Genere:
LA SVEDESE – GIANCARLO DE CATALDO
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TRAMA

Roma non ha più un padrone, ognuno può prenderne un pezzo. Lei lo ha fatto. Era una ragazza di borgata come tante, con sogni nemmeno troppo grandi. Poi ha afferrato un’occasione, ed è diventata la Svedese. Sharon, detta Sharo, poco più di vent’anni, bionda, alta, magra, la faccia sempre imbronciata; non una bellezza classica, eppure attira gli uomini come il miele le mosche. Vive in periferia con la madre invalida e ha bruciato un bel po’ di lavoretti precari sempre per la stessa ragione: le mani lunghe dei capi. Poi una misteriosa consegna portata a termine per conto del fidanzato, un piccolo balordo, cambia la sua esistenza. Con la protezione di un annoiato aristocratico, Sharo inizia la sua irresistibile ascesa criminale. Ma la mala che conta, quella che controlla il mercato della droga, si accorge di lei e comincia a tenerla d’occhio, a guardarla con rispetto, con timore, con odio. Lì, in quell’ambiente, nella zona oscura della città, nessuno la chiama più con il suo nome. Per tutti è la Svedese.

RECENSIONE  a cura di Edoardo Todaro

Un nuovo capitolo nel controllo del territorio, un territorio di primo piano …. Roma. Roma in cui vige la regola del non pestarsi i piedi e tutti fanno un po’ come gli pare, dove non è necessario rapportarsi alla cosiddetta  geopolitica malavitosa della capitale. E chi meglio di un De Cataldo di turno, con 233 pagine? “ La svedese “ può essere considerato il seguito di tante cose che, in precedenza sono state scritte da De Cataldo. Un seguito non direttamente consequenziale nello svilupparsi degli avvenimenti, ma di sicuro nel contesto in cui nasce e si sviluppa. L’inizio coglie subito l’attenzione del lettore: Rebibbia, la cosca jonica e le regole della famiglia, le nuove musiche con il trapper che va per la maggiore. Il tutto si evolve subito verso la realtà contrassegnata dall’andare in circolazione con i monopattini; le consegne effettuate dai riders; cantieri in costruzione per il prossimo/futuro polo informatico/elettronico. Un territorio che è contraddistinto dal barcamenarsi nel sopravvivere quotidiano, vite segnate dal Reddito di cittadinanza; se non da un lavoro in nero o dall’accompagnamento dovuto per la madre in difficoltà. La periferia, le Torri, lontana dalla città “ vera “, con il bar che ha una doppia esistenza. luogo di incontro illegale e la facciata pulita, una periferia  che nella vita non ha dato niente e che la pandemia non fa che aumentarne le difficoltà rendendo la vita sempre più paradossale;con una casa dignitosa da dare al popolo; con i murales dedicati alle gesta illegali e che indispongono l’autorità costituita e le regole del convivere;Non è un caso se la Svedese, Sharo,ha un desiderio: lasciare la periferia, lasciare le TORRI. E’ proprio da qui che si sviluppa, e prende vita, la storia della SVEDESE,Sharo,con l’attrazione e desiderio per i soldi facili, per la droga, in tutti i suoi aspetti, da quella “ dello stupro “; alla “ Mafalda “ MDMA; la cotta e la cruda = la cocaina raffinata e la pasta base. Periferia che non è solo droga e dipendenza da essa, ma imprenditoria immobiliare; immigrazione dal Kossovo con il nuovo boss che proviene da quelle file; i riti della malavita;che ha come principio di riferimento l’orgoglio ed i propositi di grandezza. Leggere questo noir è studiare le leggi della strada, leggere le leggi della guerra applicate alla guerra tra gang; leggere L’ARTE DELLA GUERRA, Sun Tzu, testo fondamentale per affrontare le dinamiche dei conflitti:  c’è discordia nel campo nemico? approfittane;il potere non può fare a meno della sopraffazione  perché quanto è descritto non è che la guerra per Roma,dal controllo della periferia a quello del centro della città;  una corsa all’infinito,cani sciolti senza regole che volano alto e così perdono dettagli non secondari. E vai alla prossima descrizione dell’oggi

DETTAGLI

PAGINE 233

GENERE noir

EDITORE Einaudi

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