Recensione a cura di Gino Marchitelli
Dopo un bel po’ di tempo esce un nuovo romanzo di Alberto Minnella che introduce una variante nella sua trama noir: l’abbandono – temporaneo? – del protagonista Portanova e l’affacciarsi sulla scena di una serie di nuovi personaggi che si muovono nel mondo scuro della mala società e della malavita siracusana che si nasconde anche dietro il paravento di attività diciamo “normali”.
Troveremo un ispettore di polizia spezzato a metà tra la sua propensione al vizio del gioco, ad una ludopatia che non è solo la passione maledetta di un uomo delle forze dell’ordine ma in qualche modo una sorta di auto calvario punitivo che Cannavò (questo il suo cognome) infligge a se stesso per espiare una qualche sua colpa, e che avremo modo di cogliere e capire sia nel romanzo stesso che, credo, nelle prossime – ci auguriamo – “puntate” letterarie.
Una determinata e testarda avvocatessa che prende a cuore un caso impossibile che vede coinvolto un giovane e timido precario dei tempi d’oggi, Nicola. Nicola rappresenta tutto quello che sta mettendo in difficoltà le nuove generazioni, lavoro precario al quale ci si abitua anche perché non ci sono alternative – e se non ci sono nel profondo Nord immaginiamoci a cosa devono sottostare i ragazzi meridionali… – precarietà nelle comprensione dell’amore, indecisione di fronte al pericolo e al rischio di essere accusato di un delitto… troviamo in Nicola l’universo galleggiante dei giovani costretti al sacrificio obbligato da una società che spreme il mondo del lavoro fino a non lasciar uscir fuori più nemmeno una goccia di umanità, e verso i giovani ancora più tirannico.
Ma Nicola rappresenta anche quel tentativo, per quanto abbozzato, della ricerca di una solidarietà e un po’ di amicizia con i suoi coinquilini (un maschio e una femmina) che è poi l’emblema di quello che vorrebbero i giovani di questo strano periodo storico: ritrovare la strada maestra per valori che non li massacrino socialmente e lascino loro la speranza di poter avere una vita e un mondo migliore. Nicola è pieno di contraddizioni e di paure, ma lo sono anche i suoi amici. Lui un po’ trova rifugio in una vecchia e importante libreria che giocherà poi un ruolo molto interessante all’interno della narrazione.
L’avvocatessa che prende in carico con empatia il caso dell’ormai quasi “condannato” Nicola dalla morale fascista della polizia ha anche lei i suoi scheletri nell’armadio, così come altri personaggi che hanno un’immagine pubblica ma dietro mostrano un’altra personalità che si nasconde nei riflessi dello specchio dell’esistenza.
La narrazione è ben disegnata, i dialoghi fanno da sfondo perfetto alla trama, gli atteggiamenti dei vari personaggi che si muovono sulla scena son molto ben delineati, ma di questo non c’era da aver dubbio date le ottime capacità di scrittura di Minnella, e infine c’è anche un cane – animale molto caro allo scrittore – che ha il suo bel “essere” di senso nel libro.
Nicola ha anche un pregio che viene fuori pagina dopo pagina, ed è quello della ribellione giovanile che pur se soffocata dalla paura alla lunga ha la meglio e lo porta a trovare la forza di rivendicare la sua innocenza anche sfidando il sistema. In sostanza questo è un romanzo dalle tinte fosche, di denuncia sociale generale dell’ipocrisia borghese e perbenista siracusana, di condanna delle virulenze fasciste mai sopite nella polizia, anche se un po’ di umanità alla fine Minnella la lascia emergere nell’ispettore Cannavò, ma soprattutto un romanzo di formazione e denuncia attraverso la figura di Nicola per far capire cosa cova sotto la cenere di una generazione di 30-40 enni soffocati dal sistema, obbligati a chinare il capo per raggranellare un tozzo di pane per vivere, ma che – come è giusto che sia tra i giovani – trova anche la forza di ribellarsi all’ordine e alla cultura perbenista della condanna dei giovani a priori e che nel riscatto troverà anche l’amore… non solo per una donna ma anche per un piccolo e peloso quattro zampe.
Personalmente mi aspetto di vedere tanti ragazzi e tante ragazze alzare finalmente la testa e sfidare l’ordine precostituito che spiattella per loro solo una lunga esistenza di sacrificio e ricatto sociale…
Consigliato. Da leggere.