tema trattato, peraltro di delicatezza estrema, ho dovuto rivedere estratti del processo al Mostro di Foligno, Luigi Chiatti. Aberranti dichiarazioni di una mente perversa che sfugge al controllo e a qualsiasi logica umana.
L’autore romano ci presenta un romanzo forte, crudo, per usare una metafora pugilistica arriva al lettore come un pugno al fegato che ti toglie il fiato e ti piega in due.
Ma non uno come Schiavone che accusa il colpo e come un grande incassatore si rialza in piedi e resiste, anzi fa ancor di più, si nutre di una forza interiore necessaria per scoprire chi ha ucciso Mirko, un bambino di dieci anni che ha trovato davanti il cosiddetto uomo nero.
Questa volta non siamo nelle favole, abbiamo di fronte un romanzo che abbraccia la cronaca nera e che tratta il tema della pedofilia e della pedopornografia.
Cosi anche un romanzo noir supera la fantasia e si trasforma in un film dell’orrore, dove di notte in una città come Ivrea, sembrano andare in giro dei lupi mannari pronti a stare in agguato per colpire inesorabilmente.
Fondamentale sarà il gioco di squadra e Schiavone dovrà chiamarla a raccolta come non mai, chiedendo un grande sforzo a tutti, il lavoro di Fumagalli e ancor di più della Gambino dovrà essere ancor di più incisivo, ma alla fine sarà come sempre provvidenziale, l’intuito dell’ottimo vicequestore a mettere una pietra tombale su un’indagine fin troppo complessa e articolata.
Le ossa parlano è un romanzo noir difficile, e solo la grande tecnica narrativa di un autore eccellente come Manzini, può servire a trattare una storia torbida e oscura, ma soprattutto sporca nella sua fattispecie.
Continua a distinguersi nella caratterizzazione dei personaggi di come interagiscono con il lettore, della capacità di empatizzare con una facilità estrema, arrivando a comunicarci i loro stati d’animo nel bene o nel male, certi subiscono una metamorfosi, altri rimangono tali, rimanendo sempre credibili.
Troveremo un Rocco Schiavone affranto, deluso e malinconico, ed è così che il vicequestore non è un supereroe come Capitan America che Mirko portava con sé, è solo un uomo che tende più a manifestare col passare del tempo una fragilità interiore, ma che è chiamato a rendere giustizia a un innocente strappato alla vita fin troppo presto da un mostro crudele.
Che ne sarà del misterioso e sfuggente ex amico Sebastiano, della sensualità travolgente della giornalista Sandra Buccellato, farà sempre breccia nel cuore di Rocco e come la mettiamo con il grande rientro in squadra di Caterina e infine Italo è sempre più catturato dalla morsa della ludopatia?
Per scoprirlo bisogna lasciarsi travolgere da un’altra imperdibile storia che si snoderà tra Aosta e Ivrea, se siete in viaggio godetevi magari questo brano sarebbe un’ottima colonna sonora:
Atom Hear Mother Pink Floyd https://youtu.be/Fku7hi5kI-c