James Patterson è uno degli autori di thriller più famosi al mondo. Poiché è indiscutibilmente il più prolifico ha venduto e guadagnato più di tutti gli altri. La sua formula stilistica si può riassumere in: scorrevolezza, ritmo e capitoli brevi.
In una lontana intervista Patterson spiegò che la vocazione a scrivere gli era venuta frequentando i treni della metropolitana. Lì aveva notato quanta gente passava il tempo, breve, tra la stazione di partenza e quella di arrivo leggendo un libro durante il traballamento della corsa. Così aveva pensato di rivolgersi a questa categoria di lettori con una scrittura che permettesse loro di appassionarsi a una storia, arrivando a un punto fermo senza dover interrompere la lettura per l’urgenza di scendere.
Andava da sé che il genere prescelto, per mantenere vivo quell’interesse così continuamente disturbato, doveva essere il thriller. Centro perfetto.
Tra i numerosi cicli cui Patterson ha dato vita, il più conosciuto dei quali è dedicato al detective Alex Cross, occupa invece un posto particolare quello delle “donne del club omicidi”, cui appartiene il recente “La seduzione del male”.
Da un po’ di anni, per ragioni non del tutto chiare e probabilmente per avere un aiuto nel serrato ritmo delle nuove uscite, Patterson scrive in coppia con altri scrittori, anche se le storie rimangono sue sia nel contenuto che nello stile.
La serie delle “donne del club omicidi” iniziata con quattro romanzi, parto del solo Patterson, è poi proseguita con altri sedici titoli scritti a quattro mani con la meno nota autrice poliziesca Maxine Paetro.
Protagonista principale è Lindsay Boxer, detective donna della Polizia di San Francisco.
Si tratta, se così si può dire, della “quota rosa” nella produzione pattersoniana. Infatti alla Boxer si affiancano nelle indagini criminali quattro amiche impegnate a titolo diverso: magistrato, medico legale, avvocato e giornalista di nera.
La formula è riuscita soprattutto poiché il racconto fornisce l’occasione per narrare le vicissitudini personali di queste cinque “donne in carriera”, toste e professionali ma pur sempre donne con tutto il bagaglio di sensibilità, debolezze (poche invero perché il genere femminile ha una grande forza intrinseca) e traversie sentimentali e famigliari.
Un bel quadro della condizione femminile, per fortuna lavorativamente e socialmente evoluta nell’America dei nostri giorni.
Non fa eccezione “La seduzione del male” in cui la Boxer è alle prese, tra folli attentati e crudeli omicidi, con ben due pericolosi e soprattutto astuti serial killer, uno dei quali si prende addirittura gioco di lei confessandole un crimine e poi ritrattando con la giustificazione insidiosa che la Boxer avrebbe equivocato le sue parole e persino, forse, voluto incastrarlo.
Come accade assai spesso nella narrativa di Patterson, la storia privilegia la fluidità della narrazione e la ricerca sistematica del colpo di scena, a parziale discapito della coerenza e plausibilità del plot.
Ma il romanzo è assolutamente consigliabile per la piacevole leggibilità, un meritorio marchio di fabbrica dello scrittore americano e la simpatia che ispirano le “donne del club omicidi”.