Trama
In una gelida mattina d’inverno, nel retro dell’Acapulco’s, uno dei peggiori bar di Torino, viene ritrovato un morto ammazzato. Chi è? Ma soprattutto, chi l’ha fatto fuori, e perché? Massimo, giovane laureato in Lettere che per sbarcare il lunario prepara panini e scongela brioches precotte, non sa nulla di quel cadavere con la faccia spappolata, così come sembra non saperne niente neppure Gervaso detto Gerry, il figlio del padrone del bar, un ragazzotto non proprio sveglio, più interessato a conquistare la bella Sabrina che a fare fatica dietro al bancone… A dirigere le indagini con la sua squadra c’è il commissario Gianmarco Martinetto, un poliziotto dal carattere ruvido e apparentemente scostante come la sua città, che deve rimboccarsi le maniche per risolvere questo intricato caso in cui le piste investigative si confondono e si sovrappongono. Dietro l’omicidio c’è forse la mano di una misteriosa mafia veneta che ha il controllo della periferia torinese? Oppure è uno spietato regolamento di conti per una faccenda di droga, o prostituzione? E chi è veramente Gilda, femme fatale che fa perdere la testa a Massimo, bravo ragazzo più a suo agio con le versioni di latino che con i sentimenti?
Legge Roberto Roganti
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Recensione a cura di Adriana Rezzonico
…frigo, congelatore, lavastoviglie, contenitore di posate, maionese polacca, prosciutto cotto congelato e un cadavere. Maledizione, scongelo croissant al bar Acapulco’s in Corso Vercelli a Torino e ho il “privilegio” di trovare un cadavere. Non basta avere una paga disumana e lavorare in nero. Ora il bar ha i sigilli e io mi ritrovo a dover racimolare faticosamente qualche soldo tra mille peripezie.
Mi chiamo Massimo Brusasco, sono laureato e parte integrante di una Torino che ha ormai perso il lusso sabaudo, diventando in breve tempo una enclave multietnica e con un tessuto sociale disagiato.
L’autrice Margherita Oggero, che leggo per la prima volta, mi immerge quasi subito in un susseguirsi di dialoghi e in una sequenza ironica spesso condita con verve e dialetti più disparati. Sceglie di ambientarla in una “periferia non ancora rammendata” dalla politica, come cita lei stessa.
In effetti è l’hinterland che si impone con i suoi difetti, con i netti contrasti e i pochi pregi. Porta Palazzo ospita i numerosi personaggi che come ogni funambolo cerca di mantenere un equilibrio. Lo stesso Commissario Gianmarco Martinetto, chiamato per risolvere il caso, fatica a districarsi tra una ex moglie e l’evoluzione della sua città. La sua indole non lo include di certo tra i più simpatici. Piuttosto, come ama definirsi, ha un umorismo sotterraneo. La trama scorre piacevolmente e i personaggi vagano tra le pagine con brio, sembra di partecipare ad una partita di pallone per strada.
Gli indizi rimbalzano sui vari protagonisti proprio come in un torneo dove ognuno cerca di sfiancare l’avversario. Ma tra muri imbrattati, crepe nei marciapiedi, vie dai nomi improbabili (Via delle Pervinche), le indagini proseguono nonostante l’arrivo di Gilda che si insinua frettolosamente nella vita di Massimo. Chi sono il realtà Ferdinando Strazzari e “Il Faina”?
Un giallo dai risvolti ironici ma che focalizza l’attenzione sulla comunità veneta e scatta fotografie nitide della nostra attuale società. Una trama tutta da gustare proprio come le bignole.
“La realtà non si lascia imbrigliare dalle aspettative”, la vita è un cicles!
Dettagli
- Genere: Giallo
- Copertina flessibile: 245 pagine
- Editore: Mondadori (23 ottobre 2018)
- Collana: Narrative
- Lingua: Italiano
- ISBN-10: 8804702192
- ISBN-13: 978-8804702191