Marco Scarlatti fa immergere il lettore in una cupa atmosfera di mistero sin dall’inizio, quando il protagonista Matteo incontra un’indovina che farà una terribile predizione.
Già dalle prime pagine il lettore sa, quindi, che accadrà qualcosa di ineluttabile, e che Matteo ha poche possibilità di cambiare il destino che è stato segnato dai tarocchi.
La Toscana, il bosco, la vegetazione rigogliosa che nasconde segreti e persone inaspettate, è protagonista tanto quanto Matteo e i suoi amici. Li avvolge, li protegge e allo stesso tempo li ostacola nella ricerca di una normalità che nel casale del nonno, sembra essersi perduta.
L’amicizia e la forza dei ricordi si sentono tra le pagine, e hanno le vesti e il sapore della nostalgia, un senso di appartenenza al passato e a quei valori che crescendo si sono perduti: la salvezza dei suoi amici simboleggia il voler preservare un tempo puro, scanzonato, di gioventù goduta e poi svanita con l’inevitabile arrivo dell’età adulta. Quella stessa giovinezza che è incarnata negli altri personaggi, antagonisti e protagonisti insieme a Matteo e il suo gruppetto: i ragazzi della comunità di Lagado. Chi sono? E cosa ci fanno nel casale del nonno di Matteo? La loro giovane età e la leggerezza dei loro modi e delle loro risposte alle tante domande, sono lo specchio di ciò che Matteo e i suoi amici erano un tempo, e i battibecchi tra i due gruppi di amici sono magistralmente trattati con l’utilizzo di dialoghi ironici, incalzanti e provocatori.
Tutt’intorno alla trama ci sono le parole. Parole che l’autore sa amalgamare in una prosa avvolgente e poetica, immersiva non solo nei luoghi che appaiono pennellati a colori vividi nella mente di chi legge, ma anche dei sentimenti, veri, autentici e allo stesso tempo onirici.