La villa di famiglia
Mia e Ben, due giovani australiani, hanno deciso di realizzare il loro sogno: hanno venduto la villetta di Sydney per acquistare un’antica casa con un’incantevole facciata gialla nel pittoresco paese di Cordes-sur-Ciel, nel sudovest della Francia. Dopo poco tempo dal loro arrivo fanno amicizia con i vicini, Dominic e Susannah, due sessantenni inglesi che li accolgono con calore. I loro modi raffinati affascinano da subito Ben e Mia, che non immaginano che i nuovi amici, nonostante la generosa ospitalità, nascondano qualcosa. Gradualmente, però, alcuni segreti della coppia cominciano ad affiorare, rivelando dettagli di uno scandalo che Dominic e Susannah speravano di essersi lasciati alle spalle, a Londra. Mia e Ben sono confusi: hanno forse sbagliato a fidarsi del proprio istinto? Riusciranno a trovare l’atmosfera idilliaca che avevano sognato per la loro avventura francese e a vivere finalmente la vita che desiderano?
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Recensione a cura di Manuela Fontenova

Mi piace alternare le mie letture, passare da un genere all’altro, distrarmi con una bella storia romantica dopo aver seguito un ispettore nei vicoli tortuosi di un’indagine raccapricciante: questo mi aiuta ad apprezzare ogni nuovo libro che incontro sulla mia strada. Ecco che mi sono ritrovata con un titolo di narrativa della Newton Compton: le copertine sono sempre molto invitanti, immagini suggestive che invitano il lettore a staccare la spina per un po’. Villa di famiglia, ne è l’esempio lampante.

Mia e Ben sono due giovani australiani che, alla ricerca di una seconda chance, si trasferiscono nel sud della Francia, in un piccolo paese pittoresco, dove i paesaggi sembrano dare l’illusione di una vita amena e priva di preoccupazioni. A coronare il tutto, l’acquisto della casa dei sogni, una grande villa gialla, che racchiude e custodisce segreti e ricordi di una vita ricca di amore e dolore. La partenza non è delle più semplici, c’è anche lo scoglio della lingua; se Mia è ben ferrata con il francese, il marito arranca nelle conversazioni, e l’idea di un interlocutore inglese sembra quasi un miraggio. Fortuna vuole che i nuovi arrivati abbiano dei vicini inglesi, gli Harrington, una coppia di sessantenni molto eccentrici. Ho detto fortuna, ma forse sarebbe stato meglio dire sfortuna: cosa verrà fuori da questa bizzarra e quasi forzata amicizia?

La narrazione procede molto a rilento, a volte sembra proprio che fatichi ad arrivare al punto, non si capisce mai veramente quale aspetto, tra quelli trattati, sia il predominante o comunque il cardine attorno al quale la vicenda si sviluppa. Interessante è però la costruzione della trama attraverso la presentazione di due coppie che sono agli antipodi: completamente differenti per età, estrazione sociale, e capacità di relazionarsi. Capita che proprio i discorsi che i partner fanno tra di loro aiutino il lettore ad approfondire la conoscenza degli altri. Mia e Ben sono giovani, hanno una vita davanti e la speranza di un miglioramento è a portata di mano, ma Susannah e Dominic hanno passato da tempo l’età della speranza nel futuro. Ci sono anche altri personaggi secondari nella storia, che sono perfettamente funzionali ai protagonisti: con i loro racconti o legami, ci offrono quei tasselli che mancano per inquadrarli al meglio.

Come dicevo sopra però è un po’ lento, e temo che questa lentezza, sia dovuta principalmente ad un problema di traduzione: lungi da me calarmi nella parte della maestra, ho trovato davvero difficile la lettura proprio a causa della sintassi, e soprattutto delle scelte verbali. Sarebbe interessante leggere il libro in lingua originale per capire se ci troviamo di fronte ad una scelta stilistica, o ad una traduzione forse poco curata.

Mi è davvero difficile pensare ad una valutazione oggettiva sulla qualità dello scritto, sulla trama e i personaggi ad esempio, senza essere soggettivamente influenzata da questo fastidio provato nella lettura, sono due aspetti quasi inscindibili per me. Mi piacciono le letture meno impegnate, si vive anche di leggerezza, di evasione e di sogni ad occhi aperti, ma qui non sono riuscita a godermi l’esperienza promessa.

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