Recensione a cura di Edoardo Todaro
Con “ Le notti senza sonno “ ci imbattiamo in Gian Andrea Cerone e nel suo esordio nel campo della narrativa, anzi del noir. Anche Cerone ha fatto una scelta particolare: descrivere gli avvenimenti,da lui riportati, nell’atmosfera surreale che ha segnato le giornate dell’evolversi dell’epidemia covid19. Covid19, il nemico invisibile, che diviene, volenti o meno, elemento di attrazione per tutti i canali mass mediatici. Assistiamo ad una vera e propria gara:le notizie, che si susseguono, allarmanti fanno sì che si concretizzi una vera e propria caccia all’accaparramento di esperti, virologi, economisti, medici, psicologi,opinionisti ed analisti. Quest’ultimi che si dilettano nel mettere in campo picchi di contagio,numero di decessi, reali e possibili,ed i politici che vendono, le loro falsità ad un’opinione pubblica che accetta tutto in modo acritico, ed a cui può essere detto di tutto, e non tutto. La quotidianità cambia in modo obbligato: mascherine, indossate per ragioni di servizio più che prevenzione sanitaria; distanziamento ….. ecco le nuove misure con le quali rapportarsi. Ma nonostante non sia un noir sull’epidemia da covid19, abbiamo a che fare con una gara impossibile, una gara contro il tempo, nel trovare il possibile vincitore tra indagini e virus, considerando che se per caso risultasse vincitore il secondo, le prime si bloccherebbero di conseguenza;ed ecco infatti l’unità di Analisi del Crimine Violento di Milano che dovrà fare i conti con un cassonetto dell’immondizia, reo di custodire una mano di donna …. ed altro. Il commissario Mandelli si assumerà, l’onere e l’onore di andare a scoprire i meandri che si celano dietro a questi fatti, mantenendo inalterato il grande amore verso l’inseparabile moglie, Marisa “ Isa”, la sua ancora di salvezza .In parallelo entriamo a conoscere, la citata, ACV e con il Sistema per l’Analisi della Scena del Crimine, con gli informatici specializzati che, ogni minima cosa pongono sotto osservazione perchè ha, sicuramente, un significato importante e da non sottovalutare e l’Istituto di Medicina Legale che attraverso medici legali ecc… ha il compito di scoprire le cause che hanno prodotto morte . Niente viene lasciato al caso, neppure lo studio psicologico dell’omicida presunto tale, come ad esempio sull’attenzione che l’omicida seriale/serial killer ricerca. E poi abbiamo la Milano, la città che ha segnato il noir, da Scerbanenco in poi, la città che da il meglio di sé anche in questo caso, perché se sei di passaggio ne vedi i pregi, ma se ci abiti devi amarne anche i difetti: PRENDERE o LASCIARE, una Milano che in 24 ore si deve misurare con uno squartatore e con un omicidio per rapina, una Milano superproduttiva anche nel crimine, che viene descritta con le sue case alto borghesi, i suoi cortili signorili; ma con le “case di ringhiera” e le “batterie” di superprofessionisti; la Milano dei ricchi che decide il destino di quella dei più poveri, la Milano, che come ogni grande città ha una doppia vita: produttiva e tranquilla il giorno, oscura e spietata la notte, Con la cementificazione assicurata nel momento in cui c’è da riqualificare aree degradate Ho accennato al commissario Mandelli perché non possiamo prescindere dalle domande esistenziali che si pone, riferite al suo lavoro, ma non solo, e che deve districarsi tra virus e serial killer, tra rapine e crisi. Un commissario che non gioca in solitario visto che fa affidamento ad una, cosiddetta, squadra: l’ispettore Casalegno, l’agente scelto Ambrosio, il sovrintendente Buffagni. Cerone ci pone di fronte anche a cosa significa l’essere un “signore “ della sanità;l’avere nelle proprie mani ospedali, cliniche private, centri riabilitativi convenzionati. Sì perchè anche Cerone si addentra, come scritto sopra, nell’indagine psicologica, indagine interessante oltreché impegnativa; avere a che fare con uno psicopatico con grande intelligenza che in realtà non è altro che una bomba ad orologeria. Già, mi stavo dimenticando dell’indagine parallela, dell’omicidio per rapina e del traffico di organi umani che è ciò che è il contesto in cui si dipanano queste pagine. Per ultimo due annotazioni, che non devono essere lette come elementi negativi:1) la descrizione della parlata in fiorentino, mal riuscita, non rende assolutamente; 2) 565 pagine che assemblano troppi ingredienti; ci mancherebbe, ingredienti importanti,come, del resto,usando un gergo culinario,la preparazione ed i tempi di cottura, ma se gli ingredienti sono troppi, questi rischiano di sciupare, e rendere inappetibile un piatto, sostanzialmente ben riuscito, e mi pare che in questo caso il paragone ci stia tutto.