La sedia del custode
A Casablanca, città in cui si mescolano valori moderni e tradizionali, un serial killer firma i suoi delitti con citazioni del Corano, convinto di essere il designato da Dio per epurare la città dai suoi miscredenti. L’uomo, originario del profondo Sud del Marocco, è sicuro infatti di detenere tutta la verità ed è divorato da un odio profondo per coloro che per il loro comportamento considera empi: li scruta di continuo dalla sua sedia di custode di un condominio, trasformata in un punto di osservazione e di controllo del quartiere di lusso dove lavora. L’inchiesta sull’insospettabile serial killer è condotta da un commissario un po’ depresso, che ama bere: questi, durante le indagini, conosce Rita, una giornalista curiosa ed emancipata che vive sospesa fra due culture, quella occidentale e quella musulmana. L’anonimo pluriomicida continuerà le sue gesta? E Rita non sarà forse un obiettivo ideale per il solitario psicopatico?
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Edizioni “Le Assassine” con la Collana Oltreconfine mi conduce in Marocco. Casablanca, metropoli moderna, in preda al suo delirio, arrogante, cresciuta celermente ospita questo nuovo thriller esotico.

Il quartiere Racine, dove il lusso ha soppiantato le tende berbere, si mostra con i suoi palazzi moderni e le sue famiglie facoltose. L’autrice Bahaa Trabelsi descrive la fiaba: le terrazze dei caffè, l’incenso che sprigiona il suo aroma in ogni anfratto, le spezie e i souk suggestivi, le donne in djellaba rifinite con preziosi ricami. È l’ingresso in un mondo sconosciuto, i due volti di questa città dalla doppia anima che esibiscono il netto contrasto di questo Paese scisso tra Europa e Africa.

In uno di questi palazzi signorili lavora il custode che dalla sua postazione, la sua sedia, scorge il mondo e lo analizza. È un luogo strategico utile per visualizzare l’intero quartiere con le sue luci e ombre. L’opulenza dei centri commerciali e i valori conquistati a fatica per far rifiorire il Paese, sono ormai un lontano ricordo. La nazione sta regredendo rapidamente, l’eguaglianza e i principi morali sono messi in discussione, le donne tornano al centro del mirino e la religione diventa la leva per nuove guerre intestine. L’assassino si erige come “sentinella della luce” e sparge il terrore nel quartiere. Vuole fermare lo scempio secondo i suoi dettami poiché i limiti sono stati ampiamente superati. Si premura di lasciare un verso del Corano accanto alle vittime. Rita è la giornalista che segue l’evolversi del caso. Una donna forte, emancipata che spesso si scontra con l’anziana madre. La macabra sequenza fa brancolare la polizia. L’assassino riflette: “Allah mi sussurra nell’orecchio e io procedo”.

Una trama potente che porta il Wahabismo alla ribalta, che esalta un problema radicato nonostante tutto e che denuncia una società ben lontana dall’equilibrio auspicato. Anche Rita, seppur determinata, sconterà la sua condizione di musulmana “equilibrata”.

“Così a lungo la vostra morale era sospesa sopra la mia testa che respiravo come qualcuno che sta per soffocare” cita Nietzsche

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