A Madrid si ammazza poco? Ecco l’ispettrice Elena Blanco che smentisce l’affermazione iniziale, o quanto meno ci introduce in inquietanti avvenimenti, inquietanti indagini che, a distanza di anni si ripresentano. Elena Blanco, ispettrice che si fida solo di se stessa, amante della grappa, di mattina, e perché no, di uno spinello,con le notti dedicate al divertimento, cantando Mina e canzoni italiane nei karaoke, capo della Brigada de Analisis de Casos cioè di quella brigata con indagini che non stanno andando come dovrebbero, che non hanno un commissariato proprio ma un annesso della polizia riconosciuta, che usano un metodo collettivo; fare riunioni per analizzare per il meglio, ciò che è successo. Elena che si vive la propria sessualità tranquillamente. Quanto accade, descritto e letto, è consigliato a stomaci forti: la morte per Miasi ( insetti che si nutrono di tessuti vivi). Modalità d’agire e donne coinvolte? Il tutto sviluppa le indagini, con Elena, alla guida di un’auto russa dell’epoca soviet,dei tempi del muro di Berlino; che si pone domande che non possono avere risposte, a cui piace discutere e ragionare su qualunque cosa. Elena: che ama la grappa e che allo stesso tempo capisce le persone in base a quello che bevono; prende appunti ma soprattutto deve avere a che fare con un capo che per prima cosa tiene in considerazione il punto di vista dell’opinione pubblica, oppure seguire il “ meglio avere un assassino a piede libero che un innocente in carcere “, che non è solo e soltanto una poliziotta, ma soprattutto una donna che non può farsi vincere dalla tristezza e deve restare lucida; che tiene in considerazione quanto ha imparato, e cioè che: quando c’è una morte violenta bisogna sempre indagare a partire dalla cerchia familiare; Elena con qualcosa di misterioso dentro di sè. Sullo sfondo di tutto questo quartieri di Madrid, tra i più popolati, con classe operaia ed immigrati,e quelli creati per le nuove classi benestanti. Un noir che ci porta a conoscere l’educazione gitana, un’educazione che viaggia in bilico tra difesa ed imposizione, anche se il modus operandi degli omicidi non hanno nulla che fare con la cultura gitana. Un noir, come spesso accaduto in altri, in cui viene cercato, ed individuato, un capro espiatorio. Con Mola abbiamo a che fare anche con l’aspetto mistico/religioso e con bande che trafficano con video che riprendono torture decisamente forti. Un’ultima cosa: Carmen Molla è uno e trino … quindi,visto quanto letto, aspettiamo ben volentieri il prossimo.
Noir
Recensione a cura di Massimo Ghigi Il romanzo “L’onore e il silenzio” di Gianni Mattencini è un noir d’altri tempi sia nello stile di scrittura