La via del lupo
Tra Americo – il figlio della maestra, che tutti prendono in giro perché è nevùsu, pieno di lentiggini – e Elvo, il nuovo arrivato che sembra molto più grande della sua età, magnetico e irrequieto, il destino ha scritto che nasca una grande amicizia. Sulle pendici boscose dei monti della Calabria, dove vivono, i due trascorrono insieme giornate avventurose, eleggendo un casotto abbandonato a rifugio dove costruire strumenti di battaglia, accendere fuochi e aprire piste segrete come la via del lupo. Fino a che un giorno, quasi a coronare un sogno inespresso, la madre di Americo e il padre di Elvo, entrambi vedovi, annunciano loro l’intenzione di sposarsi. Ma Americo non fa in tempo a gioirne che l’improvvisa scomparsa di Elvo spezza irreparabilmente quella famiglia appena nata. Vent’anni dopo Americo è emigrato al Nord, sbarca il lunario scrivendo gialli e la sua vita sembra girare a vuoto come i ricordi ormai privi di ordine della sua unica amica, l’anziana Agostina, la cui mente sta svanendo pian piano. Ma il passato ritorna prepotente: ha le sembianze di una giovane ragazza che sa sorridere con gli occhi e di un uomo identico a Elvo… Forse per ciascuno di noi viene il momento in cui la luce può essere raggiunta solo percorrendo un sentiero nascosto nel cuore dell’infanzia, la nostra personale “via del lupo”. Così, la narrativa di Fausto Vitaliano ha sempre al centro l’immedicabile nostalgia per un incanto perduto, e al tempo stesso la caparbia volontà di restituirne al presente almeno una scheggia. Alternando la commedia borghese agli scenari di una Calabria riarsa e feroce, La via del lupo è un giallo psicologico che ci ricorda come il buio più grande sia sempre nascosto nel cuore nero delle famiglie e un romanzo sull’amore che, nonostante tutto, può salvarci.
Il passato o lo ingoi o lo sputi. Masticarlo non serve a niente.

Non sapevo cosa aspettarmi da questo libro. L’ho letto sulla fiducia, i precedenti, una trilogia con protagonista Gori Misticò mi avevano convinta e intristita non poco. Quindi, senza leggere la trama, ho aperto il libro e mi sono tuffata nella lettura.
Fausto Vitaliano ha grande dimestichezza con gli intrecci, con storie mai banali. In questo libro la voce narrante appartiene a uno scrittore di thriller, che usa uno pseudonimo perché il cognome che porta gli è stato imposto e non l’ha mai sentito come proprio. La scrittura varia dalle note tragiche a quelle sarcastiche, qui e lì una spruzzata di dialetto per rendere più vivo il racconto. Amerìco, il protagonista, vive a Milano, lontano dalla sua Calabria che è il luogo nel quale si sono svolti i fatti che danno vita alla storia. Figlio di una maestra nubile, sempre solo perché i compagni di classe non lo calcolano, conosce un altro come lui, Elvo. L’amicizia tra i due è forte, come può essere da ragazzini, si capiscono. Quando la madre di Amerìco e il padre di Elvo si sposano, le cose precipitano dando il via a una storia che segnerà la vita di tutti i protagonisti.
Durante una presentazione, Amerìco, crede di riconoscere il suo amico Elvo, ma sono passati tanti, forse troppi anni, e l’uomo non lo aiuta, anzi la breve conversazione che hanno, gli lascia molti dubbi. Inizia per Amerìco un periodo durante il quale prova a ricordare i fatti accaduti, a ragionarci su, è faticoso ma necessario per fare pace con il suo passato e per chiarire le zone d’ombra.
A fare da sfondo alla vicenda c’è l’amicizia con Agostina, anziana vedova che gli affitta un appartamento anche se lui è meridionale. Fra i due nasce una strana amicizia e Amerìco si trova a fare i conti con la demenza di Agostina, protettivo e presente molto più dei figli di lei.
C’è poi la storia d’amore con Siobhan, una donna scozzese che rileva la trattoria dove Amerìco va a mangiare da sempre, che lo rende felice e gli regala una normalità che non credeva di meritare.
Per venire a capo del mistero che ha fortemente indirizzato la sua vita, Amerìco farà un viaggio nel suo passato, parlerà con i protagonisti, si caccerà nei guai, deciso a trovare la verità.

Un libro che consiglio. Da sorseggiare come un cocktail ben riuscito: un po’ romanzo di formazione, un po’ noir, una spruzzata di vita reale, q.b. di sentimenti. Il tutto condito da una scrittura mai banale. Avrete servito un romanzo da leggere per le tematiche che affronta che vanno oltre la trama.

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